2°Capitolo-Presentazioni

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2°Capitolo

Il ragazzo si avvicinò al nostro gruppo e salutò Jack battendogli il pugno. Rimasi in disparte, appoggiata ad un muro mentre guardavo la scena di sottecchi.
Non mi piaceva neanche un po'. I suoi modi di fare da figo non mi andavano molto a genio e quella squadrata di prima non me l'ero mica scordata.
-Ehy Jack –disse con un ghigno stampato in volto.
-Come stai, Aidan? –chiese il ragazzo sorridendo.
Si vedeva che erano amici da una vita, erano così in confidenza che sembravano due fratelli. Jack gli aveva passato il braccio dietro le spalle e gli stava strofinando le nocche delle mani sulla testa.
-Il solito –fece le spallucce –Chi è questa ragazza? –chiese rivolgendosi a Jenny.
Lei sussultò sentendosi chiamata in causa e cercò di formulare una frase sensata, facendomi abbozzare un sorriso divertito.
-Io mi chiamo Jennifer Cook –disse con lo sguardo basso, evitando a tutti i costi quello affilato del ragazzo. Non mi aspettavo che lei fosse timida con le nuove persone, la ricordavo molto più estroversa.
-Piacere, io sono Aidan –disse ridacchiando divertito quanto me per quella scena.
Sbuffai infastidita e attirai il suo sguardo verso di me. Non dovevo farlo.
-E tu come ti chiami? –chiese scocciato senza guardarmi.
Lo guardai male e incrociai le braccia al petto indecisa sul da farsi. Sapevo che stesse parlando con me, era palese, ma chi non mi guardava in faccia era destinato a non avere una risposta. Così andavano le cose nel mondo delle persone normali.
-Giornata storta? –mi chiese sfoggiando nuovamente quel ghigno irritante.
-Si guardano le persone quando si parla –commentai infastidita. Non aveva neanche il diritto di avere la mia gentilezza.
Lui alzò leggermente gli occhi, giusto per guardarmi in volto. Si vedeva che cercava di concentrarsi su qualcos'altro ma si sforzò di mantenere lo sguardo su di me..
-Mi vuoi dire il tuo nome o stiamo qui fino a domani? –chiese amaro.
-Julie –dissi secca. Prima rispondevo, prima finivamo il discorso e prima ce ne andavamo in classe. Speravo di non vederlo per tutto il giorno.
-Tu sei la principessa intoccabile o sbaglio? –disse mettendosi una mano sul fianco con fare saputello e analizzatore.
Mugugnai infastidita e guardai da un'altra parte.
Odiavo quel soprannome, se mi avrebbe incominciato a chiamare così quel ragazzo non sarebbe durato un giorno.
Certo, era un bel ragazzo, di sicuro tutte le ragazze sarebbero cadute ai suoi piedi in meno di un giorno, ma come carattere non mi piaceva per niente. Riguardo a quello che mi aveva detto Jack ci credevo ben poco.
La campanella suonò e gli studenti cominciarono ad entrare.
-Bene, è ora di andare –disse Jack guardando la massa di gente entrare dentro la struttura cercando di non schiacciarsi in mezzo alle porte.
Mi staccai dal muro e me ne andai prima che Aidan riuscisse a dirmi qualcos'altro ed entrai nella sala principale.
Sembrava più un castello che una scuola. La sala principale era addobbata da festoni di tutti i colori, degli affreschi decoravano il soffitto mentre delle colonne in marmo posizionate un po' ovunque per tutta la sala la rendevano elegante e raffinata.
Ci misero in quattro file diverse, ed eravamo i primi. Essere una principessa per una come me che odiava essere al centro dell'attenzione non era fantastico, ma dovevo sopportarlo.
Il preside della scuola incominciò il discorso di apertura dell'anno scolastico, abbastanza noioso a parer mio, e incominciò poi a presentare noi 4.
-Vi do il benvenuto in questa scuola e spero che quest'anno diate il meglio di voi e con questo, voglio presentare i 4 principi di questo paese che ci mostreranno i loro meravigliosi poteri reali -
Poteri reali? Che era quella roba? Eravamo persone come tutti e il nostro potere non cambiava anche se eravamo reali.
-Jack Smith, il principe di ghiaccio –disse facendo avanzare il ragazzo.
Lo vidi leggermente rigido ma quando mise in mostra il suo potere lo vidi rilassarsi. Con un gesto della mano creò una statua di ghiaccio rappresentante un drago che si animò svolazzando intorno a lui per poi appoggiarsi al suo avambraccio immobilizzandosi.
Tutti applaudirono e vennero azzittiti dopo qualche secondo dal preside.
-Jennifer Cook, la principessa d'acqua -
