25. Una risposta molto poetica

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Il giorno predetto era arrivato. E la componente benigna era in netto svantaggio, giá in partenza.

Da dietro gli alberi, nascosti nel bosco, Harry e Shirley osservavano i loro avversari, per fare il punto della situazione. Alle loro spalle una piccola cerchia di alleati - perlopiù animali del bosco o altri esseri fantastici di Sottomondo che in passato erank stati presi di mira da Alice - si preparava a combattere, guidata dal Cappellaio.

Qualche metro più in lá, accuratamente nascosta trai le chiome degli alberi, si trovava Ross, pronta anche lei a combattere, anche se non direttamente. Con lei il suo arco e la sua faretra, stracolma di frecce.

«Shirley» mormorò Harry.

La ragazza continuò ad osservare quella che doveva essere un armata impaziente. Il primo desiderio di Alice era palese: adesso, al posto delle Carte, li attendeva un esercito in carne ed ossa, tutti con la stessa armatura da cavaliere in grado di coprire quasi interamente il viso, lasciando in vista solo gli occhi.

«Dov'è Alice?» chiese Shirley, quasi sussurrando.

«Credo sia camuffata e nascosta. Sa che se cade lei, la battaglia per noi è vinta.»

Shirley continuò a guardare verso La Scacchiera, poi si voltò verso Harry.

«Dobbiamo andare.» esordì.

Harry si sistemò il fodero dalla spada attorno alla vita. Poi estrasse l'arma, impugnandola per l'elsa, e facendola volteggiare.

«Ci sono.»

Shirley fece qualche passo verso il Cappellaio, che stava ancora attendendo il segnale, insieme a tutti gli altri. Notò che Harry non la seguiva, ma se ne stava con sguardo perso, in piedi ed immobile nel solito punto di prima.

«Hey, Harry che hai?» chiese voltandosi verso di lui, preoccupata.

«Paura.» mormorò quello in risposta.

Shirley scosse la testa. «Senti, se hai paura di non tornare indietro, lo capisco. Non sei obbligato a seguirmi, non-»

«Non è questo.» la interruppe «Ho paura di non poter veder tornare indietro volti amici, ho paura che non riusciremo a liberare Sottomondo.»

Shirley rimase in silenzio qualche infinito secondo.

«Non posso prometterti niente, Harry. Non posso. Posso però prometterti che farò in modo che tu possa sorridere ancora a tutti noi. Questa è l'unica possibilitá che abbiamo, sfruttiamola. Rischiamo. Se ci arrendessimo, avremo comunque perso.»

Harry annuí «Hai ragione. Come sempre.»

Shirley sorrise «Credo di essere impazzita, sai?» poi continuò a guardare il vuoto, come se stesse aspettando qualcosa.

Harry la guardò, sollevando un sopracciglio.

Shirley spostò gli occhi su di lui, senza però voltarsi «Beh?»

Harry si trattenne dallo scoppiare a ridere «Cosa ti aspetti che io faccia, esattamente?!»

Shirley sbuffò «Mo possibile che debba fare tutto da sola?» borbottò. «Adesso dovresti darmi una risposta molto poetica, citando - che ironia eh - la persona che stiamo per sconfiggere in battaglia.» sorrise.

Harry sollevò gli occhi al cielo. «Non lo sai, Shirley? Tutti i migliori sono matti.»

Shirley sorrise, voltandosi finalmente «Così va bene.»

Percorse due passi indietro, poi fece un cenno con la mano al Cappellaio, il quale scattò sull'attenti, ripetendo il gesto in direzione del resto della 'compagnia'.

«Siamo pronti.» annunciò.

Harry scosse la testa «No.»

Shirley lo guardò interrogativa. Harry le rivolse un sorriso.

Poi la baciò.

«Ora siamo pronti.» e si voltò verso La Scacchiera.

Shirley sorrise.

Un secondo dopo tirò fuori gli artigli e lanciò un grido di battaglia. A il suo fecero eco molti altri, compreso quello di Ross in lontananza, che si mischiò con il loro.

Poi si lanciarono a capofitto sulle Carte-leggermente-più-umane.




È corto ma è anche l'unico modo che ho di non lasciarvi completamente a mani vuote.

In più è solo un capitolo di introduzione, nei prossimi vedrete cose mooolto più interessanti.

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