Capitolo 57

13 1 0
                                    

Pov. Triple H
"Quindi ha detto che non c'è speranza?". Annuisco in silenzio,Mark sta cercando di consolarmi da mezz'ora con la sua grossa mano sulla mia spalla. "Hunter,una mia amica ha adottato un bambino indiano... non le somiglia per niente,però è carino!" Anche Sean sta cercando di consolarmi a modo suo,ma è evidente che nella sua vita non sia in grado di essere serio. "L'adozione è il nostro piano,però prima Jo deve riprendersi". "Come sta lei adesso? Immagino sia distrutta... dille che possiamo uscire una sera,quando si sentirà meglio". Dwayne mi ha appena lasciato una bottiglietta d'acqua accanto sulla panchina e sembra scosso dalla notizia. Stephanie non sa niente di tutto ciò e questa sera durante le prove mi continuava a chiedere se stessi bene... "Ragazzi,mi raccomando. Non voglio che si sappia in giro, soprattutto non voglio che quando Jo tornerà al lavoro tutti le chiedano come sta...". Bevo un po' dell'acqua quando improvvisamente Stephanie entra nel backstage: "Ragazzi... che ci fate ancora qui? Tra poco chiudono tutto,andate a casa!" La ragazza sembra non aver compreso il momento e ci sta osservando. "Paul,c'è qualche problema?" Mi chiede,piegando le ginocchia per arrivare alla mia altezza da seduto. Questo è troppo. "Stephanie,per favore:ti ho già detto che devi lasciarmi in pace. Sì,sono arrabbiato,ma devi capire che io ho una vita al di fuori di qui e ci sono cose che non puoi sapere perché sono mie private". Mi alzo di scatto dalla panchina,non posso sopportare la sua faccina innocente per un altro minuto. Ma come si permette di intromettersi nella mia vita? È tutta la sera che cerca di capire perché Jo non è venuta alle prove,mi ha veramente stancato. Sarei dovuto rimanere a casa con lei. Percorro il corridoio fino all'uscita che da sul parcheggio,nulla può fermare la mia rabbia che scorre nelle vene più veloce del sangue. Sbatto con violenza la porta dietro di me. I ragazzi tentano di rincorrermi,ma tutto ciò è inutile. "Lasciatemi solo" affermo voltandomi e guardandoli negli occhi. Per fortuna hanno compreso,i veri amici sanno quando hai bisogno di tempo per te stesso. Attraverso la strada,una macchina a momenti mi prende in pieno davanti al mio posto di lavoro,ma nulla può fermare quello che ho dentro. So che potrei fare del male. Entro nel vecchio parchetto,il cancello è chiuso ma la rete a maglie di ferro è bucata. Ho sempre odiato questo cesso,non capisco se il Signor McMahon venda la droga ai barboni qui accampati per tollerare la presenza di un posto simile a pochi isolati dal suo ufficio. Cammino senza sosta e mi siedo alla nostra panchina,quella ilumunata dal lampione e dalla luce della luna. "Perché a te Joan?" Urlo disperato guardando il cielo. "Perché a noi?!?" Le lacrime scorrono veloci lungo il viso,sposto con un gesto rapido i lunghi capelli bagnati per il sudore dell'allenamento per poi raccogliere il viso tra le mani. Perché proprio a noi? Dopo tutte le cure che abbiamo fatto... Io ti amo Jo,volevo una famiglia con te! L'idea che potremmo restare noi due soli tutta la vita mi uccide,abbiamo così tanto amore da dare che potremmo amare non un bambino ma dieci,anzi venti,cinquanta bambini. Eppure ciò che vuoi veramente finisce sempre nelle mani sbagliate,chi vuole stare da solo si trova incasinato in matrimoni forzati,chi vorrebbe un solo figlio ne ha almeno tre e chi ne vorrebbe solo e soltanto uno non ne potrà mai avere. Ho consolato Joan dicendole che avremmo adottato,non posso sfogare il mio dolore su di lei:ho soffocato tutto questo da quando lo abbiamo appreso stamattina ma sento che non può più restare qui latente. Amore...una domanda ho in testa da stamattina e non avrò mai il coraggio di fartela:"perché a noi?" Perché proprio noi non possiamo commuoverci davanti a un test di gravidanza positivo,perché proprio noi non potremo mai avere una piccola creatura bionda come me ma con gli occhi verdi come i tuoi,come l'hai sempre desiderata... perché non potremo mai essere papà e mamma,perché?!?!?! Per uno stupido tumore,per una stupida malattia? Perché quegli imbecilli dei medici non hanno visto che a 16 anni già lo avevi,tu stavi male,ti sei andata a far visitare... "ti hanno detto che non era niente!" Lancio violentemente un sasso contro al cestino della spazzatura,il rimbombo è fortissimo e sento degli uccelli volare via. Sei stata operata,ti avevano detto che era tutto a posto,col cavolo che era tutto a posto! Un cigolio improvviso interrompe i miei pensieri. Chi cazzo è adesso? Non ho niente addosso,ho lasciato anche il portafogli... "Paul?" Una voce femminile mi chiama forte.Non è una voce a caso,riconoscerei quello schifo di voce tra mille altre. Mi volto di scatto,è lei,la vedo trabballare nelle sue nuove Louboutin,quella magliettina scollata non le copre nemmeno un quarto del seno e,beh,nessuno le ha chiesto di toccare la mia giacca. Si fida bene il paparino a mandarla qui con almeno 30 mila dollari di vestiti e gioielli addosso. "Paul,copriti che fa freddo!" Stephanie scioglie velocemente le braccine conserte per passarmi la giacca,riavvolgendosi subito nel suo minuscolo chiodo in pelle. Se magari lo allacciassi,somara. "Paul...vuoi parlarne? So che Jo non può rimanere incinta... mi dispiace". Basta,ora mi ha veramente stancato,ha estorto le parole di bocca ai miei amici pur di scoprire la verità! "No,non voglio parlarne,soprattutto con te! Tu non sei nessuno per me,sei soltanto la figlia del mio capo e ,beh,se flirto con te nelle puntate è perché mi pagate! Smettila di pensare che voi McMahon avete il controllo assoluto su di noi,io ho una vita fuori di qui e ho una bellissima compagna di vita,si chiama Joan Marie Laurer se non ti fosse chiaro,perciò smettila di cercare di sedurmi con le tue avances,sono stato povero e non ho paura di ritornarci! Voi...voi ricchi,sì i bilionari come voi pensano di ottenere tutto ciò che vogliono con i soldi. Anche io lo credevo,ho creduto in questi anni di fama che il mio stipendio mi avrebbe cambiato la vita,e invece no! Joan non aveva un dollaro quando si è messa con me,stavamo bene nella nostra semplicità e chiedere un figlio a una persona è ciò che di più semplice ci sia in una coppia con una forte intimità. Ora si,siamo entrambi ricchi,ma va tu che ne sai che hai più soldi di tutti noi...comunque,non siamo più spiantati ma guarda qui... un bambino figlio di altri non sarà mai completamente nostro! Lo ameremo come nostro,lo cresceremo come nostro,ma un giorno si accorgerà che noi siamo bianchi e lui è nero,o che ha gli occhi a mandorla,o che il suo viso non somiglia né a quello di mamma né a quello di papà e rivorrà la sua vera famiglia! Non lo auguro a nessuno,nemmeno a te ricca viziata del cazzo!" Un singhiozzo nel silenzio del parchetto è seguito da un leggero calpestio delle foglie nel sentiero. Stephanie sta piangendo a dirotto e sta scappando via. Ho esagerato con lei,cazzo avevo in testa? Non posso riversare il mio dolore su una ragazzina... "Stephanie! Stephanie,dove vai da sola!" No,non posso lasciare che venga derubata o investita da qualche macchina. Mi alzo immediatamente dalla panchina,lancio il giubbotto sulle spalle tenendolo con una mano e la rincorro. "Stephanie! Non puoi camminare da sola nel buio,è pericoloso!" Inizia a correrre più velocemente, per fortuna con quei tacchetti non va molto lontano e la raggiungo subito bloccandola per un braccio. "Stephanie aspettami!" "Lasciami andare!" Urla,cercando di liberarsi dalla presa. "Scusami,non dovevo prendermela con te...ti accompagno a casa!" Si volta verso di me e intravedo il suo viso alla debole e lontana luce del lampione: i suoi occhioni azzurri sono tutti sporchi di trucco e due lunghe righe nere le solcano le guance. "Vado da sola! Ti odio,brutto stronzo che non sei altro! Tu non mi conosci! Parli senza sapere,tu non conosci la mia vita e ti fermi alle apparenze solo perché ieri ho comprato queste scarpe o perché ogni tanto firmo assegni in qualche posto per conto