59 L'eccezione che conferma la regola

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Ogni cuore ha la sua melodia. Tu conosci la mia.
CASSANDRA CLARE

-POV GINNY-
Ho fatto tanti sbagli, ma mai troppi. È così bello il ricordo di uno sbaglio. Ha un dolce sapore. Sapevo fosse un errore eppure adesso non faccio altro che pensare che sia il ricordo più bello e intenso che ho mai provato. Il ricordo scava una strada diretta verso il cuore che sembra tremare. Non ha senso pensare adesso a questo. Non ha il minimo senso ricordare il modo in cui mi ha fatta sentire.
È stato un bacio. Solo un bacio. Il mio primo bacio.
È successo settimane fa e forse lui nemmeno se lo ricorda. Probabilmente non ha provato nulla, e forse nemmeno io.
Sapeva di errore tutto quello.
È passato, mi ricordo. Sono passati quasi venti giorni da quel giorno, eppure sento ancora le sue labbra sopra le mie. Ricordo la stretta allo stomaco mentre lui mi teneva stretta con forza come per aggrapparsi. Mi aveva detto che non mi avrebbe fermata, e non l'ha fatto. È rimasto al mio fianco anche quando ho rischiato di morire.
Mi chiedo come sia difficile discendere da un'emozione e l'altra. Era così bello da sentirmi male. Faceva dannatamente male il modo in cui mi teneva stretta a sé, tanto da farmi credere che potevamo fonderci. Fa male notare che potrà essere anche uno stronzo, ma non riesco a non cercarlo con lo sguardo.
È un altro tipo di dolore quello di accorgersi di quanto una sola persona possa corroderti quando hai passato l'intera vita a essere indipendente da chiunque.
Non avrebbe senso etichettare le emozioni. Non ha senso perché le emozioni non sono fatte per essere pronunciate. Segregate nel nostro corpo, esplodono quando non riusciamo più a contenerle.

<Ginny> mi saluta Travis sedendosi al mio fianco nella mensa. Ingoio il boccone velocemente colta alla sprovvista.
È una legge mai stata scritta esplicitamente: mai, e sottolineo mai, salutare qualcuno che mangia sovrappensiero, a meno che non volete ucciderlo senza andare in prigione.

<Hey, ragazzi. Come ve la passate?> esclama Felix sedendosi di fronte a me prendendosi un'enorme boccone di piselli e carote.

<Chiudi la bocca quando mangi, Lopez> si lamenta Matteo lanciandogli un fazzoletto in faccia. Felix ridacchia aprendo ancora di più la bocca. Matteo ride scuotendo la testa. <Alla salute> afferma alzando il bicchiere d'acqua in direzione di Teo che segue i suoi gesti.

Una mano si poggia sulla mia spalla. Mi giro e sorrido a Josh. <Hey Josh. Mangi qui?> chiedo. Lui scuote la testa.

<No, grazie> declina facendo il giro del tavolo. Saluta tutti quanti e si ferma vicino a Dade. Nel tavolo continuano a parlare, ma io presto attenzione a Josh e mio fratello. Quest'ultimo sorride quando Josh gli porge l'ombrello. Si dicono qualcosa e Josh sorride scuotendo la testa. Torna al suo tavolo nella parte di quelli dell'ultimo anno.

Un momento. Perché Josh aveva il nostro ombrello?

<Come sta Annabeth?> domanda Travis. Mi giro a guardarla. È seduta tra mia sorella e Andrew che è a capotavola. Osserva il piatto con sguardo perso. Ha gli occhi lucidi e i capelli lisci che le affilano il viso. Passa un fazzoletto sul naso rosso e poi si guarda intorno sentendosi osservata. Di fronte a lei, Mason le dice qualcosa e lei accenna a un sorriso. Poggia delicatamente la mano sulla spalla di Andrew e poi si alza dal tavolo. <Ginny, tutto okay?> domanda Travis.

<Si> affermo alzandomi per seguire Annabeth. Alessandro, seduto a fianco a Felix e quindi di fronte a Matteo, mi lancia uno sguardo interrogativo. <Torno tra poco> dico avviandomi. Annabeth si chiude nel bagno. Attraverso il corridoio di velocità. Un sospiro leggero è nascosto tra le mura del bagno pieno di specchi e dalla luce gialla delle lampadine. <Annabeth...> sussurro. Lei sussulta e non emette altri suoni. Con il cuore che si fa pesante, mi avvicino alla porta. Poggio la mano e sento la pelle umida di lacrime. Le mattonelle non sembrano più dello stesso giallo caldo, ma sembrano dello stesso colore dei girasoli appassiti. La porta si apre sotto il mio tocco. Annabeth mi abbraccia facendomi rimanere bloccata per qualche secondo. Interdetta sul da farsi, le accarezzo la schiena. Sento le lacrime tagliarle il viso e scavare l'anima. Conosco il dolore. L'ho provato sulla mia pelle, ma quando qualcuno prova il tuo stesso dolore, ti sembra estraneo. Ho perso mia madre e lei sua cugina. Ricordo le lacrime, ricordo la rabbia e la tristezza. Ricordo i sorrisi di cortesia e ricordo la compassione della gente. Ricordo tutto questo perché sono ancora su quel filo spinato. Ci cammino sopra sorvolando il vuoto sotto il mio sguardo.

Un diavolo bussa alla portaWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu