11°Capitolo-Grand Chasm

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11°Capitolo

Non solo dovevamo andare al Grand Chasm a piedi, ma dovevamo anche salire la montagna ed era terribilmente scoscesa.
Sbuffai rumorosamente mentre Aidan mi lanciò un'occhiataccia. Ci trovavamo ai piedi della montagna, davanti a noi avevamo il sentiero che conduceva alla punta della montagna dove si trovava la casa del destinatario.
-Ce la fai con quelle ferite? –chiese. Quelle erano decisamente l'ultimo dei miei problemi.
-Penso di sì- dissi.
-Andiamo –sospirò mentre incominciammo a salire.
POV JENNY

-Siamo seri? –disse Jack non appena la nuova insegnante entrò in aula.
-Shh –mugugnai cercando di farlo zittire. Era tranquillo finché voleva, ma quando impazziva urlava come un demente.
-Io sono l'insegnante di danza, mi chiamo Rose -
-Buongiorno –dicemmo in coro.
-La odio già –disse il mago di fianco a me. Come poteva odiare una prof se non aveva mosso neanche un muscolo?
-Ma se non è neanche entrata in classe -
-Odio ballare –sbuffò. Strano, era una cosa normale per noi principi.
-Non te lo hanno insegnato un po' a palazzo? –chiesi sorpresa. Avevamo un insegnante ma a palazzo, fin da piccoli, si è educati alla danza. Sia maschi che femmine.
-Sì, però non mi piace lo stesso -
-Bene, vi dividerò in coppie permanenti. Le coppie saranno col vostro compagno di banco -
-Per fortuna allora che la prof ci ha messo maschi e femmine come banchi –commentò Jack.
-Dai, guarda il lato positivo, se devi ballare balli con me -
-Dove sarebbe il lato positivo in tutto questo? –chiese scherzosamente.
Feci la finta arrabbiata immusonendomi. Intanto la prof incominciò a farci alzare per andare nel salone da ballo al piano terra. Un po' mi aveva offesa con quelle parole anche se lo aveva detto per ridere.
Mi alzai e non rivolsi la parola a Jack che lo notò immediatamente. Eravamo gli ultimi ad uscire e i nostri compagni stavano andando.
-Ehy, lo sai che stavo scherzando vero? – chiese arrivandomi davanti. Si vedeva bene che era preoccupato, ma lo ignorai.
Lo guardai con sguardo truce per poi evitarlo.
Mi saltò letteralmente addosso e mi implorò perdono. Era così carino, era troppo dolce. Non riuscii a resistere.
Incominciai a ridere e gli accarezzai la testa, intrecciando le sue ciocche tra le mie dita.
-Capelli! –dissi cacciando un urletto che lo fece sobbalzare.
-Che hanno?! –chiese spaventato. Secondo me aveva pensato che avesse qualcosa in testa.
-Sono morbidi! –dissi tirandoli verso di me, facendogli cacciare un urletto dal dolore.

POV JULIE

Erano oramai due ore che camminavamo e finalmente trovammo la casa. Era abbastanza grande, ben curata e con un giardino da mozzare il fiato. La salita era stata una coltellata al cuore, tra le gambe e il fiatone era stato un incubo.
-Cosa contiene quella lettera? –chiesi ad Aidan che aveva tirato fuori la busta. Lui se la rigirò tra le mani analizzandola.
-Mi ha detto solo che il destinatario è un esperto della magia e dei Kalaris –rispose continuando a guardarla.
Attraversammo il giardino ornato di fiori e da piante di tutti i tipi. Erano bellissimi, io adoravo i fiori. Sentire il loro profumo, vedere le loro svariate colorazioni.
-Woah, guarda che bello! –dissi accovacciandomi vicino a un fiore rosa che avevo visto, incominciando ad annusarlo. Era in mezzo ad un cespuglio. Non lo avevo mai visto, era bellissimo.
-Quella è una Middlemist Camellia, è il fiore più raro al mondo –disse una voce dietro di me, facendomi sussultare.
Apparve un uomo alto, capelli grigi e occhi verdi. Era abbastanza giovane, una quarantina d'anni al massimo.
-Buongiorno –salutò Aidan serio.
Mi alzai e gli sorrisi. Tra i due, io ero la gentile ed educata, mentre lui era il serio e lo scorbutico.
-Voi dovete essere Aidan Cruz e Julie Evans –disse inchinandosi. Non mi erano mai piaciute le grandi formalità, ma non dissi niente.
-Venite, entrate pure –disse facendoci entrare in casa. Appena entrammo si presentò davanti a noi un salone pieno di libri sulla magia e sui Kalaris. Era ufficialmente il mio mondo quello, ci avrei vissuto per anni là dentro.
-Qual buon vento vi porta qua? –chiese mentre ci sedemmo a tavola. Era una casa tutta in legno, c'era molta polvere in giro ma i libri ne erano privi.
-Le racconto in breve. Avevamo la nostra prima lezione di magia pratica, il prof ci ha fatto combattere e abbiamo esagerato. Per punizione il preside ci ha mandati a consegnarvi questa lettera –spiegò Aidan porgendogliela. Non lo avevo mai sentito parlare così tanto in quelle settimane.
Lui la prese e la aprì.
Dopo averla finita di leggere la ripiegò e l'appoggio sul tavolo. In tutta la lettura non aveva cambiato espressione. Presi la briga di analizzare la stanza. Vidi che teneva soprattutto dei libri sulla magia del fuoco. Alcuni li avevo già letti ed erano pure a casa mia, ma di altri non ne avevo visti neanche in biblioteca. Mi sarebbe piaciuto leggerli.
-Voi due siete maghi –iniziò intrecciando le dita delle sue mani, appoggiando poi i gomiti al tavolo e sporgendosi verso di noi.
-Del fuoco –disse Aidan.
-Tutti e due? –chiese guardando soprattutto me. Forse si stava chiedendo perché dei miei capelli bianchi e gli occhi azzurri.
Io e Aidan ci guardammo e annuimmo, alla fine sospirai. Mi ero stancata di stare lì e quell'uomo era strano.
-È impossibile –disse scettico. Rigirai gli occhi infastidita. Possibile che nessuno potesse credere solo alle parole senza avere una prova materiale?
Lanciai un'occhiata ad Aidan e lui, annuendo, porse la mano insieme a me verso l'uomo e facemmo comparire una fiamma. Lui nera, io rossa.
Vidi gli occhi dell'uomo spalancarsi e il suo viso cambiare in una espressione sorpresa.
-Straordinario! Non solo il fatto che abbiate tutti e due la stessa magia, ma anche il fatto che sia di diverso colore e che tu –disse indicando me –non abbia le caratteristiche del tuo elemento -
Lo fulminai con lo sguardo. Non c'era bisogno di infierire. Anche se adoravo il mio corpo, era pur sempre noioso sentire sempre le stesse frasi.
-Oltre tutto, lui può toccare tranquillamente chi vuole. Io invece no –spiegai prima che mi facesse il terzo grado.
-Fantastico. Dovete sapere che io sono uno studioso della magia e voi, voi siete un caso straordinario –disse alzandosi dalla sedia. Era proprio euforico.
-Sa qualcosa in più sulla magia del fuoco? –chiese Aidan. Solo io avevo notato i miliardi di libri sulla nostra magia.
-Sì, ho molti libri riguardante questo. Potrei scoprire cose inimmaginabili –disse – Riguardante al motivo per cui siete qui, in che senso avete esagerato? -
Io e lui ci guardammo. Sarebbe stato giusto dirgli quello che avevamo sentito in quel momento? Era meglio tenerlo per noi? Di sicuro non potevamo ignorarlo, avevamo davanti a noi la possibilità di sapere di più sulla nostra magia.
-Poco prima di attaccare, non avevamo un senso di pace. Volevamo letteralmente ucciderci l'un l'altro – dissi ricevendo un'occhiataccia da parte di Aidan. Non avevo chiesto il suo consenso, ne ero consapevole, ma per me doveva sapere. Anche se era strano quell'uomo, sembrava veramente saperne qualcosa. Mi avrebbe odiato a vita, lo sapevo.
-Capisco. Farò delle ricerche –disse serio incominciando a trafficare con il cassetto della scrivania.
-Grazie mille, ora però dobbiamo andare –dissi alzandomi dalla sedia insieme al ragazzo.
-Grazie a voi per essere venuti. Vi prometto che vi farò sapere. Arrivederci –disse congedandoci.
Uscimmo ed incominciammo a scendere. Sentivo gli occhi di Aidan puntati sulla mia schiena, rabbrividii e mi girai.
-Ora mi spieghi perché glielo hai detto – ringhiò.
-Abbiamo bisogno di sapere, non possiamo rimanere con questo dubbio. Potrebbe riaccadere e il prof potrebbe non esserci -
Era vero, se il prof non ci fosse stato sarebbero tutti morti. Morti bruciati.
-Lo so, ma non mi fido –
Non parlammo molto durante la discesa. Ci fu un pezzo dove, a sinistra, nella mia parte, c'era un burrone alto circa 3 mila metri.
-Stai attenta, vuoi che venga io lì? –mi chiese notando la mia notevole attenzione verso quel burrone. Tra le mie gambe instabili per via delle ferite e la mia paura per l'altezza avrei accettato volentieri, ma mi ritrovai a scuotere la testa per evitare che rischiasse.
Ad un certo punto una roccia cedette proprio sotto i miei piedi e scivolai di colpo, storcendomi una caviglia e dirigendomi verso il crepaccio.
-Julie! –sentii dire dal corvino. D'istinto cercai di aggrapparmi al bordo, ma la mia mano non ci riuscì e mi sentii sprofondare.
Chiusi gli occhi sentendo il vuoto più assoluto sotto di me. Dovevo veramente morire così? In un modo così ridicolo? Non poteva salvarmi, non poteva toccarmi. Il mio potere era diventato una condanna di morte.
Sentii qualcosa di caldo avvolgersi intorno al mio polso.
Alzai gli occhi e incrociai quelli di Aidan.
-Ai...dan –sussurrai sgranando gli occhi

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