39°Capitolo-Terzo mese

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39°Capitolo

POV JULIE

Lo vedevo. Riuscivo a vedere tutti i suoi colpi.Ogni pugno, ogni movimento, ogni calcio e ogni respiro. Li vedevo e sentivotutti e riuscivo anche a darglieli indietro.
In poche mosse bloccai i suoi attacchi e, prendendogli un braccio, lo atterraidandogli un calcio al ginocchio per poi bloccarlo mettendomi sopra di lui etenendogli la mano inchiodata sulla schiena. Mi sentivo forte, molto forte. Erabellissimo riuscire finalmente ad atterrare quell'uomo che per due mesi e mezzonon riceveva neanche mezzo colpo da parte mia. Lo sentii ridere sotto di me.
-Bravissima, non me lo aspettavo. Sei migliorata molto Julie. –disse continuandoa ridere. Io ghignai divertita. –Puoi anche toglierti adesso, mi stai facendomale. –si lamentò.
Lasciai immediatamente la sua mano e mi alzai da sopra di lui, scusandomi peravergli fatto male. Si rialzò un po' barcollante e si pulì i vestiti dallapolvere. Sospirai soddisfatta del mio operato e diedi le spalle all'uomo,guardando il sole che tramontava dietro le montagne innevate. Erotranquillamente in maniche corte e in pantaloncini in mezzo alla neve. Essendouna maga del fuoco il freddo non mi dava fastidio e riuscivo a riscaldarmiaumentando la temperatura del mio corpo. Purtroppo Adam invece no e dovevautilizzare dei cappotti per l'inverno. Eravamo a fine dicembre e c'erano legrandi nevicate che costringevano Adam a stare in casa ad allenarmi. Quellasera invece non aveva nevicato molto e avevamo deciso di uscire in mezzo aiboschi.
-Torniamo a casa? –chiese avvicinandosi.
Volevo rimanere ancora un po' lì. Mi piaceva quel panorama e mi rilassava.
-Io rimango ancora un po', tu vai pure. –dissi sedendomi sul ciglio delburrone. Mi guardò per un momento, poi si convinse e se ne andò. Mi avrebbechiamato come al solito quando sarebbe stata pronta la cena.
Mi stavo allenando duramente e stavo ottenendo i risultati sperati, sareitornata a casa più forte di prima. Avrei dimostrato a tutti che potevo farcelae che non ero più la ragazza incapace e impaurita di prima.
Toccai il mio petto e incontrai la fredda catena che teneva alla sua estremitàil ciondolo. Non l'avevo mai tolta da quando me l'aveva messa lui. L'avreitenuta fino a quando non ci saremmo rincontrati di nuovo. Guardai il miobraccio e anche lì si vedeva il chiaro segno che avevo inciso nella pelle deimiei amici con una magia. Mancavano ancora nove mesi e li avrei rivisti tutti.Mi mancavano tutti, uno per uno. Volevo vederli e volevo vedere lui. Il ragazzoche ogni volta che ero in pericolo mi salvava la vita. Ma non sarebbe stato piùcosì, ero diventata forte, potevo cavarmela da sola.
-Julie! –sentii urlare da lontano. Era Adam. Evidentemente era pronta la cena.Quando ero in casa che aspettavo non finiva più di cuocere, invece quando erofuori a farmi i fatti miei si cuoceva magicamente in due minuti.
Urlai un "arrivo" e mi alzai. Mi tolsi la terra dai miei pantaloni e mi avviaiverso casa. Sì, oramai quella era casa mia.
POV AIDAN
-Perché ti incolpi di tutto questo? –mi chiese Gale durante l'allenamentocorpo a corpo. Quella mattina mi ero svegliato nuovamente prestissimo e avevodeciso di allenarmi da solo e fare un po' di stretching senza il suo aiuto.
