35 Film e figuracce

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Non è ciò che guardi che importa,

è ciò che vedi.

CHRISTIAN BOBIN


Ognuno ha un proprio io. La percezione di noi stessi è diversa da quella che hanno gli altri su di noi. Noi vedremo sempre quella parte di noi più sbagliata. Quella piena di difetti. Ci vedremo tristi e deboli anche se all'esterno sprigioniamo tutte le nostre energie. 

Gli altri ci vedono l'esatto opposto di come ci vediamo, perché ci sono barriere altissime che abbiamo innalzato per nascondere come ci vediamo. Più ci sentiamo stanchi, più appariamo pieni di energia. Più ci sentiamo deboli e più nascondiamo quel lato apparendo perciò più forti.

Ognuno costruisce una maschera con quel che gli rimane. Copre il viso con cura, attento a nascondere tutta la pelle, le ossa, i pensieri. Mettiamo la visione di noi stessi in uno scatolone su una mensola talmente alta che nessuno può arrivarci nemmeno con una scala. 

Alcune persone provano a prendere la scatola, ma la scala è troppo bassa. Allungano la mano, ma lo scatolone sembra allontanarsi. Nessuno è pronto a vedere come ti senti e ti vedi. Nemmeno noi stessi. Chiudiamo il nostro io in una scatola e indossiamo una maschera perché non vogliamo farci domande. 

Mi comporto in questo modo perché ciò che vedo è da migliorare. Vedo sempre la me che ha paura, ingenua, che si fida troppo e debole. La rabbia è più utile. Sono io a mettere paura. 

La vita mi ha insegnato che ci sono due modi per affrontare il mondo: scappare e reagire a testa alta. Io non voglio scappare. Dimostrerei a me stessa che sono identica a quella che credo di essere. Perciò, cammino guardando d'avanti a me. Vedo un'infinità di persone senza vedere realmente qualcuno. <Come vi siete trovati coinvolti nello scandalo?> domanda un giornalista.

<Come siete arrivati al fatto che è stato Tyler Allen?>

<La polizia ha rilasciato...>

<Il Gestator voleva...>

<Come vi sentite dopo...>

<Una foto per la stampa> Le voci dei giornalisti si sovrappongono in un mix da mal di testa. Continuo a camminare senza prestare attenzione a nessuno.

<Tempo una settimana e i giornalisti troveranno un altro scandalo> afferma Matteo appena le porte della scuola si chiudono alle nostre spalle mettendo un muro di vetro tra di noi e quegli avvoltoi. Non sono stata mai così felice di entrare a scuola. Gli occhi degli studenti nei corridoi si poggiano su di noi incuriositi. Mi sento come un'animale di un circo. <Andiamo> ci sprona Teo. Mi spinge per la schiena. Non sono pronta a rivivere tutto daccapo. C'è sempre quella parte di me rannicchiata in un angolino che trema e piange mentre ripete a sé stessa tutto ciò che le dicevano e le facevano. Non ci pensare. Il passato è passato solo quando non fa più male. Ma quando smetterà di fare male?

<Hey> ci saluta Josh raggiungendoci. Ci affianca prendendomi sotto braccio. I bisbigli aumentano alle nostre spalle. Cammino lungo il corridoio guardando le persone che incontro. I soliti gruppetti delle ragazze che parlano di gossip, ora sono intente a osservarci. Continuo a camminare senza tener troppo conto agli sguardi. Senza rendermene realmente conto, i miei occhi incontrano la sua figura. Aron sta parlando con un ragazzo più basso di lui. Stanno ridendo per qualcosa. Non l'avevo mai visto così sorridente. Chiude l'armadietto alle sue spalle. Lo guardo con la coda dell'occhio. Si veste con i soliti colori scuri. Ha una maglia blu scuro con scritto: NYC. Porta lo zaino su una sola spalla in modo sciatto. Sorride e nel farlo, gli occhi si socchiudono. Una fossetta fa capolino sul lato sinistro del suo volto. Il viso è dipinto da una spruzzata leggera di lentiggini. Non ci avevo mai fatto realmente caso, ma gli stanno bene. Gli conferiscono un'aria ingenua. Sono sempre stata concentrata sui suoi colori scuri e i lineamenti duri, da non rendermi conto dei tratti più infantili. Ricordo la prima impressione che mi ha dato. Mi ricordava un bambino con quelle lentiggini sulla pelle diafana. Quanto mi sbagliavo.

