25 Un incontro stellare

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Ho iniziato ad urlare

quando gli altri erano troppo

sordi per ascoltare


"<Mamma ci racconti una storia?> domanda Totta allungando le braccia verso la mamma. Gli occhioni grandi da bimba riflettono la luce della luna che oltrepassa le persiane. La mamma si avvicina con cura e delicatezza.

<Venite su> ci sprona lei. Il viso affilato e dolce evidenzia la sua stanchezza. Gli occhi verdi e i capelli castani le donano colore e vivacità. Con lentezza ci alziamo tutti dal letto. La mamma è sempre stata bellissima, ma quando sei piccolo vedi quegli occhi materni ancor più belli. È come se pendessi da essi. Un solo battito può cambiare il tuo umore. La mamma ci porta fuori al balcone. Le luci dei lampioni illuminano la strada rendendola meno spaventosa.

<Che cosa ci racconti oggi?> domanda Ale poggiando la testa sopra il braccio della mamma.

<Si, quale leggenda?> continua Dade con la sua vocina e sbattendo le palpebre per rimanere sveglio.

<Sedetevi sulle sedie. Oggi vi racconterò una storia diversa: una leggenda> Ognuno di noi si siede sulle proprie sedioline. Non usciamo spesso fuori al balcone di notte, ma quando capita, la mamma racconta delle storie bellissime. Storie di eroi o guerrieri nel cielo. Ogni sera prima di andare a dormire ce ne racconta qualcuna. A volte sono prodotte dalla sua più libera immaginazione, altre segue l'ordine cronologico dei libri degli scrittori. <Guardate là>. La sua mano indica delle stelle lontane centinaia di migliaia di anni luce da noi.

<Dove? Io vedo solo stelle> chiedo aguzzando gli occhi. La mamma sorride.

<Se osservi bene e segui le stelle potrebbe uscire fuori un disegno. Le costellazioni non sono altro che le stelle che vengono unite da linee immaginarie> risponde calma.

<Io vedo solo stelle mamma> si lamenta Totta mettendo il broncio.

<Va bene. Ho un'idea> accende il telefono e ci mostra un'immagine. I corpi celesti sono uniti tra di loro da una linea immaginaria. <Voglio che troviate queste stelle. Il primo che le trova vince> La mamma sa bene che la competitività tra di noi è alta. Siamo pur sempre bambini e ai bambini piace vincere.

<Trovata> asserisce Teo indicando le stelle. I punti luminosi sono gli stessi.

<Bravissimo Matteo> lo elogia la mamma. <Se guardate attentamente le stelle creano la figura di un guerriero> Inclino un po' la testa e mi lascio andare alla fantasia.

<Come si chiama questo guerriero?> domanda Dade curioso.

<Perseo> risponde lei fissando la costellazione.

<Che buffo nome> commenta Ale.

<La leggenda di Perseo inizia molto tempo fa. In una piccola regione della Grecia viveva Acrise, un re molto forte e temuto. Acrise governava Argo con ardore. Il re aveva una figlia bellissima: Danae. Il padre aveva paura per le sorti del suo regno poiché non aveva avuto eredi maschi. Così ascoltò l'oracolo di Delfi che gli predisse che sua figlia avrebbe avuto un figlio che lo avrebbe ucciso. Per impedire ciò, il re rinchiuse sua figlia in una torre. Danae scontava i suoi giorni in solitudine e tristezza. Un giorno però, una pioggia d'oro entrò nella torre. Zeus si presentò alla principessa e i due si amarono. Dalla loro unione nacque un bambino di nome Perseo. Danae lo accudì per molti mesi di nascosto, ma quando Acrise lo scoprì, fece rinchiudere madre e figlio all'interno di una cassa di legno per poi abbandonarli in mare. La cassa sbarcò sull'isola di Serifo, dove Ditti, un pescatore fratello del tiranno Polidette, la portò al re convinto che contenesse un tesoro. Polidette si innamorò subito di Danae e la ospitò insieme al figlio a corte. Passarono gli anni e Perseo crebbe diventando sempre più forte. Polidette, ancor innamorato della madre, le chiese di sposarlo, ma lei era troppo impegnata a prendersi cura del figlio. Il re decise di eliminare Perseo. Attuò una strategia molto subdola. Disse di voler sposare Ippodamia per il bene del regno. Invitò tutti gli amici a un banchetto, compreso Perseo, chiedendo un cavallo bianco come regalo. Perseo però non possedeva nessun cavallo. Il giovane si offrì di donare qualunque cosa desiderasse se il vecchio re avesse smesso di importunare la madre. Polidette chiese come regalo di nozze la testa di Medusa convinto che Perseo morisse nell'impresa. Perseo, essendo un semidio, ebbe una mano dagli dei. L'intelligente Atena gli fornì uno scudo lucido raccomandandogli di guardare Medusa attraverso l'oggetto. Hermes diede all'eroe un falcetto di diamante molto affilato per decapitare la creatura mostruosa. Anche il freddo Ade gli prestò un oggetto magico: un elmo che lo rendeva invisibile. Tutti questi doni gli furono molto utili per l'impresa che stava per compiere. Medusa si nascondeva in un giardino segreto pieno di statue che in realtà erano persone da lei pietrificate. La Gorgona aveva dei serpenti a posto dei capelli. I rettili sibilavano e si muovevano in modo contorto e sovrumano. A nessuno era concesso vedere i suoi occhi perché ti trasformavano in una statua per l'eternità. Lo scontro fu col fiato sospeso. Perseo riuscì a sconfiggere Medusa tagliandole la testa. Durante il viaggio di ritorno verso la madre, Perseo incontrò Andromeda salvandola da un destino crudele e spietato. I due si innamorarono e insieme ripresero il viaggio di ritorno. Polidette intanto, sicuro che Perseo non sarebbe tornato, continuò a importunare Danae che si era nascosta in un tempio sotto il consiglio di Ditti. Preso dall'ira, Perseo corse da Polidette uccidendolo con il "regalo di nozze". Infatti il potere della testa di Medusa era ancora potente. Pietrificò tutti i presenti lasciando il regno a Ditti perché lo aveva sempre visto come un padre adottivo. Perseo consegnò i doni agli dei e tornò insieme alla madre e alla moglie ad Argo. L'eroe, in cerca di vendetta, uccise il nonno Acrise, compiendo l'oracolo di Delfi> Gli angoli della sua bocca si alzano impercettibilmente mentre i suoi occhi sono ancora incollati sulla costellazione.

