16. Il Paese delle Meraviglie

2.4K 225 56
                                    

«Caitlyn, corri, devi assolutamente vedere una cosa!» la ragazza non fece in tempo a voltarsi verso Harry che questo l'aveva giá afferrata per un polso e trascinata verso neanche lei sapeva dove.

Dopo qualche minuto di corsa senza sosta si fermarono e Caitlyn riconobbe la porta sfondata da cui era uscita, dopo la caduta nel buco.
Fece per avvicinarsi ancora ma Harry la afferrò e la ritrasse.

Delle guardie a cavallo si affrettarono a raggiungere l'entrata. Sollevarono quello che Caitlyn riconobbe essere un corpo e ritornarono sui loro passi, verso il castello.
Da dietro un albero i due osservarono tutto, senza perdersi una singola mossa. Nonostante questo non avevano idea di cosa stesse succedendo. Si guardarono, poi, confusi, alzarono le spalle e tornarono indietro.

Erano passati giorni da quando era arrivata a Sottomondo. Adesso sapeva comandare i suoi poteri. Sapeva combattere. Sapeva utilizzare gli artigli.

Aveva imparato a conoscere i suoi inquilini. Harry si era dimostrato sicuramente dolce e paziente. Certe volte Caitlyn pensava che si fosse preso una cotta per lei. Ma l'attimo dopo metteva a tacere i suoi pensieri, tirava fuori gli artigli e faceva a pezzi l'ennesimo albero.

Tutto quanto era diventato una routine. Non sapeva ancora cosa avrebbe dovuto fare lei. Quale era il suo scopo. Perchè era restata, invece di tornarsene a casa. Sapeva soltanto che le mancava sua madre, le mancava Kendra e le mancava Dilan. Avrebbe dato la testa per poter sapere come stavano andando le cose, sulla terra.

Stavano camminando tra le piante, nel bosco. Quando sentí un sussurro, ma non ne afferrò le parole. Guardò verso Harry, ma lui non sembrava aver udito niente. Di nuovo una voce che sussurrava nell'ombra. Ma Caitlyn non vedeva nessuno attorno a lei.

Sto diventando pazza; pensò.

«Non sei pazza, Shirley. Solo il tuo modo di vedere le cose è diverso da quello degli altri.» una voce le rispose.

Caitlyn si fermò. Guardava avanti. Anzi, non guardava nulla.

«Shirley vieni da me.» la stessa voce adesso stava ripetendo sempre la solita frase e alla ragazza stava scoppiando la testa.

Per prima cosa: chi era questa 'Shirley'?
Secondo: chi era a parlare?

Harry si era fermato, accortosi della mancanza dell'amica al suo fianco. Adesso la guardava, perplesso, non capendo cosa stesse succedendo.
La ragazza si teneva la testa con entrambe le mani ed era piegata su se stessa.

«Posso salvarti, Shirley.» ripeteva la voce.
«Vieni al castello.»

Quella non ci stava capendo niente, e, mentre la voce le riempiva la testa, una figura poco comprensibile cominciava a prendere forma di fronte a lei.

Harry, a qualche metro di distanza, spalancava gli occhi. Aveva riconosciuto la figura che adesso volteggiava nell'aria, intorno a Caitlyn.

Quel sorriso poteva possederlo solo una creatura: lo Stregatto.

Caitlyn guardava il felino girarle intorno, paralizzata. Se quello era veramente suo padre, cosa ci faceva li?

«Rilassati, Shirley.» le sussurrava.

«Il mio nome non è Shirley.» gli rispose debolmente.

«Oh si, invece. È il nome che io ti ho dato.» disse.

«No.» la ragazza iniziava lentamente a recuperare un po' di ragione. «No, io mi chiamo Caitlyn Wing, i miei genitori sono Thea e Rick Wing.»

«La tua famiglia sono io.» ribattè lo Stregatto.

«La mia famiglia sono coloro che mi hanno cresciuta in questi sedici anni.» Caitlyn– o dovrei dire Shirley– sputò fuori quelle parole come fossero lame di fuoco. Continuava comunque a reggersi la testa con le mani, le parole dello Stregatto le rimbombavano nella testa.

«Bene» fece questo, aggrottando le sopracciglia «divertiti, allora. Con questo poveraccio e quel fuori di testa di suo padre.»

«Cosa ne sai tu di loro? Li hai abbandonati!» Shirley esplose.

«Questo non vuol dire che non li abbia mai conosciuti.» rispose serio.

«Oh, ma smettila!» gridò l'altra, gonfia di rabbia.

«Io ti ho appena offerto la libertá, ma tu non sembri capire,» disse deciso, inchiodando i suoi occhi a quelli della ragazza «non capisci che la ragione di questo disastro sei tu, non io.»

Caitlyn spalancò nuovamente gli occhi.

«Qui tutti ti odiano, non l'hai ancora capito? Se tu fossi rimasta nel pericolo che ti avvolgeva da bambina, tutto questo non sarebbe mai successo.»

Caitlyn iniziava ad odiarsi. Odiarsi seriamente. Non ci aveva mai pensato, ma, messa così, aveva senso.

«Vieni con me, a castello. Lì sarai al sicuro.»

Harry che aveva osservato ogni cosa senza proferire parola non poteva credere che lo Stregatto, quel traditore, fosse lí davanti a lui.

Una cosa, però, lo frenava. I suoi occhi, solitamente di un verde acceso, erano neri come una notte senza luna.
No, non era lo Stregatto.

«Non capisci, Shirley? Il Paese delle Meraviglie è caduto a causa tua.» disse fermo, il gatto.

Il Paese delle Meraviglie... pensò Harry, ma certo!

«Caitlyn, non lo ascoltare! Quello non è tuo padre!» gridò alla ragazza, che non sembrò sentirlo.

«Vieni con me.» disse la creatura alla figlia, porgendole le zampe a righe.

«Caitlyn! Caitlyn è una trappola!» Harry gridava ma ormai era troppo tardi.

Caitlyn aveva afferrato le zampe di suo padre.

La voce della creatura tornò quella originale, più squillante, più acuta, più femminile. La voce di Alice.
«Adesso sei mia.» disse, soddisfatta.

Harry corse verso di loro, ma ormai erano entrambe scomparse.

Capitolo scritto tutto d'un fiato.

Okei– non ho idea di come abbiate fatto– siete riusciti a raggiungere l'obbiettivo in menodi un giorno, oddio quanto vi voglio bene.

*sguardo da mamma fiera*

Quiiindi... Ovviamente umenterò la difficoltá dell'obbiettivo. Sono brava.

Aggiorno a 30 voti e 20 commenti.

Academy of Stories - La figlia dello Stregatto Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora