10. La figlia dello Stregatto

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«Okei piccola peste, ora si torna a casa»

Eravamo davanti alla porta di casa e... Un attimo. Io ero uscita dalla finestra. Non avevo le chiavi, fantastico.

Feci il giro della casa ritrovandomi davanti alla finestra aperta. Per fortuna non se ne è accorto nessuno.
Il coniglio che avevo tra le braccia cominciò a dimenarsi. Cercai di trattenerlo ma mi graffiò un braccio e allora lasciai la presa. Scappò.

Ti prego ditemi che non devo davvero rincorrerlo di nuovo.

Sbuffai e gli corsi dietro.
Superò il cancello e si addentrò nel bosco. Magnifico.
Continuai a seguirlo.

Accellerava, allora io presi velocitá cercando di muovere il più veloce possibile le gambe.
Poi lo vidi fare un ultimo balzo prima di finire su un mucchio di foglie e venire sollevato in aria da una rete posta sotto di queste.
Peccato che le foglie nascondessero un enorme buco. Peccato che io stessi andando troppo veloce.
Cercai di fermarmi ma scivolai nella buca, riuscii a tenermi con le mani al margine per miracolo.
Respiravo affannosamente e cercavo di tirarmi su, fallendo.

Notai una figura in lontananza. Potevo notare l'ombra scura di un cappello ridicolo, arco e frecce. Con l'arco in mano prese una freccia. La puntò alla corda che teneva la trappola del coniglio attaccata al ramo di un albero.
Aiuta lui e non me, ma che gentiluomo.

La freccia scoccò e crollò tutto. Ovviamente addosso a me, che lasciai la presa.

Mi sentii sprofondare e aspettai l'impatto con il fondo. Che non arrivò.
Aprii gli occhi e notai che... Che diamine ci fa un pianiforte in un buco, me lo spiegate? Mi sembrava di star guardando Alice in Wonderland, seriamente.

Quando l'impatto finalmente arrivò lo sentii. Eccome se lo sentii.

«Ouch» sibilai una volta atterrata. Non passò molto prima di rendermi conto di essere a testa in giù, e caddi di nuovo.
Mugolai qualcosa di incomprensibile e dopo qualche imprecazione riuscii ad alzarmi.

Ero in una stanza a scacchi. Al centro un tavolino, che un tempo doveva essere stato molto grazioso e curato, giaceva a terra in mille pezzi. Insieme a lui una boccetta rotta e un biscotto mangiucciato. Mi avvicinai al tappo di sughero della bottiglietta e lessi l'etichetta: "Bevimi".
Feci un salto. Mi ricordava troppo Alice nel Paese delle Meraviglie, certo molto più... Disordinato?

Le opzioni erano due: questo era un sogno o avevo assunto qualche sostanza senza saperlo.

Optai per la seconda.

Però, finchè ero qui... Fino a che non mi fossi svegliata sarebbe valsa la pena goderselo.

Sulla parete opposta c'erano tre porte, due a grandezza naturale e una piccola. La terza era aperta, mentre una delle prime due era sfondata. Che strano.

La attraversai e... Ditemi voi se questo non era il film sopra menzionato. Alberi fungo ovunque e uno strano pubblico. Un coniglio con un monocolo, due gemelli rotondi, un minuscolo tasso e
«Tu?» chiesi, rivolgendomi alla farfalla blu.
Accorgendosi della mia presenza si voltarono tutti quanti.
«Ma guarda un po' chi si rivede» fece il Brucaliffo con il suo solito modo di parlare moolto lento.

Il coniglio spalancò gli occhi.
«Non ci credo! È lei! E proprio lei?»

Lo guardai confuso.
Lei chi?

Il brucaliffo mi diede un occhiata, poi guardò il coniglio e gli altri tre: «Questo si vedrá»
Poi sparirono tutti dietro una nube blu liberatasi dal nulla.
Tossii più volte per poi rendermi conto di essere rimasta sola.

Non mi feci tanti problemi e proseguii.
Che questo un tempo è stato Sottomondo non lo metto in dubbio, ma seriamente, ora sembra una cittá in rovina. Per non parlare del fatto che non c'è neanche una traccia dell'aria allegra e spensierata come nel film.

