Brillo

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[poco dopo]

Alla fine, come sempre, quando apriamo bottiglie prestigiose, Minho finisce per perdere l'equilibrio. Giusto perchè hanno dei gusti troppo ricercati e non fanno per me, quindi non ne bevo cosí tanto e lascio il resto a lui. Questo è il risultato. Non è il suo giorno peggiore, nè il suo giorno migliore. Adesso lo sto tirando fuori dalla macchina.

"Ce la faccio." Bofonchia.

"Si, vieni." Ho pagato tutto e lasciato una bella mancia al cameriere, che ha sdrammatizzato il tutto con una battuta sui nonnetti. Io ho riso, Minho non l'ha nemmeno capita. Chissà perchè?

"Bravo." Siamo fuori dalla macchina, nel vialetto sul retro. Non avevo voglia di farmi quei metri in piú per andare davanti. Voglio entrare in casa, bere e dormire. Quel vino ha peggiorato il mio mal di testa.

"Non mi passare per un bambino." Quanto è irritabile da ubriaco.

"Ok, vai." Lo lascio fare, va dritto per i primi passi, ma poi si inclina. È divertente quando quello che sbanda non sono io. Lo afferro prima che finisca a terra.

"Sai, mi ricordo ancora quando eri piccolo e ti pulivo il sedere, quando tua madre non c'era. Adesso sei tu quello a dover badare a me."

"Se eviti i dettagli, ti porto in camera facendo finta di nulla." Mi avvolgo un suo braccio sulle spalle e aspetto che l'autista ci aprà la porta.

"Grazie." Lui sorride e ci lascia passare.

"Ma è vero." Lo abbiamo perso. Mi batte una mano sul petto, forse a presa di culo, forse no. Nel dubbio rido.

"Andiamo, un pisolino e passa tutto." Contrabatto la pacca sul petto. Sento una porta aprirsi e una chioma bionda far capolino dalla porta della sua camera. Non è imbronciato, nè scazzato, solo curioso.

"Salve signorino." Abbiamo fatto cosí tanto casino? Non mi pare.

"Ciao." Saluto col capo. Inaspettatamente Minho mi scivola dalle mani. O meglio si butta a peso morto a terra.

"Tutto bene?" Il mio cuore manca un battito. Cos'ha? Un infarto? Sapevo che non avrei dovuto farlo bere cosí tanto. Prima o poi mi scoppia fra le mani. Si sdraia a terra a faccia in su. Ride sotto i baffi. Ha pure attirato l'attenzione del giovane biondino.

"Sono scivolato." Nel dubbio gli controllo il battito cardiaco. Tutto regolare. Sono sicuro che non sia scivolato. Lo squadro, lui tira su la mano in cerca di aiuto.

"Scusa." Sussurra e io lo tiro su, confuso.

"È che il mio equilibrio non è dei migliori. Lo sai. Non dovresti preoccuparti." Inciampa di nuovo nell'aria e mi porta giú, riesco a non farlo cascare. A questo punto compare il ragazzo e si carica un suo braccio sulla spalla. Io voglio sprofondare negli inferi. Che figura di merda. Che figura di merda enorme. Poi si gira a guardare me, con quei bellissimi occhi che si ritrova.

"Per di là." Comunica Minho, iniziando a ridere come un cretino. Se tutta questa è una messa in scena, lo faccio fuori con le mie stesse mani.

"Si. A dritto." Iniziamo a muoverci con lui che stranamente non inciampa piú su oggetti invisibili, ma traballa leggermente.

"Ho bevuto solo qualche goccio. Solitamente è lui quello che esce in queste condizioni. Io lo reggo bene un pò di vino." Il ragazzo adesso sembra solo infastidito e non gli do torto.

"Se vuoi ci penso io. Puoi tornare in camera." Mi sento in imbarazzo pure per il lampadario sul soffitto. Che coppia vergognosa. Chissà cosa penserà. Sono sicuro di non stargli molto simpatico, sicuramente la cosa non mi metterà in buona luce. Ma proprio oggi dovevo farlo bere cosí tanto? Il ragazzo se ne sta zitto e cammina.

"Di là." Dobbiamo farci una rampa di scale, portandoci questo peso morto dietro, che oltretutto sa recitare troppo bene. Prendo io la maggiorparte del peso, non voglio far sforzare il ragazzo. Purtroppo la sua stanza è dopo il corridoio, vicino alle cucine. Ogni passo è una tortura. Sto sudando da quanto sono rosso. La pressione mi è salita alle stelle.

"Ecco, ci siamo. Lí. Quella."

"Lo so dove dormi." Gli rammento.

