46 Un caotico disastro

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Quando c'era la mamma avevamo una macchina a sette posti. Era bellissima con la sua carrozzeria verde pastello tempestata di nostre scritte con il pennarello indelebile. Sembra più un muro pieno di graffiti che una macchina.

<Non vedo l'ora di vedere Johnny Depp. Gran bel figo> assicura mia sorella nei suoi brillanti minuti di sclero. Fin da piccola ha sempre avuto una cotta per questo vecchietto. Ogni 9 giugno scriveva una lettera in cui faceva gli auguri all'attore.
Le ruote della macchina fanno una sgommata lasciando segni neri lungo la strada.
Sapevo che sarei morta presto, ma pensavo che ce l'avremmo fatta ad arrivare a 17 anni. Mancano pochi mesi infondo. E soprattutto pensavo di aver superato il peggio sfuggendo alla furia di mio fratello questo pomeriggio.
Mi mantengo salda al sedile fino al momento in cui Teo non parcheggia facendoci scendere.
Sembriamo dei sopravvissuti di guerra. Ale ha il viso verde in procinto di vomitare, Dade una mano sulla fronte per via delle curve, io con il mal di pancia. Matteo si stiracchia con disinvoltura, come se non avesse appena attentato alla nostra vita. E Totta si specchia controllando che il trucco sia ancora intatto. Al nostro fianco non ci sono molte macchine. Sono le 19:23. La guida eccessivamente sportiva di Teo ci ha fatto arrivare in anticipo.

<Hey, siete venuti alla fine> sorride Travis salutandoci. Dalla jeep parcheggiata alla nostra sinistra, esce l'intero gruppo. Jacob Martinez e il suo metro e novanta con tanto di cartellino americano. Felix Lopez e i suoi fantastici capelli platinati e la bottiglia di birra già tra le mani. E infine Steve Rodgers con il suo fisico da modello palestrato.

<Hey Ginny> mi saluta Felix abbracciandomi con un braccio mentre con l'altro mantiene una bottiglia di birra. Puzza di alcol. Si allontana da me avvicinandosi a Carlotta. <Madame, è un piacere fare la sua conoscenza> dice facendo un inchino scomposto e ridacchiando.

<Un metro di distanza, Lopez> lo richiama Matteo avvicinandosi con una sigaretta tra le labbra. Felix alza lo sguardo notando mio fratello e allontanandosi da Totta che sembra scioccata.

<Hey amico, una birra?> gli chiede il platinato. Teo scuote la testa.

È inutile domandarsi come si sono conosciuti, sicuramente in uno dei tanti bar di Los Angeles di fronte a una buona dose di vino.

Matteo chiude le mani a conchiglia mentre accende la sigaretta.

Poco lontano da noi si sente il ruggito di una moto accompagnato da risate. Aron parcheggia poco distante da noi. Scende dalla moto e si toglie il casco guardando nella nostra direzione. Siamo lontani di almeno cinque macchine, eppure la distanza non sembra troppa. La lavanda e la menta creano il loro insolito intreccio nella mia immaginazione.  I nostri sguardi si incrociano fendendo l'aria. Grigio contro grigio. Semibuio contro semibuio. Il grigio è semibuio o semiluce. È metà luce o metà buio?

Si sfila il casco guardandomi come se fossi l'unica. L'unica motivazione. L'unica in grado di capirlo davvero. Ma la verità è che non capisco me stessa. Come potrei capire lui?

 Una biondina lo saluta abbracciandolo. Lui si gira per guardarla. Ride dicendole qualcosa all'orecchio, ma non fa nulla per allontanarla. Non ricambia l'abbraccio e non la respinge.

La bionda indossa una felpa viola. Ha davvero un'ossessione per il viola. Prima il vestito, poi la felpa. È un'aspirante prugna per caso?

Serro la mascella e guardo Travis. Lui sta parlando tranquillamente con Alessandro e Jacob.

Reprimo un brivido di freddo. L'inverno è bellissimo se sei attorcigliato in cinque strati di coperte e con una tazza fumante di thè con dei biscotti da inzuppare.

Qui le persone sembrano lucertole. Sono pochi i ragazzi in felpa. La maggior parte hanno un giubbino di jeans che lasciano aperto e che lascia intravedere il sottile strato della maglietta a mezze maniche. Già a vederli mi salgono i brividi. Ma di chi si deve avere più paura sono quelli che non hanno nemmeno la decenza di indossare il giubbino. Vado in ipotermia al solo pensiero.

Un diavolo bussa alla portaWhere stories live. Discover now