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Qualcuno bussa alla porta della mia stanza, potrebbe essere Rachel, che avrà dimenticato le chiavi. Vado ad aprire vedendo, però, Jason appoggiato al muro, piegato, che guarda a terra.

«Jay.» sussurro sorpresa.

Cosa fa qui?

L'ultima volta che l'ho visto stava andando tutto bene e poi, dal nulla, si è arrabbiato per ciò che gli ho detto e se n'è andato. Ci sono stata male e ci sto ancora male.

Alza la testa, ha un occhio nero, il labbro rotto e delle gocce di sangue sulla maglietta.

«Stai bene?» gli chiedo preoccupata.

«Mi fai entrare o no?» il suo tono di voce non è per nulla gentile.

Deve avere litigato con qualcuno e, di conseguenza, averci fatto a botte, la domanda, però, è... perché è venuto qui?

Mi sposto facendolo entrare, chiudo la porta e mi giro vedendo che si è messo sul mio letto, vado a sedermi accanto a lui che prende una sigaretta e se la mette tra le labbra, gliela prendo prima che la accenda.

«È vietato qui.» gli dico, appoggiandola sul comodino.

«Sembra essere tutto noioso qui.»

«Lo è.»

«Allora perché non sei ancora tornata a casa?» la sua domanda non mi sorprende per niente.

È uno stronzo, ancora oggi aspetta che io molli tutto e corra da lui a pregarlo di darmi una seconda possibilità, perché crede che sia io a dovergli chiedere una possibilità, invece che lui a me.

«Che cosa è successo alla tua faccia? La persona che ti ha colpito sta bene?» gli chiedo cambiando discorso.

«Se sei preoccupata per il tuo amico Sterling... non sta meglio di me.»

«Perché ti ha picchiato?» gli chiedo sorpresa.

Non sarebbe comunque la prima volta che tra di loro saltano alle mani... si vogliono molto bene, sì, e sono le persone di cui più si fidano su questo mondo, litigare è normale, così come anche io ed Ebony litighiamo a volte, ma noi non ci siamo mai messe le mani addosso e non accadrà mai, loro invece... non lo so, non li capisco a volte.

«Sono stato io a picchiare lui, è diverso.» vuole che non sbagli, vuole che sia chiaro che è stato lui a fare tutto, come se ci fosse qualcosa di cui andare fieri.

«Perché l'hai picchiato?» gli chiedo nel modo in cui lui preferisce.

La porta viene aperta di colpo, mi giro vedendo che si tratta, ovviamente, della mia compagna di stanza, che, nel vedere qui con me Jason si blocca senza nemmeno chiudere la porta.

«Credevo che dopo averne parlato avresti superato questa storia e non gli avresti più permesso di usarti.» mi dice subito.

«Chi usa chi, scusa?» le chiede lui.

«Eleonor lo voglio fuori, dico sul serio.»

Fa sul serio?

Capisco che questa stanza sia di entrambe e che potrebbe non andarci che qualcuno entri e stia qui, ma io non le ho mai detto che, ad esempio, il suo ragazzo o uno dei suoi amici non potesse entrare e stare qui, e... sì, Jason è uno stronzo, lo sappiamo tutti, ma non è una giusta ragione per non volerlo qui.

Secondo tutti dovrei ascoltare Rachel e sbatterlo fuori, c'è una piccola parte di me che sa che mi farà male di nuovo e che quindi non dovrei stare dalla sua parte, però io non sono una stronza, non ho lo stesso carattere che ha lui e che hanno mia sorella e le mie amiche.

Guardo Jason, che non sembra intenzionato ad alzarsi.

«Alzati ed esci, ci metto due secondi a chiamare qualcuno che ti sbatta fuori.» ora ha parlato direttamente con lui.

«Non è solo la tua camera, non decidi solo tu, fatti i cazzi tuoi, nemmeno ti conosco.» le risponde lui.

«Ora che ci penso nemmeno io voglio qui dentro il tuo ragazzo, e anche tutti i suoi amici.» sembrerò anche una bambina, non mi importa.

«È il mio ragazzo... lo vuoi paragonare a questo idiota che è corso da te solo perché non ha nessun altro da cui andare a frignare?» Jason scoppia a ridere.