<Perché allora Perseo è intrappolato in quelle stelle?> domanda Dade.

<Non è intrappolato. Alla sua morte, Atena gli ha concesso questo dono in modo che tutti possano ricordare le sue grandi imprese>

<Ma Andromeda dove sta allora?> chiede Totta. La mamma indica una costellazione poco distante.

<Quella è Andromeda> afferma con voce pacata. Le nostre bocche si schiudono in una piccola 'o'. <Adesso a nanna su>

<Ma mamma...> mi lamento sfregandomi l'occhio con il palmo della mano. <Non puoi lasciarci con tutte queste domande>

<Non c'è nessuna domanda a cui la notte non può rispondere>"

La mamma era così. Un mistero dietro l'altro, ed è stato uno di quelli ad ucciderla. <Perché mamma? Perché non ce ne hai parlato?> domando rivolta verso la costellazione di Perseo. Le stelle rimangono ferme. Non arriva nessuna risposta alla mia domanda se non un piccolo venticello. <Perché te ne sei andata? Dovevo trovarti con gli occhi aperti e una pizza in mano> il sarcasmo della parte finale mi lascia dell'amaro in bocca. Pensavo veramente che sarebbe andata così. La costellazione brilla con audacia sopra la mia testa. Non c'è nessun'altro astro che più la poteva rappresentare. Lei è la mia Danae. Lei è la nostra Danae. Ed esattamente come Perseo, faremo di tutto per lei. Ti vendicheremo promesso. <Avresti dovuto insegnarmi a pagare le bollette. Non avresti dovuto andartene così>. Con questa frase capisco. Non è lei che non se ne sarebbe dovuta andare. Sono io. <Ho sbagliato. Sarei dovuta rimanere con te. Il tuo destino era già scritto> Anche il mio allora? Cosa mi attende? <Se è vero che non c'è nessuna risposta a cui la notte non può rispondere allora perché mi sembra che ad ogni notte si formula un enigma più grande della notte precedente?> chiudo gli occhi ed inspiro. Non piangere. Sii forte. Non piangere. Non mostrarti debole. Non cadere. Non rialzarti. Non perdere l'equilibrio. Mi sento su un filo sottile che tende a spezzarsi e a lasciarmi cadere nel vuoto. Non muoverti. Non cedere. Non piangere. <Da quando sono qui sento il cervello sfaldarsi. Il Gestator ha ucciso un uomo. Abbiamo trovato un orologio da taschino e delle citazioni. Giostra la droga nella città e consegna accendini a un bar che ha la fedina penale pulita. Non so più dove sbattere la testa. Ho dovuto confessare tutto e mettere in pericolo un mio amico. Josh non si merita questo, ma lui non se ne sarebbe andato da lì fino a che uno di noi non gli avesse raccontato tutto. Ho fatto un casino e mi sento in colpa. In tutto questo casino si aggiunge anche Walker. So che non ha uno dei passati più facili, ma non lo sopporto. È odioso e strafottente. Lo odio con tutta me stessa. Lui è una tempesta a cui non deporrò le armi. Non mi fermerà nel mio destino, che sia scritto o che abbia io la penna. Lui non ci riuscirà>

Un diavolo bussa alla portaWhere stories live. Discover now