Capitolo 28

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- Tu. - Mormora June tra i denti, fulminando con lo sguardo mia zia che è rimasta sulla soglia.

- Silenzio. Stavo parlando io. - La interrompe quest'ultima sempre con tono calmo, alzando un dito per farle segno di stare zitta. Mi giro a guardare Imogen, le cui labbra si riducono a una linea sottile. Nonostante cerchi di aprir bocca, non ci riesce. È costretta a limitarsi a mugolii furiosi mentre tenta di dividere le labbra, muovendole, ma senza successo. Espira rumorosamente e stringe i pugni, abbastanza irritata, mentre guardo del tutto scioccata Tess Perry: ho cercato in tutti i modi di rifiutare l'idea che fosse una strega, ma ora, vedendola usare la magia, posso solo dar ragione a June. Adesso davvero è chiaro perché non voleva che scoprissi la verità: lei conosce troppo bene tutto questo, sa da tempo cosa significhi avere questo genere di vita. Ora che ci penso, è probabile che mia madre abbia sempre voluto tenermi lontana da lei perché sapeva che è una strega. È l'unica spiegazione plausibile, irrazionale forse, ma comunque la sola che riesco a prendere in considerazione in questo momento. Affermando questo, però, dovrei anche ammettere che mia madre sappia tutto, e so perfettamente che le cose non stanno così. Sono sicura che la mia testa potrebbe scoppiare in qualsiasi istante. Se non avessi imparato almeno un po' a tenere a bada le emozioni forti, adesso starei urlando. Non riesco ancora a crederci, nonostante ne abbia avuto la conferma di persona. - Sto comodamente seduta sul mio divano a guardare la mia puntata di Grey's Anatomy quando suonano alla porta e un giovanotto con uno strano cappello in testa mi dice che mia nipote è in pericolo a casa tua, Imogen. Mi vuoi gentilmente spiegare cosa succede, per favore? - Chiede mentre incrocia le braccia al petto, senza distogliere lo sguardo dall'altra strega. L'unico che indossa sempre un cappello, e che poteva sapere di questa storia, è Luke, ma non capisco perché avrebbe dovuto chiamare mia zia di sua spontanea volontà e, soprattutto, come possa conoscerla. Zia Tess la guarda, aspettando una risposta, mentre Harry rimane dietro di lei per assicurarsi che nessuno entri. - Oh, già. Scusami. - Schiocca le dita per permetterle di parlare di nuovo quando si rende conto che June non può farlo.

- Ti prego, Tess. Nessuno ha toccato la tua nipotina. Non fare tante storie. - Sbuffa l'altra, abbastanza annoiata al pensiero di una futura ramanzina.

- Disse colei che ha trasformato il suo ex marito in un albero. - Le risponde a tono l'altra, senza alzare la voce o perdere le staffe. È fin troppo calma, come se fosse un semplice incontro tra due vecchie amiche, e questo sta irritando parecchio June. Sposto lo sguardo su Harry, che segue entusiasta la conversazione tra le due. Sono più che sicura che brami il momento in cui entrambe arriveranno a usare le mani, o i poteri. Forse si divertirebbe di più con quest'ultima opzione; chi trasforma in scarafaggio una, chi fa trucchetti sull'altra. Mi godrei la lotta anch'io, se mia zia non fosse coinvolta in questa futura, probabile, rissa. Le donne si scambiano un'occhiata torva. Solo dopo zia nota le mie manette e, con un solo sguardo, le fa sparire in una piccola nuvola verde. Mi massaggio entrambi i polsi per alleviare il rossore dei segni che quelle hanno provocato mentre Harry si avvicina a me e mi aiuta ad alzarmi.

- Tu non sei nella situazione di proferire sull'argomento, dato che sei la causa della sua metamorfosi in pianta. -

- Il vero problema è che tu non hai mai accettato che voi due foste troppo diversi. Hai duecentotrentaquattro anni, ritengo che sia ora di comportarsi da adulti, non credi? - Apre il palmo della mano verso June, che viene bloccata al muro. Cerca di allontanarsi, ma viene respinta indietro, e questo la fa sospirare in maniera spazientita. - Poteva anche soprassedere sul fatto che tu fossi una strega, ma non poteva davvero far finta di niente riguardo a ciò che sei in realtà. -

- Stai zitta! - Sbraita June, liberandosi definitivamente da quella magia che la teneva inerme al muro. Protrae le mani verticalmente in avanti, come se le avesse poggiate su un muro invisibile, dopodiché chiude gli occhi e comincia a sermonare. - Venite, spirituum immundorum. Ambula coram me, et faciat pacem. - Non comprendo cosa stia dicendo, non conosco la lingua, ma sembra un'evocazione dal tono profondo e autorevole che sta usando. Ha un'espressione dura e decisa in volto, e non ci vuole un genio per capire che questo non porterà nulla di buono.

Sharon: La Maledizione Dell'AlberoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora