Edimburgo

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Quella mattina Regulus avrebbe preferito svegliarsi nei dormitori di Hogwarts, invece si svegliò nella sua stanza tappezzata da ritagli di giornale.

Ad aspettarlo al piano di sotto non c'era l'abbondante colazione del castello né l'atmosfera piacevole che si respirava ogni mattina, solo una tazza di caffè, freddo tra l'altro.

Se fosse stato per i suoi genitori non avrebbe fatto neanche colazione, non erano più abituati a prepare una colazione per una persona in più, era stata sua cugina, Narcissa, a preparargli il caffè.

Regulus si portò alle labbra la tazza e solo l'aroma aveva il vago ricordo di caffè, ma il sapore era ben lontano, era stato abituato troppo bene ad Hogwarts.

"Padron Regulus gradisce qualcosa, Kreacker sarebbe lieto di prepararlo all'istante" a parlare era stato l'elfo domestico della famiglia Black che tutto tremolante aveva fatto l'ingresso nella lugubre sala.

"No grazie sono a posto" rispose il ragazzo educatamente, era l'unico in quella casa che trattava ancora l'elfo con il rispetto che un essere vivente si meritava.

"Regulus ti devi prepare" esclamò Walpruga facendo il suo ingresso nella stanza poi spostò lo sguardo sull'elfo "e tu sparisci, sicuramente avrai di meglio da fare".

"Certamente padrona" disse Kreacker scomparendo dietro alla porta.

"Non devi deluderci" la donna quando parlava muoveva solo i muscoli della bocca rimanendo rigida nella sua espressione seria, era quasi inquietante.

"Certo" replicò Regulus in un sussurro quasi impercettibile "vado a prepararmi".

Indossare le vesti neri lo rendeva fiero tanto quanto indossare la maschera da mangiamorte, era contento di portare quel segno, di distinguersi, di essere superiore alla massa, ma quale prezzo avrebbe dovuto pagare per non omologarsi?

Lo avrebbe scoperto oggi.

Suo padre gli aveva prestato la sua bacchetta, aveva ancora addosso la traccia e non voleva attirare troppo l'attenzione del ministero nel caso in cui Rookwood non fosse riuscito a coprirlo.

Erano pronti, c'erano tutti, nascosti sotto a quelle maschere Regulus sapeva che stavano ghignando sapendo quello che sarebbe successo da lì a poco, ma lui era terrorizzato.

Poi si smaterializzarono in una scia nera, in men che non si dica erano per le strade di Edimburgo.

Alla vista di quelle maschere la gente inizió ad urlare.

I più coraggiosi provarono a scagliare incantesimi, fu tutto vano, vennero schiantati contro i muri, lampi verdi fendevano il cielo grigio della città e le grida di terrore erano l'unico suono udibile.

Regulus era pietrificato, incapace di rispondere delle sue azioni, lui doveva seguire gli altri, introdursi nel mondo babbano e sterminare una famiglia babbana.

Voleva scappare.

Non aveva il coraggio di guardare, poteva ancora tirarsi indietro, lo avrebbe voluto fare, ma non lo fece, il timore di deludere il Signore Oscuro era troppo forte.

Fu questo che gli diede la forza, lo spronò ad andare avanti, a scagliarle incantesimi contro innocenti, a non curarsi di corpi di maghi con gli occhi riversi che giacevano a terra e dei vetri che si rompevano sotto ai suoi piedi.

Continuò a camminare fino a quando non arrivò all'abitazione dei Lancaster, lesse il nome sul campanello.

Erano persone modeste, si vedeva dall'esterno della casa, avevano un giardino curato e le finestre blu, c'erano dei bellissimi crisantemi e delle rose piantate in un orto, ma quello che catturò più di tutti l'attenzione di Regulus fu uno scivolo ed un altalena posti vicino alla staccionata.

Regulus Comes DownWhere stories live. Discover now