27. I rinforzi scatenano il terzo desiderio

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Alice sembrava messa all'angolo. Aveva gli occhi puntati su Dilan e rimaneva in allerta.

Shirley sarebbe svenuta volentieri. Non poteva crederci: la sua migliore amica era una discendente e non gli aveva mai detto niente. E, ancora peggio, stava dalla parte di Alice.

Harry strinse la spada in un pugno. I suoi dubbi si erano realizzati: più di una storia di quelle che suo padre gli raccontava da piccolo includeva una Kendra capace di esprimere tre desideri. E adesso quei tre desideri erano nelle mani nella persona più sbagliata. Sapeva che i tre desideri non riguardassero loro, ma non pensava che ad esprimerli fosse stata Alice. Il problema adesso era scoprire cosa avesse desiderato.

Calò un silenzio generale.

In meno di un secondo Dilan riuscì a scagliare una freccia luminosa ai piedi della Carta ferita, aprendo un portale in cui quest'ultima precipitò. Lo stesso portale poi si materializzò sopra la sua testa e la Carta gli cadde ai piedi. Con un gesto gli tolse l'elmo e, sempre con la stessa mano, afferrò i capelli blu, scoprendo il volto che vi si celava dietro.

Adesso Shirley poteva vedere Kendra negli occhi. Le usciva un rivolo di sangue dalla bocca e aveva stampata in viso un'espressione sofferente.

«Osserva, Caitlyn» Dilan si voltò verso di lei e sogghignò «o forse dovrei dire Shirley.»

Kendra emise un verso confuso.

«Osserva la tua amica che ti tradisce. Che si allea con la tua peggior nemica.» Kendra negò con la testa ma ci rinunciò quando Dilan le tirò i capelli.

Shirley non potè fare a meno di mettere su una faccia a pesce lesso e non proferire parola. La sua amica non l'aveva tradita; ne era più che certa. Aveva visto le guardie raccogliere un corpo all'entrata di Sottomondo, aveva visto le guardie di Alice trascinare la sua amica attraverso le celle, aveva visto quella Carta sconosciuta indugiare nel colpirla durante lo scontro. Kendra era ancora dalla sua parte, semplicemente non aveva avuto scelta che consegnare alla Bionda un assaggio del suo potere.

«Oh, sta zitto!» Shirley sfoderò gli artigli e gli rivolse una specie di ringhio «Non me le bevo le tue bugie, io. Ti ho visto buttarmi praticamente in quel foro. La distanza non mi ha impedito di riconoscere il tuo volto, mentre scoccavi quella freccia. Chi diavolo sei, tu? Cosa ne hai fatto del mio amico?»

Il ghigno di Dilan si fece, se possibile, ancora più terrificante. Fece un mezzo inchino e «Piacere di presentarmi, io sono Dilan, discendente di Robin Hood. E, mi dispiace dirtelo - oh, no, aspetta un attimo, non mi dispiace affatto - ma il tuo amico non è mai esistito.»

«C-cosa?» Shirley tremava.

«Fingevo.» ammise Dilan, senza problemi.

«Cosa vuoi da me, Dilan?» chiese la figlia dello Stregatto.

«Da te assolutamente nulla, Shirley. Tu sei solo di troppo: una vera seccatura. Ma non un'ostacolo troppo alto, tranquilla. Mi sei ben poco d'intralcio.»

A Shirley montò la rabbia. Se non era un'ostacolo temibile, per quale motivo l'aveva spedita in quel posto?
Preferì rimanere zitta, però. In fondo, Dilan aveva in pugno Kendra ed era armato. Anche lei era armata, ma non avrebbe fatto in tempo ad avvicinarsi: Dilan l'avrebbe attaccata.

«Restituiscimi la mia protrettrice!» e Alice si era appena fregata da sola.

Shirley aveva ragione: Kendra l'aveva protetta. Molto probabilmente questo era stato il primo desiderio. Il secondo era anch'esso ovvio: le Carte erano diventate umane ed immortali.

Improvvisamente le tornò in mente una persona. In quello stesso istante qualcosa schizzò in direzione di Dilan, proveniente dalla foresta.

Shirley probabilmente era riuscita a notarlo grazie ai suoi nuovi riflessi felini. Ma a quanto pare Dilan ne sapeva qualcosa di più. Ross aveva appena scoccato una freccia mirando alla testa del biondo, sfruttando l'effetto sorpresa. Dilan ne scoccò un'altra nella sua direzione circa mezzo secondo dopo, e, come nei peggiori dei clichè (?) degni di una fiaba, quest'ultima spezzò in due quella di Ross e, successivamente, colpì la ragazza.

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