67 Il rumore del silenzio

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Prima di giudicare la mia vita
o il mio carattere mettiti le mie scarpe,
percorri il cammino che ho percorso io.
Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate.
Vivi gli anni che ho vissuto io
e cadi là dove sono caduto io
e rialzati come ho fatto io.
PIRANDELLO

-POV GINNY-
Il buio ricopre la mente annegandola nel suo oblio. Vomito anche ciò che non ho mangiato. Svuoto lo stomaco fino a rovesciarlo e a chiedermi cosa mi sia rimasto. La testa gira forte mentre qualcosa dentro di me si incrina.
Siamo in ospedale da ore e non ho chiuso occhio. Aron è dentro una sala in questo ospedale con i tubi attaccati al corpo. Ci hanno vietato di entrare. Non ci hanno detto nulla delle sue condizioni e questo mi aumenta il peso che schiaccia il petto. Mi pulisco la bocca appoggiandomi al gabinetto.
Il professor Lee è sempre stato strano. A scuola tutti lo credevano pazzo. Ci faceva fare partite tra maschi e femmine e faceva combattimenti tra maschi e femmine incurante del sesso e del genere. Per lui tutti noi dovevamo saperci difendere. Era duro e spesso stronzo, ma era un modo tutto suo per aiutarci. Il primo giorno che ci siamo incontrati, correvo e pensavo alla mia famiglia in Italia. Lui mi sgridò e mi fece combattere contro Lucas. Quel giorno mi sentii spiata e non sbagliavo perché Aron aveva una mia foto nella sua stanza.
Il water diventa freddo e mi alzo in piedi. Mi lavo la faccia cercando di cancellare il pallore. Osservo le mie occhiaie viola. Sospiro. Il corpo ormai gelido come il marmo lo avranno nascosto per non farlo trovare alla polizia.
Mi allontano dal bagno dirigendomi dai miei fratelli. Attraverso i corridoi dell'ospedale. L'odore di disinfettante mi assorda. Dei medici corrono sempre più veloci. Osservo barelle e persone che piangono. Il cuore si ferma ad ogni barella. Mia mamma è morta così: su una barella in un ospedale con un velo sulla testa mentre i miei fratelli la osservavano. In questi mesi ho visto vite scivolarmi dalle mani, ma non ho visto quella di mia madre. Non l'ho potuta salutare e potrebbe essere la stessa cosa per Aron. Potrei perderlo per sempre senza aver chiarito. Potrei perderlo in un ospedale così come ho perso mia madre. Cammino senza anima e priva di voglia. Il cuore l'ho vomitato nel bagno. <Ginny> dice Totta afferrandomi il braccio. <Tutto bene?> Stiro un sorriso ignorando il conato di vomito che sale sulla bocca dello stomaco.

<Siete i parenti di Aron Walker?> domanda un medico uscendo da una stanza dalla porta bianca. Mi avvicino senza pensarci due volte. Lui mi studia attentamente. Matteo mi passa un braccio intorno la vita come per infondermi forza. Un pensiero intrusivo si fa largo nella mia testa. Solo i parenti possono entrare nella sua stanza, ma io ho bisogno di vederlo e parlargli con tutta la rabbia che provo. Sorvolo la domanda fingendo di non averci fatto caso.

<Possiamo vederlo?> domando sentendo la rabbia montarmi nel petto. Ghiaccio intorno alla gola e un fuoco in bocca. Arde e si secca, si ghiaccia e si scioglie. Il dottore indossa una cuffietta e una mascherina sul viso. La abbassa e con una mano mi fa cenno di aspettare mostrando un taccuino blu.

<Lui è stanco quindi uno alla volta. Il proiettile gli ha ferito il fianco, ma è uscito dal corpo perciò non c'è stata bisogno di nessuna operazione. Nessuna grave lesione ma ha rischiato tanto. Ci vorrà parecchio tempo per non sentire più le fitte, ma alcuni antidolorifici e medicinali possono di sicuro aiutarlo> spiega facendomi poi cenno di entrare. Io annuisco chiudendo il pugno in una morsa talmente stretta da farmi male. Entro nella stanza costringendomi a stare calma, ma la paura mi attanaglia. Quando lo vedo sul letto con dei tubi attaccati al corpo, mi sento di cadere e scivolare sul marmo che profuma di igienizzante. Lui ha gli occhi chiusi e la testa reclinata indietro reprimendo il dolore. Questa posizione gli mette in evidenza il collo e il pomo d'Adamo. Sento le guance andarmi a fuoco. Chissà se mamma avrebbe avuto la stessa espressione se si fosse accorta di essere in un ospedale.
Cammino a passi larghi e sempre più veloci. Ad ogni passo il profumo di menta e lavanda che la sua pelle sprigiona si fa più intenso. Il mio cuore accelera sempre di più.

Un diavolo bussa alla portaWhere stories live. Discover now