63 NCIS dei poveri

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Il carattere di un uomo è il suo destino.
ERACLITO

Il mondo sa divertirsi alle spalle. Il peso schiaccia la schiena mentre le ossa coincidono come in un puzzle. Il mondo è un burlone e ama ammalarsi e fare del male. Un sasso rotante che viaggia nel cosmo. La parola cosmo deriva da cosmos che significa ordine. L'universo è davvero ordinato? I miei pensieri sono così disordinati da non poter mettere ordine anche al mondo. Il sasso rotante gira come una trottola e io insieme a lui. Con la mente sono rivolta a una realtà che per altri è fantasia.
Siamo così giovani e forse è questo a rendere tutto una fantasia.
La vita è un grande forse. Vivo tra quelle cinque lettere. Serpeggio nella "f", nuoto nella "o", salto nella "r", volo sulla "s" e cammino nella "e".
Forse è questo il modo corretto per fare le cose. Gli uccellini cinguettano approvando i miei pensieri o forse si stanno dicendo tra di loro che oggi è una bella giornata. Già, forse poteva davvero esserlo. Poteva davvero esserlo se non stessimo ancora decodificando il messaggio del Gestator sugli scacchi.
1439 Ivar
26/12
<26/12 è una data> esclama Matteo giocando con una penna che emette un fastidioso click.
Vorrei potergliela spezzare.

<Ivar può essere un nome> propone Carlotta. Rimango in silenzio osservandoli. Ho il cuore che pulsa ancora troppo velocemente per la corsa fatta per fuggire dalla polizia. Abbiamo commesso un'inflazione. Questa volta non abbiamo scusanti. La polizia penserà che tutto ciò che è successo in questo periodo è colpa nostra. Eravamo dei sospettati quando Norman è morto. Le mie impronte digitali erano sul corpo del povero signore.
"Non c'è demone che non mi sussurri la notte prima di dormire. Il Gestator è dove noi abbiamo occhi." Queste sono state le sue ultime parole. Lui è dove abbiamo occhi.
Vorrei poter togliermi i paraocchi e guardarlo fino a mostrargli tutto il mio odio.

<Dobbiamo trovarci un nome> esclama Alessandro alzandosi dalla sedia facendola strisciare a terra. Delle occhiate curiose e stanche seguono i suoi movimenti. <Scassiniamo negozi, incarceriamo delinquenti e a stento arriviamo a fine mese> elenca in modo serio. <Dovremmo chiamarci l'NCIS dei poveri> conclude stoico.

<Ti vedi troppi polizieschi> scherza Aron Lo Stronzo Walker ridendo. Sorrido costatando che ha una bella risata. La leggerezza dissolve i dubbi e le risate si propagano.
Abbiamo la mente che galleggia tra i dubbi e le preoccupazioni. Vorremmo riparo. Siamo naufraghi su una terra emersa da poco.

<Propongo di pranzare> dichiara Davide lanciando uno sguardo a Alessandro. Matteo prende la tovaglia e Carlotta cerca di tagliare il pane. Alessandro prende i piatti da sopra la testa di Totta che lo minaccia col coltello.
Io mi dirigo in camera. Devo rimettere in carica il cellulare e farmi una lavata di mani.

<Ginny> mi richiama una voce e mi blocco sull'uscio della porta. Il suo tono e le sue dita mi sfiorano la pelle.

<Ti avevo detto di non toccarmi> ribatto a bassa voce per non farci sentire e strattonandomi. Aron mi osserva con sguardo ferito ma non demorde.

<Ginny dobbiamo parlare> dice. Mi giro verso di lui per fronteggiarlo. Sussurriamo per non farci sentire dai miei fratelli che sono a pochi metri di distanza da noi. Si avvicina inclinando il viso. Siamo a meno di un metro di distanza e mi sento di andare in corto circuito.
Lo odio. Odio le reazioni del mio corpo consapevole di quello che ha fatto. Non riesco a non pensarci. Ho la mente che fa male per tutto quello che provo. Mi sento sul punto di un precipizio. Sto per cadere, per volare giù da una scogliera, ma una corda mi tiene stretta a sé ed è quella corda a fare male. Sono bloccata nel limbo, inclinata tra il precipizio e la terra.

<Abbiamo parlato questa mattina> rispondo dura.

<Non mi basta. Te ne sei andata senza permettermi di spiegarti> mormora muovendo le labbra ad ogni lettera. Ha gli occhi inchiodati nei miei e non riesco a sopportarlo perché so che questo è il posto dove sto bene. Mi sento bene nei suoi occhi, perfino adesso, e vorrei non poterlo guardare in faccia ma non ci riesco. Lui è come una calamita.
Tempo fa ho sbagliato a paragonarci a due rette parallele. Noi siamo attratti da uno stesso punto ed è in quello che ci scontriamo. Siamo rette incidenti che superato il punto proseguono ognuno per la propria strada come se nulla fosse, ignorando il passato, il presente e anche il futuro che saremmo potuti essere.

Un diavolo bussa alla portaWhere stories live. Discover now