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Non vedo l'ora di mettermi a letto.

Io e Jason abbiamo parlato, poi siamo stati nella vasca per un po'. Non è successo niente tra noi due, a parte lui che mi dava qualche bacio qualche volta, ci siamo semplicemente rilassati stando vicini vicini, ed è stato bello. È uscito prima lui, non l'ho guardato, dicendomi che mi avrebbe aspettato nella mia camera, io sono uscita dalla vasca non appena lui ha chiuso la porta del bagno, mi sono asciugata velocemente, mi sono pettinata, ho legato l'asciugamano intorno al mio corpo e ora sto andando in stanza: non sono felice di stare per mettermi a letto perché sono stanca, visto che non lo sono, ma perché così starò ancora un po' con lui.

Entro in stanza e chiudo la porta, anche se oltre a noi non c'è nessuno in casa. Lui è seduto sul letto, appoggiato allo schienale, ha l'asciugamano legato in vita: questa scena, tralasciando il fatto che ora indossi un asciugamano, mi ricorda la mattina in cui sono entrata in camera sua per chiedergli dei vestiti ed è finita abbastanza male... spero che ora le cose vadano bene. Raggiungo il mio lato del letto sedendomi sul bordo. Non c'è la luce accesa, la stanza è leggermente illuminata dalla luce della sveglia.

«Adesso cosa stai facendo?» mi chiede subito, non appena sente che apro il cassetto.

«Devo cercare qualcosa da indossare per la notte.»

Va tutto bene, o almeno credo... di là andava tutto bene, non so se stando da solo ha pensato a quanto fosse strano e non da amici, tutto questo, e quindi abbia cambiato idea...

«Non ti serve.» mi attira a sé facendomi cadere all'indietro.

La cosa positiva è che non è arrabbiato come l'altra volta, non avrebbe nessun motivo per esserlo, anche l'altra volta però non aveva nessun motivo per esserlo.

A quanto pare, se ha fatto così, significa che va tutto bene, ne sono felice.

Lo guardo: sono sdraiata, lui è accanto a me, su un lato, col braccio piegato e la testa appoggiata sul palmo della mano.

Dice che non mi serve indossare qualcosa, che posso rimanere così, così come anche lui resterà così... non so se sia giusto, però.

«Domani devo andare al lavoro.» mi avvisa, anche se già lo sapevo.

«Lo so, aspetterò con ansia il tuo ritorno.»

«Quindi posso venire qui?» mi chiede felice, faccio un piccolo verso: «Aspettami anche per fare la doccia, così la facciamo insieme.» arrossisco mentre lui scoppia a ridere.

Battuta o meno, in questo momento sto immaginando noi due in doccia insieme, e per quanto possa essere eccitante, cosa che non ammetterò mai e poi mai, non posso fare a meno di pensare che sia tutto strano... in vasca c'era la schiuma e non abbiamo visto niente, in doccia ci vedremmo di sicuro...

Mi copro la faccia con le mani non solo per non fargli vedere che sono arrossita, anche se probabilmente l'avrà già visto, ma anche perché temo che dal mio sguardo possa capire che ci ho pensato, anche solo per un secondo.

«Arrossisci solo quando parlo io o quando ti accorgi che ti sto guardando. Con gli altri no, ma con me sì.» mi dice.

«Perché con te è diverso...» sussurro, togliendo le mani, ma stando attenta a non incontrare il suo sguardo.

«Diverso come?» lo guardo, lui appoggia la mano sulla mia guancia accarezzandola dolcemente: «Diverso che non staresti mai con Ronan, o Sterling, o chiunque altro nel letto con addosso solo un asciugamano?»

«Oddio no! Ronan non è nemmeno un mio amico e Sterling... è tuo fratello, sarebbe troppo strano.» gli rispondo subito.

«E se non fosse mio fratello?» mi chiede subito, come se si aspettasse che la mia risposta sarebbe stata quella.

«Se non lo fosse probabilmente nemmeno lo conoscerei, e anche se lo conoscessi lui...»

«Cosa?» mi sprona a parlare, visto che mi sono bloccata.

«Lui non è... te.» già...

«Allora perché non sei tornata prima?» mi chiede.

«Perché pensavo che non volessi più vedermi.»

«Anche io pensavo che non volessi più vedermi, infatti non sai quante volte sono partito, sono arrivato nel tuo college e non ce l'ho fatta a scendere dalla macchina. Stavo lì come un cretino...» mi confessa.

Scoprire che è venuto spesso a cercarmi e che non ha mai avuto il coraggio nemmeno di scendere dalla macchina mi fa sorridere, perché significa che allora di me gli importa e gli è sempre importato.

Dovrei dire qualcosa, probabilmente, solo che, come sempre, ho paura di rovinare questo bel momento.

La sua mano si appoggia sulla mia gamba nuda e, lentamente, si alza, fermandosi sull'interno coscia, nel punto più vicino alla mia intimità, iniziando a massaggiarmi dolcemente. Okay, è solo la gamba, va tutto bene. Sto provando delle strane, ma belle, sensazioni. Leva la mano, un po' mi dispiace, la appoggia sul bordo dell'asciugamano slegandolo, lo guardo senza dirgli niente, perché non voglio dirgli niente, non voglio fermarlo. Mi faccio coraggio e slego anche io il suo asciugamano, si piega leggermente per darmi alcuni baci sulla spalla, scendendo lentamente, e aprendo l'asciugamano, mi accarezza il fianco e torna a baciarmi il collo, non so che intenzioni abbia, però gli levo anche io l'asciugamano.

«Non voglio che tu ti senta obbligata... possiamo aspettare, non c'è fretta.» è carino a dirlo, non credo sia una cosa da tutti.

Sorrido quando si allunga a prendere le coperte e le sistema su entrambi, sdraiandosi poi al mio fianco, mi avvicino a lui e appoggio la testa sul suo petto.

«Pensavo ti fossi pentita del bacio...» mi confessa.

«Non è così.»

«Pensavo di non piacerti.» continua.

«Pensi troppe cose, Jay, e tutte non vere. Io pensavo mi conoscessi... eppure non hai capito che mi piaci.»

«Ti piaccio ora, ma prima?»

«Prima quando? Quando eravamo migliori amici e avevi occhi per tutte le ragazze tranne che per me?» mi riappoggio sul cuscino e guardo il soffitto buio: «Mi sei sempre piaciuto, ci ho solo messo un po' per capirlo.»

Seguono attimi di silenzio in cui mi chiedo se abbia detto qualcosa di sbagliato... sorrido, però, quando si mette sopra di me e inizia a baciarmi.

Oh, Jay... che cosa mi fai...

Parte di meWhere stories live. Discover now