46 Un caotico disastro

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Non sempre le nuvole offuscano il cielo: a volte lo illuminano.

ELSA MORANTE

Matteo gira il volante con destrezza. Tra mio fratello e Aron non so chi guida peggio. La differenza sta che Aron almeno ha la patente, Teo no. Mamma non voleva che si comprasse la moto, perciò non ha seguito nemmeno il corso per guidare. Non so come abbia fatto a comprarsi una macchina elettrica senza patente e con pochi soldi. Ma è oggettivo, mio fratello è un maestro nella persuasione e manipolazione.

<Per Versace, perché non guidi usando anche il freno?> sibila Carlotta a denti stretti. Indossa una maglia corta a maniche lunghe di un tenero lilla. Un pantalone con un taglio sul ginocchio che ricorda vagamente uno dei miei e delle Air Force bianche. I capelli ondulati in modo perfetto le aprono il viso dando un po' di vita al loro solito liscio spaghetto. Stranamente oggi ha un trucco semplice. Il mascara e il gloss sono le cose più visibili.

Io indosso una maglia a maniche lunghe color petrolio che lascia la pancia scoperta e un jeans nero che nasconde il collo delle mie solite converse.

Non so proprio come riuscirò a resistere. Fa davvero troppo freddo. La California non è per niente come me l'aspettavo. Mi immaginavo un clima più caldo rispetto all'Italia. Quanto mi sbagliavo.

<Fa freddo> mi lamento cercando di coprire la pancia abbracciandomi il busto. Totta, al mio fianco, mi dà uno schiaffetto sulle braccia.

<Non ti lamentare> mormora spazientita. <Chi sarebbe Mary Quant se non avesse inventato e indossato la minigonna nel 1963 subendosi insulti e disprezzamenti da uomini e donne?> Una donna più felice forse? <Lo stile è più importante di una broncopolmonite> sentenzia alla fine <Perciò soffri in silenzio>.

Meglio non dirle che il suo bellissimo discorso non ha fatto cambiare la temperatura in questa macchina. Altro che riscaldamento globale. Io mi sento un polaretto.

Un clacson di una macchina risuona nel silenzio. Una macchina gialla ci sfreccia davanti tagliandoci la strada. <Coglione. Ma chi ti ha dato la patente?> si infuria Matteo gesticolando con una mano mentre con l'altra mantiene il volante. Come se lui ce l'avesse la patente...

Aspetta di che colore era la macchina? <Macchina gialla> urlo dando uno schiaffo a Totta e Ale che ascolta la musica nelle cuffiette. Provo a dare uno schiaffo anche a Davide, ma dallo sguardo terrificante che ricevo capisco che è meglio lasciar perdere. Sembra un gatto a cui hanno tolto il suo divano che amava graffiare.

<Hey> mi richiama Alessandro non capendo il motivo per il quale è stato schiaffeggiato. Allunga il braccio e mi ridà lo schiaffo sulla gamba.

<Senza ritorno> conclude lui con un sorriso sornione sistemandosi le cuffiette.

Chissà se in America fanno questo gioco. Sarebbe troppo divertente. Le persone si picchierebbero ad ogni Taxi di passaggio, e qui ce ne sono tantissimi.

<Perché quando vi picchiate in macchina ci sono sempre io di mezzo?> sbuffa Carlotta sistemandosi i capelli. Alzo gli occhi al cielo. Perché si sistema i capelli se non ne ha bisogno?

Però su una cosa ha ragione. La maggior parte delle volte in cui vediamo una macchina gialla io e Ale siamo nei posti posteriori vicino ai finestrini mentre lei è al centro. I posti sono sempre strategici. Ale soffre mal d'auto, o per lo meno quando a guidare è Teo. Carlotta adora parlare perciò si trova al centro, in modo tale che il suo raggio di azione sia maggiore. Dade sta come passeggero nel sedile anteriore facendo da navigatore e Matteo guida. Io invece sono seduta vicino al finestrino nel sedile dietro quello di Teo, motivazione? Non la ho. È semplicemente il mio posto.

Un diavolo bussa alla portaWhere stories live. Discover now