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Mi viene sia da ridere che da piangere se penso che a quest'ora sarei potuta essere con Jason, invece mi trovo da sola a casa a guardare un film... perché anche se andassi di sopra e mi mettessi a letto non riuscirei comunque a chiudere occhio.

Sono felice che in qualche modo stiamo cercando di risolvere, se ci impegneremo, e se è quello che entrambi vogliamo, credo che ci riusciremo.

Il suono del campanello mi fa tornare sul pianeta terra, guardo l'ora chiedendomi chi possa essere... è parecchio tardi. Mi alzo dal divano senza nemmeno bloccare il film, tanto l'ho visto mille volte, e vado alla porta, la apro trovando proprio lui davanti a me.

Cosa ci fa qui?

Sono sorpresa di vederlo visto che nel pomeriggio si è alterato quando gli ho chiesto se poteva raggiungermi dopo essere stato con i suoi fratelli.

«Se l'orologio non mi inganna non è ancora domani.» gli dico.

«Mi volevi qui e ci sono.» entra dandomi una leggera spallata, credo e spero che non l'abbia fatto apposta.

Chiudo la porta e mi giro a guardarlo, metto le braccia conserte.

«Non ti volevo qui.» voglio che lo pensi anche se era chiaro che lo volessi qui.

«Basta con le stronzate.»

«Dove vorresti portarmi a quest'ora?» gli chiedo curiosa.

Mi sembra abbastanza agitato, temo che possa andarsene non appena avrò detto la cosa sbagliata... praticamente è quello che succede sempre.

«Da nessuna parte.» mi risponde come se fosse chiaro.

Quindi?...

Lo conosco meglio di chiunque altro, eppure a volte fatico a capirlo.

«Allora seriamente... cosa fai qui?» gli chiedo, esausta di dovergli sempre fare tante domande affinché parli.

«Voglio stare con te, non mi importa dove, non mi importa se devo farmi cinque ore di strada ogni giorno.» mi raggiunge costringendomi ad indietreggiare.

Cosa?

Mi ritrovo tra lui e il muro, siamo molto vicini, non so cosa gli prenda, però, il fatto di stargli così vicino, mi fa stare bene, troppo bene...

Anche se tra noi riuscisse a tornare tutto alla normalità, o cambiasse qualcosa ma restassimo comunque insieme, dovrei comunque fare i conti con la mia famiglia... avrebbero e avranno tutti sempre da dire qualcosa contro di lui. Loro non lo accetteranno mai nella mia vita, e io non voglio arrivare al punto di dover scegliere tra loro e lui...

«Hai... bevuto, vero?» gli chiedo, anche se non credo, visto che, per quanto siamo vicini, dovrei sentire la puzza di alcol.

«Sono serio, prendimi sul serio, ho bisogno che mi ascolti.» lo guardo negli occhi.

«Ti sto ascoltando.»

«Ogni volta che ti vedo voglio baciarti, non impedirmelo, ti prego.» corruccio la fronte.

Vuole baciarmi? Baciarmi come?

Lo guardo avvicinarsi lentamente a me, chiudo gli occhi, nell'esatto momento in cui le sue labbra sfiorano le mie il mio cuore inizia a battere forte come non ha mai fatto, ho le farfalle nello stomaco, sono sensazioni bellissime, eppure mi giro impedendogli anche solo di darmi un bacio a stampo, cosa che, tra l'altro, è già successa tra di noi.

Non ho mai baciato nessuno, vorrei davvero che lui mi baciasse, solo che continuo a pensare a quanto sono stata male a causa sua... se gli permettessi di farlo riuscirebbe a farmi ancora più male.

Lo guardo, ha gli occhi lucidi, mi si spezza il cuore a vederlo così. Si gira e apre la porta, se ne vuole andare, scappa ogni volta che sorge qualche problema...

«Devi farlo per forza?» gli chiedo.

«Cosa? Andarmene? Che senso avrebbe restare qui con una che non vuole nemmeno un bacio? Non sarò Sterling o Ronan, da loro sì che ti faresti baciare, ma almeno quello che provo è tutto vero.» sbotta.

Ancora con Sterling e Ronan?

Tralasciando Ronan, ma Sterling... è suo fratello, e non è mai stato così geloso di lui, mai, e ora, all'improvviso, ipotizza che mi piaccia e che da lui mi farei baciare.

Lo guardo uscire dalla porta, prima che la chiuda mi faccio coraggio.

«Mi hanno fatto conoscere Ronan con la speranza che nascesse qualcosa tra di noi, e non hai idea di quanti ragazzi mi abbia presentato mia sorella... non mi è mai importato di nessuno di loro, e nemmeno di nessun altro ragazzo all'infuori di te. Ti ho aspettato ogni singolo giorno, per mesi, convinta che saresti venuto da me, prima o poi, ma non l'hai mai fatto... ci siamo rincontrati comunque e non hai fatto altro che trattarmi male, e adesso, dopo tutto il male che mi hai fatto come amico, pretendi che ti baci e chissà che altro, perché lo vuoi tu. Non ti sei nemmeno chiesto che cosa voglio io, pensi solo a te stesso.» dico, con le lacrime agli occhi.

Non ha chiuso la porta, non so nemmeno se è lì fuori oppure se ne sia già andato e quindi abbia parlato alla porta, invece che a lui.

«Ti conosco e pensavo che lo volessi anche tu.» mi dice, senza però entrare.

«Tutto questo mi fa paura.» gli confesso, così lui entra, chiudendo la porta e guardandomi.

«Cosa ti fa paura? Io? Io mi prenderei una pallottola per te, io morirei, per te, quindi che cazzo di paura dovrei farti?» sbotta di nuovo.

«Faresti tutto questo ma non ci hai pensato due volte a sparire dalla mia vita.» gli ricordo.

«Tu sei completamente fuori di testa, Eleonor. Dai tutta la colpa a me, sempre, e non ti è mai passata per la testa l'idea che possa essere tua la colpa.»

Mia?

Iniziano a scendermi le lacrime, mi allontano da lui passandogli accanto, ma mi afferra in modo forse un po' troppo brusco, intrappolandomi tra lui e la porta di casa. Resto con lo sguardo basso.

«Guardami.» mi dice, ma io non ho intenzione di farlo, mi pento di averlo fermato quando ormai se ne era praticamente andando: «TI HO DETTO DI GUARDARMI!» urla fortissimo, vedo che alza il braccio, strizzo gli occhi e mi giro, colpisce con un pugno la porta, proprio accanto alla mia testa.

Ma che gli prende?

Non si era mai comportato in questo modo, mai, ora vorrei soltanto scappare via.

Mi allontano senza riuscire a dire niente, continuando a piangere, singhiozzo così forte e così tanto che non riuscirei nemmeno a parlare. Corro su per le scale, entro in camera mia e mi butto sul letto.

Non so davvero che cosa pensare... la mia testa in questo momento è sconnessa.

Mi accarezza la schiena, non è difficile capire chi possa essere...

«Non volevo colpire te, non volevo farlo, te lo giuro sulla mia vita. Non. Volevo. Colpire. Te.» mi dice.

Lo so che non voleva colpire me...

Per qualsiasi persona sarebbe assurdo non dirgli di andarsene dopo quello che è successo poco fa, ma almeno è qui e non se n'è andato come pensavo che avrebbe fatto...

Mi abbraccia da dietro continuando a darmi dei piccoli baci sulla testa, cosa che, in poco tempo, riesce a calmarmi... nessuno dei due si muove, comunque, quindi prima che inizi una nuova discussione chiudo gli occhi.

Non voleva colpire me.

Parte di meWhere stories live. Discover now