"Tu si, il signorino no." Alza il dito, per contrabbattere. Io apro la porta della stanza e aspetto che il biondino lasci Minho. Sguscia da sotto il braccio il suo braccio, lasciandolo. Io lo infilo nella stanza. Senza ma, senza perchè. Dritto al suo posto. Sono pronto a chiudergli la porta in faccia.

"Aspettate. Io-io dovrei fare una cosa. Vorrei andare comprare dei vestiti." Passare da una situazione all'altra mi richiede un pò di tempo. Sopratutto se quel ragazzo mi guarda in questo modo. Quegli occhi sono fenomenali. Cristo, sono una trappola per idioti come me.

"Certo." Risponde Minho. Il ragazzo è chiaramente a disagio. Adesso si mette a braccia conserte, indossando nuovamente il broncio scazzato.

"C'è un autista pronto. Fuori dalla porta, sarà felice di accompagnarti ovunque tu voglia." Prendo il telefono per mandargli un messaggio, se è partito farà presto a tornare.

"Ci penso io." Minho prova ad uscire, ma lo rispingo dentro.

"L'unico problema è che non hai la collana. Se non vuoi metterla dovrò mandare qualcuno con te." Il ragazzo strabuzza gli occhi, sbuffando.

"Certo, come no." Adesso lo riconosco.

"Non posso farti uscire cosí, senza protezione." Come posso parlare con una persona del genere, di queste cose, senza farlo arrabbiare?

"Bel giochetto vero? Tiro fuori i ragazzi dai fottuti bordelli, gli dico che sono liberi, ma li obbligo ad indossare una stupida medaglietta, come se fossero cani." Infatti ha già recepito il messaggio sbagliato.

"Serve solo a proteggerti, non sei un cane."

"Non sono un cane, ma con la targhetta c'è differenza? Pensi che nessuno mi toccherà? Sembro malato. Nessuno proverà a sfiorarmi." La rabbia nei suoi occhi torna a farsi piú viva. Lo so, è strana la storia delle collane, ma serve a farmi riconoscere. Serve a minacciare chiunque pensi di toccare uno di loro. Perchè lo sanno che ci sono conseguenze. Mi sono fatto un nome distruggendo il culo di alcuni alfa bastardi. Senza la medaglia al collo verrebbero ripescati e spediti in un altro tugurio.

"Mi dispiace, ma non posso. O metti la collana, o devo mandare qualcuno con te."

"Quel vecchio, appena siamo entrati, ha vociferato la parola libertà. Posso averla questa fottuta libertà, o devo mettermi a leccarti i piedi." Soppeso le sue parole, percependo un pò di fastidio nell'anima. Sto cercando di proteggerlo e lui mi rigurgita fiamme addosso.

"Puoi uscire. Fai come vuoi, ma se ti prendono e ti rispediscono là dentro, non sarà colpa mia." Il tipetto sta usando parole pesanti, attivano il mio sistema nervoso e peggiorano il mio mal di testa. Ha ragione, è libero di fare quello che vuole. Se non vuole nessuno e non vorrà mettere quella cazzo di collana, nessuno gli dirà il contrario. Spero solo che torni integro o Andrew avrà solo ragione.

"Mi dissento di dissentire." Oggi Minho sta cercando di essere ucciso.

"Minho non è il momento."

"Fanculo." Il ragazzo se ne va, dopo avermi mandato a quel paese, ingiustamente. Io sto solo cercando di fare del mio meglio. Il trucco della collana ha sempre funzionato e confido ancora in questo. È una speranza per tutti quelli che sono là fuori.

"Buon pisolino, Minho." Lo congedo cosí, stasera gli dirò due parole in merito alla sua penosa scenata. Gli chiudo la porta in faccia. Capirà. Per quanto riguarda il ragazzo, non capisco perchè continui ad essere cosí ostinato da guardarmi come se fossi la ragione dei suoi mali. Io sono l'opposto. Io l'ho salvato. Non ho intenzione di fargli del male. Voglio solo che si riprenda la sua vita e riesca a ripartire. Perchè è così difficile da capire? Perchè sono un alfa. Quindi per forza sarò come gli altri? Non è vero. La cosa che fa piú male è che lo capiscono solo in pochi. Si contano sulle dita di una mano.

"Fanculo." Mimo le sue parole. Raffinate, costruite per andare a colpire. Cosa gli ho fatto? Nulla. Devo solo accettare questa cosa e aspettare che se ne vada. Tanto è sempre la solita storia. Sospiro e mi avvio verso il mio ufficio, devo ancora vedere il nuovo progetto. Con un aspirina, sono sicuro che riuscirò a fare tutto. Che giornata del cavolo.

Less Than Anybody [Omegaverse][Wattys2022]Where stories live. Discover now