Mi ero fermato poi a guardare un po' il panorama. Eravamo in fondo ad uncrepaccio, però era mozzafiato. Tra il vento e i primi cinguettii degliuccelli, la collana si scontrò su sé stessa e produsse un suono abbastanzarilassante.
La presi tra le dita e la rigirai per guardarla bene. Era uguale identica allamia, sarà stata una pura coincidenza a farcele avere così. Notai che sotto,vicino alla punta della spada, c'era una lettera: L. La guardai storto per unpo'. Non avevo mai guardato se nella mia ci fosse un'incisione così, non l'avevomai osservata più di tanto.
Certo, io tenevo molto a quella collana, ce l'avevo fin da quando ero piccolo,ma non l'avevo mai guardata così a fondo. Chissà che cosa voleva dire quellalettera, a cosa stava a significare, lo avrei chiesto a lei, quando ci saremmorivisti.
E in quel momento mi pervasero i pensieri e mi distrassi dall'allenamento,facendomi atterrare in pochi secondi da Gale, che sbuffò infastidito e si alzòimmediatamente da me.
-La devi smettere di distrarti. –commentò allontanandosi di qualche passo. –Seiforte Aidan, devi solo concentrarti. –aggiunse prima di rimettersi sulladifensiva. Mi alzai a fatica.
Ero stanco morto. Mangiavo poco e niente, non dormivo ed ero costantemente trale nuvole. Stavo sprecando quell'anno prezioso che ci avevano dedicato. Oramainon stavo neanche in piedi e appena mi alzai, ricaddi sull'arida terra delcrepaccio in ginocchio. La vista mi si stava offuscando e la mia testa avevaincominciato a girare.
-Ehy, tutto a posto? –mi chiese Gale un attimo prima che io cadessicompletamente a terra. Lo sentii chiamarmi per nome e scuotermi prima di finirenel buio più totale.
Avevo raggiunto il mio limite. Era tutta colpa mia. Non mangiavo e per colpa diquei stupidi incubi non dormivo. Dovevo per forza arrangiarmi ma non c'eraverso di calmarmi.
Quando mi risvegliai, mi ritrovai sul mio letto. Non ero stanco, non avevofatto nessun tipo di incubo. Ero solo molto affamato.
Non sapevo che ore fossero e neanche che giorno fosse. Traballante, raggiunsila cucina dove trovai Gale intento a leggere un giornale. Mi strofinai gliocchi e sbadigliai prima di dire qualsiasi parola.
-Buongiorno. –dissi dirigendomi verso il frigo. Mi guardo scioccato per qualchesecondo per poi posare il giornale di scatto.
-Aidan! Era ora cavolo. –disse entusiasta.
Presi le rimanenze della sera e incominciai ad abbuffarmi. Non dissi niente perla sua affermazione. Ero troppo impegnato a strafogarmi.
-Hai la minima idea di quanto tu abbia dormito? –disse facendomi bloccarementre addentavo una coscia di pollo. Lo guardai interrogativo. Non avevosemplicemente dormito quelle dieci ore bastanti per farmi rimettere in sesto?
-Quattro giorni. –disse facendo il segno con le mani.
Quasi mi strozzai col pezzo di carne che avevo appena buttato giù. Avevodormito così tanto? Ero veramente così stanco? Di sicuro non ero messo moltobene, però avevo proprio esagerato.
-Da oggi allenamento extra. –disse alzandosi per poi uscire di casa. Lo guardaiin ogni suo minimo movimento fino a che non sparì dietro la porta.
Dovevo proprio? Dovevo proprio.
Così si spiegava la mia improvvisa fame e il mio recupero di energia. Finii dimangiare e salii in stanza senza cambiarmi. Dovevo concentrarmi. I mieiproblemi li avrei lasciati da parte per i prossimi nove mesi. Sarei diventatoforte, molto forte. Così da proteggere tutti, così da proteggere lei.    

║La Principessa Intoccabile║Where stories live. Discover now