«Tu cosa ne vuoi sapere di chi sono io per lei?» le chiede Jason.

«Non mi importa, mi basta solo che esci dalla mia stanza entro cinque secondi altrimenti uso questo su di te e mentre ti guardo soffrire chiamo la sicurezza.» tira fuori da una borsa lo spray al peperoncino.

Sta scherzando?

Io non mi permetterei mai di parlare in questo modo al suo ragazzo o ad uno dei suoi amici, non per loro, ma per lei, perché la rispetto e rispetto le persone con cui esce anche se non le conosco, mentre lei... lei ha tanto da dire sul fatto che Jason sia uno stronzo, ma non si fida di me e non ha rispetto per me.

«Invece di minacciarlo dovresti chiamare il tuo ragazzo e dirgli che non può più mettere piede in questa stanza se non vuole che entro cinque secondi gli spruzzi lo spray al peperoncino sugli occhi e chiami la sicurezza per buttarlo fuori.» le dico di rimando.

«Ragazzo, hai detto bene. Il mio ragazzo che non ha mai fatto lo stronzo con me e che non è mai sparito facendomi dubitare di ogni cosa, che non mi ha mai fatto del male e che non mi ha mai fatta piangere. Sai cosa? Stai pure qui e falla stare ancora male, io vado dal mio ragazzo.» prende la borsa e se ne va sbattendo la porta.

Ha detto cose giuste... perché lui ha fatto lo stronzo con me, è sparito e mi ha fatto dubitare di ogni cosa, ha fatto esattamente ogni cosa che lei ha detto, eppure io non riesco e non riuscirò mai a voltargli le spalle, lui lo sa.

«Con tutte le persone che ci sono in questo college del cazzo proprio una che somiglia a tua sorella...» si lamenta lui.

Vedendo che non gli rispondo mette la mano intorno al mio braccio e mi attira a sé mentre si sposta leggermente all'indietro appoggiandosi al muro, mi fa appoggiare a sé e mi abbraccia.

Tutti avrebbero da ridire sul fatto che lo lasci andare e venire facendomi anche del male da sola, a partire dalla sua famiglia, visto che loro stessi lo hanno sbattuto fuori, ma loro non si rendono conto di quello che rappresenta lui per me... nessuno se ne rende conto.

«Ti disinfetto i tagli...» sussurro alzandomi, ma lui non mi lasci.

«No, non adesso. Aspetta un secondo...» mi avvicino di nuovo a lui: «Ora che ci penso c'è una cosa che potresti fare.»

«Cosa?» gli chiedo alzando leggermente la testa per guardarlo negli occhi.

Siamo fin troppo vicini, eppure non sembra importare a nessuno dei due, cioè, nessuno dei due pensa "lo siamo fin troppo, devo allontanarmi", anzi, più viviamo stiamo e meglio è.

«Quando ero piccolo e cadevo mia madre mi dava un bacio nel punto in cui sentivo dolore e mi passava, puoi farlo tu?» ride mentre alza e abbassa le sopracciglia divertito.

È una cosa che si fa con la maggior parte dei bambini. Bambini. Lui è un uomo ormai, ed è soltanto una scusa per far sì che mi avvicini a lui...

«Dipende dove ti fa male...» gli rispondo timidamente.

«Sicuramente qui.» indica la sua bocca facendomi abbassare lo sguardo: «Non l'hai ancora dato il tuo primo bacio, vero? Stai ancora aspettando quello giusto...»

«Non prendermi in giro... è una cosa importante per me.»

«Elle?» lo guardo negli occhi.

È passato così tanto tempo da quando eravamo due semplici amici... ora sono cambiate tante cose, non so se sia un bene oppure un male.

Prima che me ne renda conto le sue mani si appoggiano sulle mie guance e le sue labbra si appoggiano sulle mie, niente di più, non sento la sua lingua, è un semplice bacio a stampo... arretra lui, non io, io che ho le guance che mi vanno a fuoco... non so cosa dire e nemmeno cosa pensare...

«Avresti voluto che l'avesse fatto un altro?» mi chiede, scuoto la testa subito, senza però riuscire a guardarlo, e poi mi avvicino a lui, abbracciandolo di nuovo.

Quanto durerà questa volta?

Parte di meTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon