24 Una brutta sorpresa

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Per chi ha paura tutto fruscia.

SENECA


Col tempo mi stavo abituando al rombo della moto. Il suo casco mi ripara dal vento e mi permette di stare più tranquilla. Non so come faccia a stare senza casco e fidarsi di sé stesso. Corre come un vecchietto che ha appena vinto alla lotteria. Mi ha ceduto il suo casco lasciando che il vento gli smuova i capelli neri. Chiudo gli occhi quando sento che accelera. Perché corre così tanto? Faccio un respiro profondo per cercare di calmarmi, ma ciò che accade non mi calma per niente. Un odore di menta e lavanda mi invade le narici e vorrei tanto non saper riconoscere l'odore della sua stupida colonia. Una fragranza elegante e delicata allo stesso tempo. Una capace di impregnarsi addosso come una cozza. Apro gli occhi di scatto e con le mani ancora sulle mie gambe dico: <Tra quanto arriviamo?> Sento il suo sguardo attraverso lo specchietto della moto. Ha uno stupido sorrisetto a incorniciargli il volto. Ma perché sorride come se avesse un pessimo piano che gli frulla in testa?

<Tra poco siamo arrivati> risponde con voce divertita e accelerando. Il peso si sbilancia e mi sento cadere all'indietro. Le braccia che tenevo aggrappate alle gambe come per darmi forza, adesso cingono il busto dello Stronzo. Stringo forte il tessuto di cotone scuro per non sentirmi cadere. La scena potrebbe sembrare comica ad occhio esterno, ma non lo è per niente. Almeno non per me. Indosso l'unico casco disponibile e sono ancorata come un koala a un'idiota che cerca di farmi fuori. La cosa realmente preoccupante non è la velocità con cui i nostri corpi sfrecciano o il fatto che dopo questo viaggio dovrò buttarmi nell'acido per liberarmi del suo profumo, ma che non so la nostra destinazione. Per quanto ne so potrebbe perfettamente portarmi in un manicomio. Il che non sarebbe male, insomma, cibo gratis e un tetto su cui vivere mi sembrano un ottimo motivo per farci una visitina. La moto si inclina lievemente e sento il cambio della marcia innescarsi.

<Potresti andare più piano?> chiedo con ancora gli occhi chiusi. Sento qualcosa scorrere sulle mie mani ancora incrociate per mantenermi a lui. Aron allenta di poco la mia presa su di sé. Le dita sottili e agili coprono le mie.

<Se stringi un altro po' mi blocchi la circolazione> risponde riportando la mano sul manubrio.

<Allora rallenta> ribatto con ancora gli occhi serrati.

<Stiamo andando a 10 km/h> replica con voce divertita. Apro gli occhi. Il mondo ha smesso di correre nella parte opposta alla nostra direzione. La velocità in questo momento è: passo anziano che fa la spesa. Cosa? Prima correva come un velociraptor. La moto si ferma lasciandoci in una strada desolata della città. Scendo dalla moto e osservo attentamente i particolari. Tra i pazzi grigi si trovano attaccati diversi cartelloni di ristoranti. Le scritte sono rosse e gialle. Gli alberi sono totalmente assenti, ma in compenso, c'è un fioraio chiuso poco più avanti. Le finestre sono tutte serrate e non c'è anima viva.

<Se mi vuoi uccidere questo è il posto perfetto> borbotto togliendo il casco.

<Grazie per l'idea, ma momentaneamente non è tra la mia top 10 di piani da compiere>. Sbaglio o ha detto momentaneamente?

<Parla quello che con la moto stava per ammazzare non solo me, ma anche sé stesso>

<Stavamo andando piano>

<Piano? Hai rischiato due volte di fare un'incidente>

<Era la macchina che non mi stava dando la precedenza>

<Oh e sentiamo, perché dovresti avere la precedenza?> domando incrociando le braccia al petto.

<Ero a destra e la precedenza si dà alla propria destra> Touché.

Un diavolo bussa alla portaWhere stories live. Discover now