Cazzotti

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Jimin dorme, arricciato sotto le coperte. Era accanto al mio fianco, nascosto. Mi dispiace. Il telefono ha squillato, ma non se n'è accorto. Mi sto vestendo, cercando di fare il piú piano possibile. Sono le cinque di mattina. Ho dormito solo perchè avevo quel piccoletto nel letto a placare le mie ansie. Se no, lo so, avrei passato il resto della notte insonne. Jungkook ci ha dato l'ok. Manco solo io. Finalmente torno a spaccare le facce ai miseri bastardi. Percepisco già il demone che scalcia. Devo muovermi. Spengo la lampada, esco usando la luce del telefono.

"Elegante come sempre." Seong fuori dalla porta mi prende di soprassalto. Mi stava aspettando. Lascerò guidare lui, non mi va.

"Certamente. Prendere a calci quei coglioni è una festa." Ci incamminiamo verso l'uscita. Non vedo l'ora di arrivare. Allungo i passi, vado di fretta, sbucando sul retro. Gli altri furgoni partono appena mi vedono. Noi saliamo sull'ultimo. Mi metto al posto del passeggero. Questa volta dovrò contenermi, non posso perdere il controllo. Se finissi per usare la gabbia ci metterei troppo a recuperare e Jimin si farebbe due domande. Non voglio dirglielo adesso, non me la sento. Ci sarà un giorno, lo sento, ma non stasera. Ieri sera era felice, cosí voglio che rimanga.

"Si vola." Seong fa partire la musica alla radio. Una allegra, country. Io mi concentro. Toccata e fuga. Dovrò essere veloce.

Impieghiamo quaranta minuti per arrivare. Parcheggiamo i furgoni poco vicino. Jungkook mi ha mandato la descrizione del posto. È un palazzo, verde, usato come comune "condominio". Non ci vuole molto prima che lo riconosca. Invito tutti a seguirmi, dovrò fare strada. I miei uomini sono dietro. Disarmati. Rigorosamente. Non dobbiamo uccidere nessuno, se non serve. Per adesso non è mai capitato, ma non si sa mai. Vado a passo sicuro davanti alla porta, busso. Si apre la solita finestrella, incassata nel legno.

"Non accettiamo ospiti a quest'ora." Il vocione di un uomo, mi riferisce che è troppo tardi.

"Le mie tasche potrebbero dire diversamente." Prendo il portafoglio, mostro la mia finta carta da bussiness, aspettando che l'allocco di turno ci caschi. Sbucano due occhi castani, incorniciati da folte sopracciglia.

"Non posso, ordini del capo." Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Odio quando fanno cosí, come se mi fregasse qualcosa del loro inutile e stupido capo.

"Quanto devo pagare per scoparmi uno straccio? Porca puttana. Quanto volete? Io ce li ho tutti." Mi faccio nervoso veramente. Oltretutto hanno pure da discutere.

"Non posso."

"Allora perchè hai aperto. Portami quà il tuo capo del cazzo, o vado a casa tua e mi scopo tua madre." La finestrella si chiude. Per strada non c'è nessuno. Fa freddo. Io sono in giacca e voglio fare fuori questi bastardi. Devono aprirmi, non posso buttare giú la porta, allarmerei chiunque. Faccio segno ad una delle mie guardie di accostarmi.

"Con chi ho a che fare?" La finestra si apre a malapena, con un nuovo paio di occhi e voce.

"Sto cazzo, apritemi questa fottuta porta." Tiro una spinta sul portone, lo scuoto di poco, ma faccio intendere che non scherzo. La serratura della porta schiocca, la porta si apre. Un ragazzo vestito di nero, coi capelli laccati mi guarda dall'alto al basso, sono gli stessi occhi di prima. Tiene la maniglia della porta, mi studia per bene, poi realizza qualcosa, lo vedo sorpreso. Prova a chiudere la porta immediatamente, ma io metto un piede a bloccare la sua azione. Adesso mi fa entrare, non si torna indietro.

"Porca putt..." Esclama quando lo afferro per la giacca, lo attiro a me, prova a prendere qualcosa in tasca, ma arrivo prima io alla sua mano. La stringo finché non spezzo le dita. Nel frattempo i miei ragazzi sfilano dentro, occupandosi dell'altro. Il bastardo fra le mie mani si mette ad urlare. Lo lascio andare giusto perchè si metta in piedi e possa colpirlo in faccia con un pugno. Cade a terra subito, tramortito.

Less Than Anybody [Omegaverse][Wattys2022]Where stories live. Discover now