61 Il fascicolo vs la promessa

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Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
Sono un essere umano, niente di ciò ch'è umano ritengo estraneo a me.
PUBLIO TERENZIO AFRO

-POV ARON-
Ricordo il sole e il sapore del buio. Mischio la paura con i gesti d'affetto. Scambio la vita con la morte con l'unico scopo di non conoscere entrambe.
Adesso il sole mi bacia il viso. Era da tanto che non sentivo la luce sulla pelle. Mi sento... bene.
Apro gli occhi sbattendoli per abituarmi alla luce. Solo chi ha visto il buio può apprezzare la luce. Respiro a pieni polmoni. Adesso so cosa significa respirare.
Ginny è al mio fianco. La stringo forte senza aver paura di svegliarla, non voglio se ne vada e non voglio sia un sogno. Il pigiama infantile che indossa è morbido e sottile. I suoi capelli mi solleticano le guance, alzo la testa e osservo il sole che illumina il giardino. La luce invernale solitamente è bianca poiché filtrata dalle nuvole, oggi no, oggi è brillante come l'oro.
Per la prima volta dopo anni, mi sveglio con qualcuno al mio fianco e con il calore di una persona a farmi da scudo dal freddo del mondo. Mi sento bene. È effimera la felicità, ma quando la provi ti sembra l'eternità.
Le accarezzo la testa mentre dorme. Ha il respiro così regolare da spezzarsi. Sorrido perché lei è qui. Qui con me e io non mi sento solo.
Mi alzo cercando di non fare rumore. Il freddo si fa sentire all'istante. Le sistemo meglio la coperta e trattengo una risata quando mugola perché le ho sistemato le coperte fin sotto il mento.
È mattina presto, ma mi sento così bene da voler fare qualcosa di buono e non rimanere immobile. Prendo dei vestiti dall'armadio e mi cambio in bagno. Di solito se mi svegliavo presto era perché avevo fatto un incubo. Oggi non ho voglia di farmi una doccia, non ho fatto nessun incubo e non voglio che il suo profumo che mi si è impregnato sui vestiti, scivoli sul mio corpo fino a scomparire accompagnato dalle gocce d'acqua.
Esco dal bagno per entrare nella cucina. Di fronte a me, seduto sullo schienale del divano, c'è Matteo che mi guarda in attesa di qualcosa mentre fuma una sigaretta. <Ciao> lo saluto prendendomi un bicchiere d'acqua. Ormai sono abituato alla sua presenza di prima mattina.

<Ginny è in camera tua?> domanda Matteo senza salutarmi. Studia ogni mio minimo movimento con la massima precisione e accuratezza.

<Si> rispondo tranquillamente. Lui spegne la sigaretta sfregandola con il fondo di un posacenere guardandomi fisso in modo intimidatorio. Mi inizia a spaventare.

<Avete...> inizia a dire lasciando in sospeso la frase. L'acqua mi va di traverso e maledico casa mia che non ha mura per dividere la cucina e il salotto che si trovano in una stessa area.

<No, cavolo no> replico posando il bicchiere di vetro nel lavandino. <Non la toccherei mai senza il suo consenso. Lo sai> esclamo e lui sembra rilassarsi. I muscoli del collo si distendono e sembra più amichevole.
Se non fossi io la vittima, la situazione mi farebbe ridere.

<Lo so. Per questo mi stai simpatico> ribatte. Mi sta per fare un discorso come fanno i padri? <Vi siete baciati?>
Ieri no. In generale... si.

<Perché non lo chiedi a lei?> sbotto in imbarazzo evitando di rispondergli. Ci mancava la paternale del fratello geloso e iperprotettivo.

<Perché lei non è una persona che racconta tutto ciò che le accade>

<Io nemmeno> replico sulla difensiva.

<Lo so, ma lei è mia sorella> risponde alzandosi dal divano e facendosi più sereno. Si avvicina a me ma la sua figura non mi opprime. Non mi sento minacciato come dorrei. Mi sento come se parlassi a un amico. <Allora, ieri vi siete baciati?>

<No> rispondo guardandolo negli occhi per fargli capire che non mento.

<Ma avresti voluto> continua imperterrito.

Un diavolo bussa alla portaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt