3°Capitolo-Silenzio

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3°Capitolo

Suonò la campanella e lui si alzò di scatto. Lo seguii con lo sguardo per vedere che espressione avesse. Era serio e potei benissimo vedere che nei suoi occhi c'era segno di rabbia.
-Sarà un caso –mi liquidò andandosene.
Rimasi impalata per un po'. Ci credetti, era solo un caso. Non mi ricordavo neanche perché avessi quella collana. Non sapevo chi me l'avesse data o da dove provenisse.
Sapevo solo che ce l'avevo da quando ero nata. Jack mi riscosse dai miei pensieri.
-Ehy, che hai? –chiese addentando il suo panino. Sentii un buonissimo profumo di salame e spostai lo sguardo su di lui.
-Niente –dissi alzandomi e affiancandomi a lui uscendo dalla classe. Avevo mille pensieri per la testa. Visto che lui era un amico di vecchia data di Aidan pensai di rivolgermi a lui per capire meglio il carattere di quel ragazzo così misterioso così per riuscire in qualche modo a rapportarmi con lui. Non capivo perché si comportasse così solo con me.
-Senti, Jack –incominciai cercando di formare una frase sensata nella mia testa prima di iniziare a balbettare come facevo di solito.
-Dimmi –rispose lanciandomi un'occhiata incitandomi a continuare.
Il corridoio si era riempito di persone in pochi minuti. Jenny era andata in bagno mentre il corvino era sparito nel nulla. C'era un gran casino per via di chiacchierate e risate collettive degli studenti.
-Da quanto conosci Aidan? –chiesi guardando per terra. Non che non volessi guardarlo negli occhi, di solito lo facevo quando parlavo, ma pensavo più facilmente quando non ero occupata a concentrarmi sugli occhi degli altri.
-Più o meno sedici anni –rispose con tranquillità. Aveva di nuovo quel sorriso nostalgico di prima stampato sul volto.
-Da quando siete nati? –chiesi sorpresa.
-Sì, quando mia madre faceva visita alla sua mi portava sempre con sé, così potevo giocare con lui ed allenarmi. Dopo circa 4 anni nacque sua sorella e-
la campanella suonò nuovamente e interruppe Jack. Presi uno spavento tremendo quando suonò. Giustamente ci eravamo appostati proprio sotto di lei e il suono era arrivato forte e chiaro ai nostri timpani, anche se in quel momento non pensavo più di averli.
-Me lo racconterai dopo –dissi sorridendo.
Lui annuì e rientrammo. Non avevo mangiato niente e il mio stomaco brontolava, ma decisi di ignorarlo e tornai al banco. C'era già Aidan che scribacchiava su un foglio. Era assorto nei suoi pensieri e intanto muoveva la mano su quel foglio bianco.
Mi avvicinai al tavolo e poggiai una mano sul banco.
-Che cosa vuoi ancora? –chiese senza staccare lo sguardo dal suo disegno.
-Mi vuoi spiegare perché non mi guardi? –chiesi secca, senza giri di parole. Mi dava sui nervi che non mi guardasse negli occhi quando mi parlava.
-È davvero necessario? –chiese annoiato. Quel tono lo odiavo. Mi dava totalmente sui nervi.
-Di solito quando qualcuno ti parla, lo guardi –era una cosa che si faceva dai tempi dell'età della pietra.
-Avrò i miei motivi, no? Ora se mi vuoi lasciare in pace sarei molto sollevato, Evans –disse con tono da presa in giro. Decisi di rimanere zitta, non avevo voglia di litigare pesantemente.
Sbuffai e mi sedetti di fianco a lui.
Quante volte avevo sbuffato in quelle ultime 3 ore? Troppe.
Mi sistemai i capelli nel riflesso della finestra per poi girarmi nuovamente verso Aidan.
-Chi è? –chiesi guardando cosa avesse disegnato. Era lo schizzo di una bambina sorridente con un fiore in mano. Era molto bella, in qualche modo mi assomigliava.
-Non ti fai mai gli affari tuoi? –ringhiò chiudendo il quaderno con forza.
-Che scontroso –commentai appoggiandomi alla parete.
Non potevo nemmeno fargli una domanda che lui si arrabbiava. Per una volta volevo essere carina e lui mi risponde così. Da quel momento non gli avrei parlato più.
-Non sono scontroso, sei te che sei invadente-
Stetti per ribattere ma mi fermai. Se avessi continuato con avrei risolto nulla e decisi di rimanere in silenzio. Volevo evitare l'espulsione il primo giorno di scuola per aver carbonizzato uno studente.
-Come vuoi –dissi appoggiando una guancia alla mano per poi guardare la prof.
Non ci dicemmo niente, rimanemmo in un silenzio piacevole. Non so perché facesse così, ma in quel momento ne avevo proprio bisogno.