<Gin, ti muovi?> mi richiama Alessandro. Gli occhi di Aron scattano su di me. Il sorriso scompare lentamente. La fossetta chiude il sipario e lo sguardo pieno di apatia entra in scena. Divento rossa. Basta così poco per fargli scomparire il sorriso. Metto una ciocca di capelli davanti agli occhi come per nascondermi e aumento il passo. Mi sento a disagio e un peso sul petto mi fa da macigno sul cuore. Davanti a me, Ale, Dade e Josh parlano tranquillamente tra di loro. Non si sono accorti di nulla. Teo e Totta hanno assistito alla scena. Matteo mi guarda con un braccio piegato con la mano che tocca il fianco e la tipica espressione da "non ci credo. Solo brutte figure sa fare". Gli sorrido imbarazzata. Infondo non ho fatto nulla di male. Carlotta ha una mano sulla fronte sconfortata. Tutto sommato non è così grave, spero.

<La campanella tra poco suona. Abbiamo la prima ora con la Jhonson> annuncia Davide.

<Allora ci si vede. A me tocca matematica con quel pazzo di Murphy> ci saluta Josh sventolando la mano e incamminandosi verso la parte est della scuola. 

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<Dovrei comprare un libro> dice Dade.

<Ti accompagno io domani> rispondo. <Ho bisogno di camminare>

<Grazie.> Dade mi fa un sorriso a trentaquattro denti. È bello vedere che è felice anche se è strano che lo sia per un libro. Cosa ci troverà di così bello in pezzo di carta che gronda di inchiostro?

<Ci vediamo un bel film?> domanda Ale lanciandosi sul divano.

<Sii. Non vedo un film da troppo tempo> conferma Totta facendosi spazio sul divano.

<Okay> asserisce Dade.

<Ci sto> rispondo senza pensarci. Siamo solo noi a casa. Aron è chissà da che parte. Sinceramente non voglio nemmeno sapere dove.

<Che vediamo?> chiede Teo accendendo la TV. Adesso inizia la vera guerra.

<Orgoglio e Pregiudizio. Assolutamente> approva Totta.

<L'assassinio sul Nilo> ribatte Dade.

<Hunder Games> contesto. Mi rifiuto di vedere un film romantico. Sul giallo ci sto, ma Orgoglio e Pregiudizio... bleah. I film di avventura e i fantasy sono i migliori.

<La mia idea unirà tutti voi> afferma Ale. Ho paura di ciò che uscirà dalla sua bocca. I suoi film sono alquanto discutibili. <Vediamoci Pride + Prejudice + Zombies> Teo alza un sopracciglio. <È un remake di Orgoglio e Pregiudizio> Ale continua a parlare guardando Totta che inclina la testa compiaciuta. <Di conseguenza un classico tratto da un libro> guarda Dade adesso. <Ed essendo una parodia dell'originale versione con un contesto apocalittico, è di azione> io e Teo annuiamo convinti. <e per di più le colonne sonore sono ottime> termina sorprendendo tutti. Ha trovato un film che potenzialmente può piacere a tutti. Un compromesso un po' bizzarro, ma quando si è in tanti a scegliere un film si ha questo effetto. Il film parte. I primi ottantaquattro minuti sono passati tra le lamentele di Dade sul film alquanto discutibile e tra gli urli di terrore di Totta. Senza contare che nessuno riusciva a trovare una posizione comoda. Ale si è steso lungo lo schienale del divano sopra le teste di Teo, Dade e Totta che sono seduti. Io invece, sono stesa a terra infagottata tra le coperte a guardare le dolci e tenere signorine Bennet che nel film, sono diventate delle implacabili cacciatrici di morti viventi. Dopo i titoli di coda rimaniamo tutti in silenzio a elaborare il tutto. È stato... fichissimo. La faccia di Carlotta poi, impagabile. Si, assolutamente impagabile.

Un diavolo bussa alla portaWhere stories live. Discover now