Mi addentrai nella foresta. Dopo una decina di minuti che scostavo foglie e rami iniziai a sentirmi osservata. Mi voltai, ma non c'era nessuno. Proseguii per il mio cammino, cercando di reprimere il mio disagio. Continuando a sentirmi osservata raggiunsi uno spiazzo. Al centro c'era un lunghissimo tavolo rovesciato, tazze e teiere a terra in mille pezzi. Feci un passo e in meno di un secondo mi si presentò davanti lo stesso tavolo, solo in piedi. Perfettamente, o quasi, agghindato con piatti, posate, tazze e teiere ed anche quattro individui.
A capotavola un uomo sulla quarantina, capelli rossi crespi ed un buffissimo cappello in testa sorseggiava annoiato il tè da una tazzina bucata.
Alla sua destra un ragazzo sul biondo rossiccio, che non poteva avere più di venti anni fissava il vuoto.
Un po' più in lá un leprotto sonnicchiava in una teiera e di fronte il tasso di prima girava ripetutamente il cucchiaio nella tazza.

Mi schiarii la voce e tre di quattro si voltarono verso di me spalancando gli occhi. Il tasso mi diede un occhiata per poi lanciare il cucchiaino in testa al leprotto. Questo sussultò e spalancò gli occhi, guardando abbastanza alterato la topolina bianca. Gli restituí il favore lanciandogli un piattino. Continuarono così per qualche secondo quando l'uomo riccio li inrterruppe: «Ehy, ehy, ragazzi datevi una calmata e siate cortesi. Abbiamo ospiti» concluse guardandomi con un intrigante sorriso stampato in faccia. Anche io sorrisi, confusa.
«Mettiti pure seduta, cara» mi intimò il tasso.
Feci come richiesto, sedendomi all'altra estremitá del tavolo.
«E tu saresti?» chiese il leprotto.

«Emh, Caitlyn» risposi incerta.
Il ragazzo iniziò a bere il suo tè, chiaramente annoiato.

«E cosa ti porta qui, Caitlyn? Se posso chiedere»

«In realtá mi ci ha condotto uno strano coniglio bianco»
Il biondo sputò il te. «Come scusa?» chiese spalancando gli occhi.

«Ho...ho detto qualcosa di sbagliato?»

«Ti ha davvero condotto un coniglio fin qui?» chiese ignorando la mia precedente domanda.
Annuii.

Velocemente si alzò, provocando un fastidiosissimo rumore con la sedia, e mi scagliò la tazzina contrò.
Non so esattamente cosa successe, so solo che mi sentii come...divisa e la tazzina mi attraversò schiantandosi contro il terreno e infrengendosi in mille pezzi.

E questo da quando diamine so farlo?

Il ragazzo spalancò gli occhi mentre il leprotto saltava in piedi e «Ah-ah!» esclamò. «Ti sei fregata da sola, piccola traditrice!» continuò.

Qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo.

Il ragazzo si fece avanti e, neanche me ne accorsi, mi tolse il cappuccio. Infastidita, la mia coda iniziò a dimenarsi sotto la felpa, riuscendo a liberarsi.

«Come pensavo» esordì.

«Avevamo ragione. È lei! È lei!» canticchiò il tasso.

«Lei...lei chi?» chiesi titubante.

Il cappellaio, che fino ad allora era stato zitto, mi guardò.

«La figlia dello Stregatto»





Note autore
Ehy,so che la cosa si stava facendo noiosa ma... Beh, da ora in poi potete giurarci non lo sará più! Però vedo che non andate esattamente matti per la storia...
Mi dispiacerebbe cancellarla, anche perchè avevo in mente un sacco di idee per questa e per altre storie sempre ispirate ai figli dei personaggi.
Voi cosa ne dite, ne vale la pena?


Se avete domande mi trovate su kik. Il mio nome è mirta.slytherin.

Voglio provare ad azzardare, dato che la storia sembra poco interessante: aggiorno a 10 voti.
-mirta

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