- Non possiamo bere. Non abbiamo ventun anni. - Lo guardo, o almeno ci provo. Siamo a pochi centimetri di distanza l'un dall'altro eppure faccio fatica ad osservarlo in volto con questo buio. Mi chiedo come sia possibile che non ci siamo ancora persi dato che la maggior parte delle volte che siamo qui è tutto scuro e gli alberi sembrano tutti gli stessi.

- Io li ho, in realtà. - Ammette mentre usciamo dal bosco e ci dirigiamo verso la sua macchina. Lo guardo stranita, forse un po' sorpresa per la sua confessione. Sembra grande, è vero, ma non gli avrei mai dato ventun anni, al massimo diciannove, sebbene i suoi lineamenti siano decisamente più marcati.

- Non sembra, cioè... - Mi zittisco, non volendo dire la cosa sbagliata. Alza un sopracciglio poiché mi sono auto-interrotta, aspettandosi una domanda forse, ma gli sorrido e scuoto la testa. - Niente. - Lui scrolla le spalle e apre la portiera, poi caccia due bottiglie di birra. Le tiene entrambe con una sola mano e con l'altra le stappa mentre chiude la portiera con una gamba, poi me ne passa una. Lo osservo, ammirata: immaginavo già le sue mani sanguinanti, invece ci sono solo i segni dei tappi. Mette questi ultimi nelle tasche per evitare di buttarli a terra e mi guarda dopo aver notato il modo dubbioso in cui fisso la bottiglia.

- Se vai in galera ti faccio evadere io, tranquilla. - Ammicca divertito mentre si va a sedere sul cofano, successivamente dà un sorso alla bibita e si lecca le labbra. Mi siedo accanto a lui e osservo ancora la birra, sentendo le mani raffreddarsi lievemente al contatto con il vetro fresco. Sospiro e butto giù una minuscola quantità, facendo una piccola smorfia al sapore. Non ne ho mai bevuto una in vita mia. Tutti affermano che sia buona, ma sinceramente non è così fantastica. Nonostante ciò, bevo di nuovo, come sentendone il bisogno. In effetti ho la gola secca a causa della corsa, ma purtroppo non è acqua, e la mia reazione è l'ennesima smorfia. Lui scoppia a ridere dopo aver notato la mia espressione di disgusto, arricciando il naso e strizzando gli occhi.

- Fa schifo. Come fai a berla? - Chiedo dopo aver deglutito più volte per levarmi quel saporaccio dalla bocca mentre lui si stringe nelle spalle.

- Dopo un po' ci fai l'abitudine. - Si riporta la birra tra le labbra e butta giù un altro sorso. - Anche se nella mia top three delle bevande è al secondo posto. -

- Hai una top three delle bevande? - Accenno un ghigno divertito, tenendo ancora la bottiglia di birra in mano mentre giro il volto verso di lui. - Sentiamola allora. -

- Al terzo posto la Pepsi, assolutamente. Al secondo la birra e al primo la camomilla. - Dice, tenendo il conto con le dita. Appena sento il primo posto lo guardo con un sorriso divertito.

- La camomilla è la tua bevanda preferita? - Aggrotto la fronte, sorpresa. Non lo faccio un tipo da bibite così. - Perché? Ti rilassa quando vuoi, non so, sradicare alberi? -

- No. - Accenna l'ennesima risata mentre scuote la testa. - Ma alla temperatura giusta ustiona la pelle che è una bellezza. - Faccio una smorfia a quell'immagine che si è formata nella mia mente. Appena lui si accorge del mio volto abbastanza disgustato sogghigna nuovamente. - Dai, ci hai creduto sul serio? - Schiudo la bocca per cercare qualcosa da dire e non fare la figura della stupida credulona, ma lui mi anticipa. - Al primo posto va la Pepsi, ovviamente. Poi la birra e il latte. Magari con i biscotti. - Ripete la lista prima di attaccare di nuovo le labbra alla bottiglia, poi si stacca sospirando. Rimaniamo entrambi in silenzio per diversi secondi, restando a sentire il suono lontano delle macchine che scorrono sull'autostrada. Fortunatamente sono poche: c'è una tranquillità stupenda qui e non vorrei che fosse interrotta dal traffico. Sotto le stelle, col calore che si appiccica sulla pelle e neanche una luce che interrompe quello spettacolo che è il cielo, sembra proprio una delle sere che passavo con mia madre in campeggio quelle poche volte che mi ci portava. Poi, all'improvviso, ha smesso e non siamo più andate in quella foresta in California, il che è un vero peccato: adoravo quel luogo.

Sharon: La Maledizione Dell'AlberoKde žijí příběhy. Začni objevovat