27 Totta russa troppo

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Amare sé stessi è l'inizio di una

storia d'amore lunga tutta la vita.

OSCAR WILDE


-POV GINNY-

Una carezza mi solca la guancia lasciando una scia bollente. Tutto diventa buio. Le fiamme ardono alte. Poi... freddo. <Ginny> urla una voce. Il timbro graffiato mi arriva come una frusta. Del fuoco mi circonda e mi lacera la pelle. Mi piego in basso sentendo un dolore lancinante alla gamba destra. <Ginny> ripete la voce mentre il mio passo risuona nel nero più totale. Una fiamma si accende alla mia destra. Mi avvicino alla fonte di calore sentendo un'improvvisa confusione. I miei piedi non toccano terra. Una nube nera si propaga prepotente sotto di me. <Ginny> Il fuoco si spegne. Percepisco i capelli bagnati e un brivido mi percorre lungo la schiena.

<Chi sei?> domando girandomi. Mi sento frastornata. Che cosa sta succedendo qui? Come ci sono arrivata? Il fuoco si è spostato dalla parte opposta alla precedente posizione. Mi avvicino correndo, ma la fiaccola è lontana.

<Scegli il fuoco. Scegli il tuo futuro>. Mi volto di scatto seguendo la voce. Sono tra due fiaccole identiche accese.

<Fatti vedere se hai il coraggio> lo sfido aguzzando le orecchie. Una risata si propaga nel buio immenso.

<Scegli la fiaccola. Scegli il tuo futuro o lui sceglierà per te> ripete la voce. Mi rigiro su me stessa cercando una via di fuga. Dove sono? Che sta succedendo? Io.... Sento una mano afferrarmi il mento e un'altra scuotermi il corpo. Una luce si propaga prepotente frantumando il muro e creando uno spiraglio nel buio. Piccole crepe si propagano con forza sulla struttura. Spalanco gli occhi. Una figura mi sovrasta toccandomi la vita coperta dal pigiama. Blocco la mano posata sul mio fianco e la strattono. Tiro un calcio per allontanare la persona che piano piano si fa più nitida. Ha dei capelli corti, neri e ricci. La pelle diafana e gli occhi... neri. Teo mi ferma con entrambe le mani guardandomi confuso. Le sue mani su di me non esercitano alcuna forza. Come se il mio calcio non lo avesse minimamente ferito. Lo guardo ancora intorpidita dal sonno e mi rendo conto che stava provando a svegliarmi.

<Gin va tutto bene?> chiede dandomi la sua più totale attenzione. Libero i miei polsi dalle sue mani e mi siedo composta sul divano. Un momento... che ci faccio qui?

<Si si, ho fatto solo un brutto sogno> lo tranquillizzo. I suoi abissi neri sono puntati nei miei in cerca di cedimento. Sbadiglio stremata e mi stiracchio come un felino. 

<Perché hai dormito sul divano?>

<Totta russa troppo> rispondo trasportandolo in una risata sincera ma sottile destinata ad essere ascoltata solo da me. È raro sentire Matteo ridere. Lui... beh... è lui. Uno sbruffone solitario che spaventa se non lo conosci realmente. Strafottente e orgoglioso come pochi. I suoi occhi si posano indagatori su di me. Il corpo forte composto da muscoli geometrici, un carattere maturo e una mente brillante, è poggiato sul divano con una posizione severa e fiera. La maglia nera aderente gli fascia la parte superiore. Il jeans nero e le scarpe del medesimo colore non fanno che incupire la sua figura. <Perché mi hai svegliata?> domando sentendo la fame farsi largo nello stomaco. L'ansia e il nervoso dell'ultimo periodo non fa che aumentare la mia fame.

<Tra mezz'ora dovremmo essere in classe> risponde con nonchalance e con una scrollata di spalle.

<Perché non mi hai svegliata prima?> affermo alzando il tono di voce. Mi toccherà saltare la colazione per arrivare a scuola in tempo.

Un diavolo bussa alla portaWhere stories live. Discover now