Pong

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Alla fine cos'ho fatto? Ho chiesto al maggiordomo se mi trovava dei vestiti eleganti e ho avuto di nuovo una di quelle crisi emotive, mentre provavo i vestiti con lui. Mi sono fatto pena da solo, non immagino come sarò risultato agli occhi del vecchio. Un povero ragazzo malnutrito, triste, che prova a mettersi dei vestiti che risultano tutti troppo grossi. Ho dovuto optatare per il solito maglione con dei pantaloni neri. Sempre i vestiti che ho comprato io. Tanto non mi stava nulla. Si era arreso pure lui.
Adesso mi ritrovo fuori alla porta che da sul giardino. Sto aspettando che la folla se ne vada dal buffet e partecipi al torneo. Ho già mangiato qualcosa, sotto consiglio del maggiordomo, visto com'ero restio a non volermi presentare al buffet. Nel mio stomaco ci sono mezzo pollo e un panino. L'ansia continua a farmelo sentire vuoto.

"Fanculo." Quando sono tornato in camera, dopo la partita, è scattato qualcosa dentro di me. Una cazzo di rogna, che mi ha divorato dentro. Una volta non ero cosí pauroso, quando ero al castello, riuscivo a stare fra le persone, comunicavo, gestivo le conversazioni, ridevo dei corteggiamenti goffi, mi divertivo. Le feste erano pane per i miei denti. Non mi nascondevo dietro ad un tabellone per segnare i punti. Ero una persona fatta. Viva. Non uno yogurt irrancidito. Rivoglio quel fottuto coraggio, rivoglio me stesso. Sto ancora tentennando. Il mio cuore ha paura come un fottuto ratto. Già ho saltato il buffet. Se non metto piede là fuori, non lo farò mai. Il problema è che stanno tutti, ancora là. Ho paura di fare un passo. Sto sul filo della porta ad aspettare.

"Permesso." I capelli mi si rizzano. Un cameriere mi chiede di passare. Posso avere paura per queste cose?

"Scusa." Sto ostruendo l'uscita, mi sposto, guardandomi i piedi. Un passo. Ne basta uno per ora. Devo solo uscire. Un passo solo. Avanzo, lo faccio e metto piede sul vialetto. Nell'aria c'è un vociare incredibile, scandito dai mormorii sorpresi e il tichettare delle palline. Con mia particolare sorpresa, non c'è musica, o almeno, non per adesso. Il cameriere di prima torna, mi porge un veloce saluto e rientra. Ok. Posso fare un altro passo. Ci penso un po, ma lo faccio. Una conquista. Ora inizio a camminare. Incrocio le braccia al petto. Sono vicinissimo, troppo vicino. Nessuno bada a me, nonostante ciò, continuo a farmela sotto.

"Dai cazzo." Mormoro. Faccio un sospiro e mi butto fra la folla e i tavoli da ping pong. Penso che il torneo sia iniziato, stanno tutti già giocando. Ci sono donne e uomini di ogni età, tutte vestiti per bene, nel minimo dettaglio. Chi con gusto, chi con meno. Nessuno ha un maglione, tutti in giacca e cravatta. Ci sono solo io. Mi sento una grande merda, però sono quà. Il che è già un grande passo avanti. Mi muovo fra i tavoli. Ci sono giocatori con un enorme folla e ci sono persone con tavoli completamente liberi. Magari sono quelli meno bravi? Un giocatore esulta davanti a me. Perdo dieci anni di vita quando lo vedo saltare, esultando. Cambio direzione. Forse, per adesso, posso prendermi una sedia e mettermi seduto. Esistono le sedie? Mi pare di averne vista una o due. Però sono tutte occupate. Allora continuo a camminare. Nel mio vagabondare incrocio uno dei fratelli di Hoseok. Il padre che ha preso il bambino per una gamba. È una saetta. Mira, colpisce, mira colpisce. Il suo avversario prova a contrabbattere, ma subisce colpi. Cazzo, ma giocano a questi livelli? Mi sento un dannato pivellino. Chissà se anche Hoseok gioca cosí. Mi sentirei offeso, ma allo stesso tempo meravigliato. Cerco fra gli sguardi vicino al tavolo. Di lui, per adesso, non c'è traccia, però incontro degli occhi acuti. Il marito del giocatore, il padre che si lamentava. Mi guarda intensamente per un istante. Ha degli occhi molto piccoli, ma penetranti. Volto subito lo sguardo da un'altra parte. Meglio cambiare tavolo non ho voglia di chiaccherare o essere fissato.

La serata va avanti cosí, per un ora e mezza. Il tempo non sembra passare piú mentre le partite continuano. Mano mano che si fa sempre piú tardi, le persone diminuiscono è riesco ad accaparrarmi una sedia. La porto via, fuori, nonostante faccia un pò troppo freddo. Il mio l'ho fatto. Sono uscito dalla mia stanza. Non ho compiuto niente di concreto, ma basta come vittoria. Mi hanno detto che è marzo, l'ho chiesto sempre a quel magiordomo. Quanti mesi sono passati da quando sono stato rinchiuso nel seminterrato? L'ultimo ricordo è di settembre, o forse agosto? Una vita fa, proprio cosí. Quasi sette mesi nello squallore, non che gli altri siano stati migliori. Dopo il matrimonio è andato tutto in discesa. Tutto lo schifo è stato dopo, quando non riuscivo a rimanere incinta in nessun modo.

Less Than Anybody [Omegaverse][Wattys2022]Kde žijí příběhy. Začni objevovat