di mio padre...". "Conosco quelle come te,sono quelle che hanno rifiutato di uscire con me da ragazzo perché facevo i panini per pagarmi le lezioni. ". Sembra essersi calmata,il suo sguardo da lucido si tramuta in fulmineo:"forse quelle che hai conosciuto tu sono così... tu non sai nulla del mio passato." Si libera facilmente dalla mia mano,leggera sulla sua spalla, e si siede su una panchina vicina. "Paul..." mi chiama con voce singhiozzante. "Io ho un figlio..." Cosa? "Aspetta,meglio dire che avrei potuto averlo". "Spero che tu non stia inventando bugie per farmi pentire di averti mandata a cagare" le rispondo in tono deciso. "Se pensi questo me ne vado". "No,aspetta!" La blocco facendola sedere sulla panchina,mi siedo anche io accanto a lei. Ha la faccia scossa,non può scappare da sola. "Ecco,puoi anche non credermi." "Io ti credo Steph... cosa è successo?" le rispondo prendendole la mano. Sta tremando,mi sa che non ne parla molto spesso. "Io avevo un bambino...ero così felice,ero incinta! Avrei avuto un piccolo bambino... per colpa di quello stronzo di mio padre ora mio figlio non è qui con me,ma sarà sempre nel mio cuore!" Il racconto si interrompe a favore di un forte pianto. Con la mano libera si strofina gli occhi,spargendo tutto il trucco residuo per le guance. Poverina,ho fatto piangere la figlia del mio capo. Sono uno stronzo. La sua mano trema nella mia,la minigonna le copre a stento la parte finale delle cosce accavallate l'una sull'altra,la sua mano bagnata e sporca di mascara la trascina ripetutamente in basso cercando di coprire la pelle d'oca. "Tieni,copriti un po'... fa freddo" le dico appoggiando la giacca sulle sue gambe. "Ma tu non hai freddo?" Mi chiede piangendo. "Avevo la sciarpa nella manica del giubbotto" rispondo coprendomi con essa le spalle. Stephanie si rannicchia sulla panchina piegando le ginocchia e risponde con un timido "Grazie ". "Ma dimmi un po',i collant sono troppo costosi per voi facoltose?" Le chiedo ironicamente per cercare di strapparle un sorriso. "Mi fanno schifo!" Risponde,infilando nervosamente le braccia sotto al cappotto. Il silenzio è imbarazzante,vorrei tanto consolarla ma non riesce a smettere di piangere. "Non ho avuto scelta". Il silenzio si interrompe con questa frase che mi colpisce dritta al cuore. Quanto vorrei poter avere la libera scelta di formare una famiglia con la mia Joan. Vorrei tanto renderla felice e avere dei bambini tutti nostri,invece una forza maggiore ce lo ha impedito. "Avevo compiuto diciotto anni da poco,rimasi incinta per errore dell'uomo con cui ero fidanzata allora. Ovviamente la notizia mi ha scossa,ma amai subito quella creatura dal primo momento... finché mio padre non scoprì che avevo fatto un test di gravidanza,i domestici lo avevano trovato nel cestino del mio bagno e hanno pensato bene di conservarlo come prova. Andò su tutte le furie quando lo scoprì-" un forte singhiozzo la costringe a interrompersi. "Mi dispiace" rispondo accarezzandole la mano. Riprende a respirare e continua: "Quell'uomo era più grande di me,non di pochi anni ma mi ero innamorata perdutamente di lui. A casa avevano accettato a fatica la relazione,paradossalmente mio padre era quello più felice,ha visto che mi trattava bene e non aveva cattive intenzioni... maledetto,gli ho detto subito dopo averlo scoperto con una telefonata che ero incinta,ne parlammo di persona la sera stessa e mi disse di esserne felice. Ma mentiva. Mio padre due giorni dopo lo scoprì,venne a sapere che saremmo andati in Florida a crescere la creatura e mi disse che non avrei dovuto tenere quel bambino e che mi avrebbe cacciata di casa se lo avessi fatto. È diventato molto violento,ha cercato di venire alle mani ma mio fratello lo ha trattenuto. Mi disse che avevo tre giorni di tempo per pensarci e che mi avrebbe portata a forza in una clinica per...non riesco a dire quella parola!" Che padre di merda... "Pensai a scappare,preparai le valigie per la Florida ma poi capii che sarebbe stato inutile,mi avrebbero riconosciuta subito e mi avrebbe trovata. Mi chiusi in camera fino al giorno successivo,mio padre mi urlava dalla porta che stavo disonorando la nostra famiglia,che avrei fatto scandalo,che i giornali avrebbero parlato di noi,che mi avrebbe diseredata perchè la sua figlia prediletta lo aveva deluso. Mi sentivo molto in colpa ma allo stesso tempo amavo quel bambino. Ero pronta a lasciare tutto per lui e nostro figlio,ho annullato la mia domanda di iscrizione al college e abbiamo deciso di trasferirci lontano dai miei,non capivo che volevano solo proteggermi. È stato un errore. Il giorno dopo venni a sapere per vie indirette che il mio fidanzato avrebbe lasciato lo stato e sparì per sempre dalla mia vita. Non ce l'ho fatta a sopportare lo shock,non sapevo se ce l'avrei fatta da sola con un bambino e pensai anche alle malelingue,alla mia famiglia... sono salita sulla macchina che mi aspettava in cortile e sono andata a uccidere la mia creatura." La sua mano lascia subito la mia e si stringe le ginocchia al petto per poi piangere a dirotto sulla mia giacca. Mi dispiace tanto per lei,non è cattiva come credevo,ha solo bisogno di qualcuno che la ami. "Hey,vieni qui" allargo le braccia e la sento piangere sul mio petto,la maglietta sottile mi si bagna di lacrime calde. Non sento più freddo,il gelo sulla pelle è come se fosse un solletico. Mi soffermo a guardare il nulla,a volte la vita è così ingiusta che ti cambia completamente. Ho paura per cosa succederà tra me e Jo,io la amo tantissimo ma ora sta soffrendo come non mai. Come questa ragazza. Sono contento che si sia sfogata con me,forse le serviva qualcuno con cui parlare,come un fratello maggiore quale potrei essere per lei. "Steph,se hai bisogno di sfogarti con qualcuno puoi telefonarmi" le sussurro all'orecchio. "Grazie" risponde sospirando. "Per fortuna ero ancora in tempo per iscrivermi di nuovo al college. Mi ha fatto bene cambiare aria... ho tenuto la foto del bambino. Guarda". Steph sembra essersi ripresa dal racconto doloroso ed estrae dalla sua borsetta il portafogli. In una piccola taschina conserva una fototessera con l'ecografia del bambino. "Era così bello... prima di procedere mi hanno fatto una visita e l'ho visto muoversi dentro di me. Non volevo,vedere che lui era così piccolo e innocente mi stava facendo venire voglia di scappare di lì. Ho detto che volevo tenerlo,i medici hanno detto che potevo cambiare tranquillamente la mia decisione ma mio padre ha ordinato che io non sarei uscita di lì con quel bambino. Mi hanno portata in sala operatoria,non avevo altra scelta se non scappare via ma non riuscivo a muovermi,nell'acqua che mi avevano fatto bere prima della visita avevano messo un sonnifero. Mi hanno fatto una puntura,quando mi sono svegliata lui non c'era più. Per anni mi sono data la colpa per la sua morte,ma suo padre ci aveva abbandonati. Non sarei mai riuscita a crescerlo senza un uomo". "Per me ci saresti riuscita invece. So che gli vuoi ancora bene,si capisce. Ma non darti la colpa per questo,è capitato con la persona sbagliata e non era un buon momento. Non hai scelto tu l'aborto,non hai colpe nei suoi confronti." "Io ho firmato il consenso. Mi sono lasciata convincere, finché poi non l'ho visto muoversi... mi hanno detto che avrei potuto averne altri in futuro,ma perchè lui no e i suoi fratelli sì? Non voglio più figli." Afferma,con gli occhi ancora umidi dal pianto. "Steph,non dire così. Il tuo bambino ti protegge dal cielo. Sono sicuro che saresti stata brava come mamma,tuo figlio non vorrebbe che tu rinunciassi a voler bene ad altri bambini. Arriverà un altro uomo,non toglierti questa possibilità. Io e Jo non ne avremo mai di nostri... pensaci bene,cerca di andare oltre e non avere rimpianti per lui. Vorrebbe vederti coi suoi fratelli ". "Anche tu saresti un buon padre" sussurra,per poi rimettere via la fotografia. "Beh,grazie. Spero di diventarlo un giorno,se non sarà di Jo il bambino non importa."

She never recovered|Triple H & ChynaWhere stories live. Discover now