5 Nascondersi tra i propri simili

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I gesti, come i pianeti, sono mossi da leggi invisibili.
ERIN DOOM

<Hai visto come si era vestita la prof di chimica? Insomma, abbinare un pantalone marrone, una maglia verde e una borsa rossa dovrebbe essere un reato. Siamo in piena estate e lei decide di vestirsi come un albero di Natale. Così mi fa venire voglia di neve e qui l'unica neve che ho visto è stata nei film> si lamenta Annabeth al che io sorrido. Non tanto per la sua faccia scandalizzata, più che altro perché mi ricorda tanto Totta. Lei avrebbe detto la stessa cosa. Sento una piccola fitta nel petto, come se qualcosa mi stringesse il cuore. Ripensare ai miei fratelli mi provoca delle corde che stringono i polmoni e su ognuna di esse c'è un nome che corrisponde a loro.
Sposto lo sguardo da Annabeth, che in questo momento sta guardando il cellulare, per osservare il gruppetto di ragazzi che si trova vicino a una panchina affianco al muro. Si passano qualcosa tra le mani e si guardano intorno in maniera noncurante di ciò gli accade intorno.

<Che fanno?> chiedo a Annabeth. Alza il volto dallo schermo e guarda il gruppo di ragazzi. Fa un respiro profondo poi posa il cellulare in tasca e mette una ciocca di capelli dietro le orecchie.

<Spacci?> domanda lei schietta. Strabuzzo gli occhi e scuoto la testa scioccata. Non mi aspettavo una simile frase.

<Ovvio che no> rispondo secca. In Italia mi hanno detto tante cose, ma drogata mai. Beh, c'è sempre una prima volta nella vita.

<Meno male, per un momento ho pensato che tu volessi avvicinarti a loro> spiega. Mi mordo la guancia conscia del fatto che vorrei davvero avvicinarmi a quel gruppo di persone. Forse possono darmi le risposte che cerco.

<Perché non mi devo avvicinare a loro?>

<Beh chiunque lo ha fatto è finito nel loro stesso giro. Fanno stupide sfide. Loro hanno un giro di scommesse schifose e gestiscono un brutto giro di droga>

<Sai chi lo gestisce?> domando nuovamente continuando a guardare i ragazzi che adesso stanno contando dei soldi. Perché Annabeth sa queste cose? Anche in America la droga dovrebbe essere illegale, allora perché nessuno fa una denuncia?

<No, ma...> mi giro per farla continuare e la vedo con uno sguardo serio e quasi pietoso. <la droga non risolve nulla. Se hai un problema dimmelo> fa una piccola pausa. <Prometti di non andare da loro> Mi guarda aspettando una mia risposa, ma io non posso darle quello che vuole. Se c'è anche una sola possibilità che tutto ciò serva per arrivare a lui devo farlo. Devo farlo per la mamma, per quei cretini dei miei fratelli e lo devo fare per me.

<Non ti preoccupare, lo so> garantisco sorridendo. La verità è che non lo so. Non mi sono mai fidata di nessuno al di fuori della mia famiglia e di poche persone che conosco da quando sono piccola.
Annabeth aumenta la falcata lasciandomi indietro. Si gira sorridendo e mi accorgo che ha un bellissimo sorriso che la fa sembrare una bambina. La conosco da poco eppure la sua gentilezza e pacatezza ti fa sentire a casa.
Se le persone pensano che le persone timide sono calme, beh, si sbagliano di grosso. I timidi sono i più spaventosi da un certo punto di vista. Dentro ardono e sono tutti da scoprire. Perché le persone timide non si fanno conoscere da nessuno a meno che non abbiano piena fiducia sul tuo conto.

<Muoviti o Andrew e Mason se ne andranno> dice lei. Guardo il gruppo di ragazzi dietro di me. Sono ancora lì. Non posso andare via.
Tasto le tasche per far finta di cercare qualcosa e metto in scena un perfetto teatrino.

<Cavolo> impreco. <Ho dimenticato una cosa in classe>

<Vengo con te> dice Annabeth affiancandomi.

<Non ti preoccupare, avviati> la rassicuro sgranando gli occhi.

<Ok, allora a domani> mi saluta demordendo. Le faccio un cenno con la mano e mi avvicino all'entrata della scuola. I ragazzi sono ancora lì. Controllo se Annabeth c'è ancora, ma non la vedo. Mi avvio verso i ragazzi con passi decisi. Sono rimasti solo due ragazzi. Uno ha un berretto in testa grigio con i capelli neri che gli escono ribelli. Sotto gli occhi verdi ha grosse occhiaie che gli scavano il volto. Sposta la sigaretta dalle labbra e dalla bocca ne fuoriesce del fumo che mi fa tossire. Sentendomi, il ragazzo si gira e fa un cenno col capo. Mi squadra da capo a piedi e mi porge la sigaretta.

Un diavolo bussa alla portaWhere stories live. Discover now