Avanzò. Chiuse gli occhi e con le mani incominciò a disegnare strani segni per aria fino a quando un serpente d'acqua la circondò tutta toccando più volte i suoi capelli facendoli cambiare di colore da un biondo scuro a un azzurro-blu.
-Aidan Cruz- Pur standomi antipatico, avevo la curiosità di sapere che magia utilizzasse e mi sporsi leggermente per vedere meglio cercando di non dare nell'occhio. –Il principe di fuoco – sussultai a quelle parole e sgranai gli occhi. Era impossibile, non potevano esistere due magie uguali nello stesso continente e nello stesso secolo. Non era mai successo.
Lui avanzò come tutti gli altri e avvolse sé stesso di una magia scura, il suo fuoco era di un nero pece e i suoi occhi si colorarono di un giallo topazio.
-E infine, Julie Evans. La principessa...di fuoco? –lesse incredula.
Deglutii rumorosamente sentendo gli occhi sorpresi di tutti su di me e feci qualche passo in avanti timidamente. Lanciai un'occhiata ad Aidan e lo vidi sorpreso quanto gli altri ma sul suo viso c'era un mezzo ghigno.
Sbattei il piede a terra e una colonna di fuoco color rubino mi circondò facendo indietreggiare alcuni ragazzi dietro di me. Non mi piaceva fare molte scenate, quindi mi accontentai di creare quella colonna.
-Solo uno di loro sarà il prossimo sovrano di questo regno e a deciderlo saranno i loro poteri –disse togliendo l'attenzione da me concludendo il discorso.
In poche parole mandarmi a scuola sarebbe servito solamente per prepararmi a diventare regina del regno visto che 4 re erano diventati troppi. Chi avrebbe avuto il voto più alto sia in teoria che in pratica si sarebbe aggiudicato il titolo.
-Ora i vostri insegnanti vi divideranno in classi, solo una classe avrà tutti e 4 i principi -
Sapevo perché lo avevano fatto, per tenerci d'occhio.
Che bello, avrò Aidan in classe. Roteai gli occhi e mi unii agli altri.
Come detto, vi divisero in classi e salimmo nella nostra. Era grande ed accogliente con numerose finestre alle pareti e banchi due a due. Tutte le ragazze incominciarono ad addossarsi ad Aidan e lui le accolse molto gentilmente sfoggiando un sorriso di modestia.
-I posti li deciderò io –disse il Professore.
Alzai gli occhi al cielo mentre incominciava ad assegnarli. Lo sapevo che sarei stata vicino ad Aidan, era destino, oppure era solamente il fatto che fossi sfortunata e che mi toccasse di sopportarlo a vita.
-Signorina Evans –mi chiamò all'improvviso e io andai dove mi indicò –Con Cruz, sì sì lo so –dissi facendomi sentire da tutti.
-Mi scusi, ha il potere anche di leggere nella mente? –mi chiese facendomi girare verso di lui vedendo Aidan spaesato e le ragazze rimaste intorno a lui lanciarmi occhiate di fuoco.
Alzai le spalle mentre disse al ragazzo di raggiungermi. Lui sbuffò e si avviò verso di me staccandosi dalle sue "fan".
-Ammettilo, lo hai fatto apposta –disse sedendosi scomposto e guardando da un'altra parte.
-No, lo sapevo punto e basta. La sfortuna mi perseguita da anni –feci le spallucce.
-Perché non mi guardi? –chiesi dopo qualche minuto di silenzio notando che lui stesse facendo tutto in suo potere per non guardarmi in volto.
-Non sono affari tuoi –ripose secco e scocciato.
Roteai gli occhi e incominciai a guardare il prof, molto più interessante di lui.
Dopo quella risposta non ci parlammo più. Ascoltammo la lezione attentamente senza scambiarci una sola parola o un solo sguardo. Non accennava neanche a farlo, era come se qualcosa glielo impedisse. Verso la fine della terza ora, prima della ricreazione, decisi di parlare. Eravamo compagni di banco e non potevamo di sicuro continuare a non parlarci.
-Sono davvero così brutta? –chiesi ridendo nervosamente. Mi era venuto così, di solito quando si evita di guardare una persona è anche per il fatto che non sia proprio bella.
Aidan, che fino a quel momento era stato sdraiato sul banco, come del resto avevo fatto anche io, alzò la testa e la appoggiò ad una mano senza girarsi.
-E questa che domanda sarebbe? –chiese incominciando a giocare con la collana che portava.
-È una domanda –dissi osservando il ciondolo. Mi sembrava familiare. Aveva una spada e intorno ad essa aveva del filo spinato.
-Quella collana –sussurrai toccandomi il petto in cerca della mia.
A quelle parole lui la prese e la strinse dentro il suo pugno per non farmela vedere.
-Ce l'ho anche io –continuai tirando fuori la mia dal corpetto del vestito.

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