Poco dopo suonò la campanella e il professore si congedò per primo. Ci alzammo e ci stiracchiammo. Sentii tutte le ossa del mio corpo produrre un rumore abbastanza preoccupante. Non ero mai stata così tanto tempo seduta immobile.
-Ci vediamo domani –dissi raggiungendo Jenny.
-Allora come è andata vicino ad Aidan? –chiese.
Cosa dovevo dirle? Lo aveva visto pure lei, ci odiavamo.
-Non ci parliamo, solo qualche parola-
-Mi sembra molto riservato- disse mentre uscimmo dalla classe. No, non era riservato, era solo stronzo. Ci serviva un ingegnere per farlo parlare.
Ci incamminammo verso il giardino principale, dove ci aspettavano le nostre macchine.
-Allora ci vediamo domani –dissi sorridendo.
Lei annuì felice e mi accarezzò un braccio.
Sussultai spaventata e mi allontanai di qualche passo.
-Ma che fai? Sei per caso impazzita?! –dissi tenendomi il punto in cui mi aveva toccata. Voleva per caso perdere la mano?
Il suo palmo presentava evidenti segni di bruciature.
-Non mi importa, l'ho fatto apposta –disse soffiando sulla bruciatura.
-Perché? –chiesi. Non capivo. Le era partito l'istinto masochista.
-Ogni tanto hai bisogno anche te di qualche carezza –ridacchiò nervosamente mentre io sospirai esasperata.
-Stupida come sempre –dissi –Ce le hai delle bende? -
Lei annuì –Tranquilla, non è grave -
Abbassai lo sguardo triste.
Odiavo non poter toccare nessuno, odiavo vedere gli altri farsi male quando mi sfioravano, odiavo essere messa da parte. Erano anni che non toccavo una persona o viceversa, erano anni che non ricevevo un abbraccio. Oramai non ero neanche umana.
-Dai non preoccuparti, troveremo una soluzione anche a questo -
Sorrisi lievemente. Era molto dolce, sapeva come sollevare il morale a qualcuno in pochi secondi. Era la persona più buona che avessi mai conosciuto. Come se ne avessi incontrate tante.
-Grazie-
-Ci vediamo domani –disse salendo in macchina salutandomi con la mano.
La guardai andare, fino a quando non fu l'ora di andare anche per me. Salii in macchina e mi accomodai.
-Allora signorina come è andato il suo primo giorno di scuola? –mi chiese il guidatore, Julius.
-Benissimo, ho incontrato tutti i principi! –dissi felice, con un sorriso stampato in faccia. Ero veramente contenta, Jack era veramente simpatico e rivedere Jennifer era stato solo un piacere enorme.
-Come vi sono sembrati? -
-Simpatici, a parte Aidan -
-Cosa ha il signorino Aidan? – dovevo proprio spiegare tutto? Dovevo veramente? Avrei finito il giorno dopo.
-Gli sto antipatica, non mi vuole neanche guardare in viso mentre gli parlo –dissi indifferente. Non mi stava tanto a cuore la questione, però mi dava fastidio.
-Questo è l'amour –disse canticchiando una canzoncina degli anni passati.
-Non penso proprio –dissi guardando fuori dal finestrino. Lui mi odiava. Mi sembrava tutto nuovo là fuori. Non ero mai uscita, quindi vedere quel paesaggio era nuovo per me.
Poco dopo arrivammo. Una volta fermata, Julius mi fece scendere aprendo la portiera della macchina.
-Siete proprio cresciuta –disse sorridente mentre mi accompagnava verso il portone
-Purtroppo sì –dissi. Non volevo crescere, volevo rimanere bambina. Correre nei prati, allenarmi giocando, essere rincorsa dalla servitù. Tutto questo mi mancava.
-Perché purtroppo? –chiese.
-Mi piaceva essere bambina, anche se non mi dispiaccio adesso –dissi pensando a come era il mio aspetto.
-Capisco, anche io la penso come lei -
Il portone si aprì ed entrai. Fui accolta stranamente da mia madre.
-Buongiorno Julie –disse. Era strano trovarla apposta lì per me, doveva esserci qualcosa sotto.
-Ciao –risposi seccata ricordando che lei se ne fosse andata subito.
-Come è andato il primo giorno di scuola? –sembrava contenta, ma io non lo ero.
-Lo avresti saputo da sola, se solo fossi rimasta lì –dissi lanciandole un'occhiataccia e incrociando le braccia al petto. La superai mentre lei rimase ammutolita dalla mia reazione e mi diressi verso la tavola da pranzo.
Mi sedetti e mi guardai attorno. C'erano un sacco di sedie vuote e immaginai i principi a mangiare insieme a me.
-Luna – la chiamai vedendola passare di lì.
Lei mi si avvicinò e fece un leggero inchino.
-Mi dica -
-Mi puoi fare un favore? -

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