Partenze

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"Quanti sono partiti?" Domando incrociando le braccia al petto. Ne sto guardando giusto due prendere il loro taxi, hanno scelto di partire insieme. Spero che sappiano prendersi cura l'uno dell'altro. Entrambi avevano la collana al collo e il borsone sulle spalle, hanno capito come funziona la cosa. Sembravano essersi lavati e vestiti. Spero siano veramente pronti a tornare a fare parte di questo mondo. Anche se il problema maggiore è, questo mondo e pronto a riaverli? Sospiro. Solo il tempo ce lo dira. Non voglio avere altre brutte notizie.

"Pochi, meno della metà. " Andrew mi sta informando su tutti gli spostamenti.

"In quanti hanno lasciato informazioni?"

"Solo in due." Strabuzzo gli occhi.

"Così pochi?"

"Purtroppo, si. Anche se dobbiamo parlare ancora con molti."

"Non va bene così." Perchè non capiscono che così potremmo aiutarli in modo migliore. Non sapere come si chiamano o chi erano, rende la cosa due volte più difficile.

"Non vuoi metterlo come obbligo? Questo è quello che otterrai." Si tira la camicia fuori dalla giacca, lasciandola cadere alla rinfusa fuori dai pantaloni. È sporco e molto nervoso, lo capisco da come impugna la penna. Sembra che debba infilzarci qualcuno.

"Sono liberi. Sarebbe un contro senso, no? Se è una loro scelta, non posso farci nulla." Mi sono cambiato. Ho messo un paio di pantaloni nuovi neri, visto che gli altri sono stati strappati e una camicia pulita. Ho sentito il bisogno di farmi una doccia veloce, solitamente non lo faccio mai, mi dedico subito alle uscite e alle entrate degli ospiti, ma questa volta mi sentivo particolarmente sporco dopo lo sputo di quel ragazzo.

"Sono liberi, ma stupidi. Devo ricordarti cosa è successo? Dovresti tenere in conto veramente questa cosa." Andrew disegna qualcosa sulla sua cartella, quasi incidendola.

"Non ce n'è bisogno. Non accadrà più. Vai a farti un bagno. Ci penso io." Non è convinto, per niente. Mi guarda, gettandomi il suo solito sguardo da cane bastonato e rabbioso. Lui tiene alla causa quanto me e fa parte di questa enorme famiglia. So cosa prova, so cosa sta pensando. Vorrei dire di avere fatto del mio meglio per salvare quel ragazzo, la realtà è che non è vero. La cosa è andata ben oltre il nostro controllo.

"Mi prometti che lo terrai di conto, ma sul serio questa volta." Non so se potrò farlo. Quindi volto il mio sguardo sul vialetto ormai vuoto, il taxi e i ragazzi sono già partiti chissà da quanto.

"Hoseok. Sei intelligente, spero tu prenda la giusta decisione."

"Lo farò." Annuisco, senza guardarlo. Lui prende e se ne va. Io non sono nessuno per bloccare dei ragazzi in una stanza e farli uscire solo dopo aver saputo i loro nomi. Voglio dargli la libertà di fare ciò che vogliono e con questo la libertà di vivere. Non riesco ancora ad accettare questo mondo e quello che c'è là fuori. Già è un enorme peso fargli indossare le collane con il mio nome, perché senza potrebbero ucciderli da un momento all'altro, ma se sanno che io ci incastro qualcosa non lo fanno. Non perché rispettano gli altri, no, semplicemente perché hanno paura di me. Questa è una cosa necessaria, quanto schifosa. Sospiro nuovamente. Sento dei passi leggeri dietro di me e arriva di conseguenza la sensazione di essere osservato. Mi volto lentamente. È lui, il ragazzo dello sputo. Sta appoggiato al muro a braccia conserte, poco più in là. La luce esterna rimbalza sul pavimento e lo illumina perfettamente. Mi ha visto e non aspetta un attimo a donarmi uno sguardo pieno di rancore.
Però, con piacere, noto che si è lavato e cambiato. I suoi capelli risultano di un biondo più morbido adesso e la carnagione chiara nascosta dallo sporco è finalmente tornata a risaltare. La camicia e i pantaloni che ha scelto gli stanno troppo larghi. Lo fanno sembrare più piccolo di quello che non è. Mi volto completamente.

"Se desideri posso farti portare dei vestiti della tua taglia." Non so che parole usare, né che tono impostare. Visto il suo comportamento, ho paura che qualsiasi cosa dirò, lo farà arrabbiare. È il primo che incontro con un carattere del genere. Solitamente sono tutti spolpati e privati della propria anima, nessuno pone resistenza. Eppure lui nonostante fosse conciato male, ha tirato fuori gli artigli. Mi ha quasi confuso con quegli occhi. Non ne ho mai visti di cosí...azzurri.

"Io sono Hoseok, vengo in pace." Uso sempre questa frase. Qualcuno capisce, qualcuno mi snobba, in questo caso non sembro scalfirlo nemmeno. Anzi, riesco a farlo scocciare ancora di più. Non sono bravo in queste cose. Purtroppo, il mio carattere non è molto espansivo. Seong sa comunicare in modo migliore, peccato non sia qua. In realtà non capisco dove siano finiti tutti. Il corridoio è vuoto.

"D'accordo." Chino il capo e mi infilo le mani in tasca. Guardo fuori, non c'è nessun taxi in arrivo, nessuna partenza in vista. Torno a guardare il ragazzo. Per la prima volta in vita mia, mi sento a disagio nella mia stessa casa.

"Se non sbaglio anche tu hai bisogno di un dottore. Presto ne arriverà uno." Annuncio, ma è come parlare al vento. Non da nessun cenno, non si muove. Alzo gli occhi al cielo. Devo starmene zitto? Sospiro. Molti sono partiti prima dei controlli, devo solo sperar che fossero tutti ok. Purtroppo, Sam ha avuto un problema alla clinica e ha fatto ritardo. Se no li avrebbe accolti assieme a noi. Dovrebbe arrivare da un momento all'altro. Mi mordo un labbro nervoso. La presenza dietro di me mi angoscia.

Il ragazzo, il biondino, è ancora lì. Piantato accanto al muro. Non capisco cosa stia facendo, vuole andarsene? Sta guardando fuori? Prende il sole? Mi accorgo solo ora che ha il naso e gli occhi arrossati. Ha pianto? Il mio cuore si stringe, diventa piccolo come una nocciolina. Ci sono mille motivi per cui una persona può piangere, ma per uno di loro non c'è da pensare molto. Non so che fare. Sicuramente non posso andare là e abbracciarlo come se fosse un amico. Lo spaventerei e basta. Nemmeno dirgli che tutto va bene adesso, lo capirà da solo, se vorrà capirlo. Rimango fermo, immobile. Finché non fa lui la prima mossa. Mi lancia un'occhiataccia e se ne va. Senza una parola. Mi ha appena scaricato addosso l'odio di tutti gli alfa che ha visto prima di me. Lo so. È sempre così. Vorrei solo potergli far capire che non sono come loro. Nessuno sembra capirlo. Io non ci incastro nulla con quegli esseri schifosi. Non sono così.

Less Than Anybody [Omegaverse][Wattys2022]Where stories live. Discover now