Fuori

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Alla fine sono uscito, con il cosiddetto autista. La sua stupida collana è rimasta dov'è. Nessuno mi ha guardato, nessuno ha cercato minimamente di avvicinarsi. Chi mi vuole conciato cosí?  Mi sono fatto accompagnare al primo negozio, non troppo caro ovviamente. Ho comprato un paio di maglioni e pantaloni bianchi, come piacciono a me. Della biancheria intima nuova, nonostante me l'avessero data loro e infine dei calzini. Tutto ciò che potrebbe tornarmi utile fuori da qui e che mi faccia sentire, quanto meno, a mio agio. Non stavo bene nei vestiti che mi hanno dato. Avevo bisogno di qualcosa di piú comodo di una camicia. Le camicie sono piú professionali, o almeno quelle che mi hanno procurato loro si. Io sono innamorato dei maglioni. Lo sarò sempre. Prima che il duo di ubriaconi tornasse, sono passato in infermeria, ho chiesto informazioni ad una signora, una cuoca probabilmente -la prima donna che ho visto quà- e sono andato a cercare il dottore. Fortunatamente era lí. Ho domandato se avessi potuto fare un esame del sangue, per controllare come io stessi veramente e un esame piú specifico. Piú radicale. Gli alpha non sono famosi per l'intelligenza, nè per l'igiene. Ho voluto accettarmi che quei pochi rapporti non protetti non abbiano portato problemi al mio organismo. So che ci sono malattie silenziose, quindi ho preferito togliermi un dente . La parte piú difficile è stara fare la pipí nel bicchiere. Ho dovuto bere un pò prima di lasciargli la provetta.

Il dottore era sorpreso delle mie richieste, nessuno le ha fatte prima d'ora. Solitamente vengono chieste normali controlli di routine, prima di partire, ma niente del genere. Io mi chiedo come si faccia a non farli, sono la prima cosa da fare, per capire a che punto sono arrivati i danni. È da stupidi non farlo. Immagino che non tutti abbiano avuto la mia stessa educazione e la cosa è plausibile. Avrò i risultati domani. Spero di essere pulito. Sarebbe un duro colpo scoprire qualche strana malattia. Mi sentirei due volte peggio. Non so dove potrei andare a finire. Bussano alla porta. Non ho intenzione di aprire. Parleremo attraverso la porta.

"Sono io, sono Minho. Oltre al volermi scusare per la pessima figura di oggi, ci tengo ad informarla che fra poco verrà servita la cena. Se vuole può presentarsi alla sala da pranzo, o gliela porteremo." Guardo la stanza. Guardo la porta. Non so che rispondere.

"Chi tace acconsente? Ho bisogno di saperlo, per portargli il cibo in orario. Senza che si raffreddi." Rimango in silenzio, indeciso. Non muoio dalla voglia di rimanere chiuso in questa stanza, nè dalla voglia di incontrare nessuno. Forse posso andare in avanscoperta.

"Vengo io. Dov'è la sala da pranzo?"

"Come scusi?" Oggi ho dato del vecchio al maggiordomo. Allo stesso tempo è stato sia liberatorio, che penoso, ma chiedergli scusa e fuori discussione.

"Verrò io." Apro la porta, per farmi sentire. Lui sobbalza, non se lo aspettava.

"Ah, d'accordo. Mi scusi. La sala da pranzo si trova dal lato opposto alle cucine. Vicino alla mia stanza." Si gratta i capelli argentei e mi fa un mezzo inchino, chiudendo la porta. Si è ripreso. Al castello non avrebbero mai accettato un maggiordomo ubriaco. Qua le regole sono tutte al contrario.  Vado allo specchio, do una ravviata ai capelli. Ne ho approfittato per fermarmi pure dal parrucchiere e dare un taglio decente a questa testa. Me li sono fatti rasare ai lati, sfumati, precisi come piacciono a me. Sopra sono sempre lunghi, abbastanza per passarci in mezzo le dita. Mi sento, mi manca solo qualche chilo. Forse una decina. Il dottore voleva pesarmi, ma mi sono rifiutato. So che sono magro, non voglio avere altre certezze. Ora devo pure prendere un'altra pasticca dall' integratore. Prendo la bottiglietta, ormai spiaggiata sul divano e ingoio la pasticca. Sono curioso di vedere cosa c'è a cena. Vado fuori, ripercorro il solito sentiero. Corridoio, dopo corridoio, salgo le scale e le scendo. Una peripezia per un ramoscello come me. 

"Davanti alle cucine. Vicino alla stanza del maggiordomo." Rammento quanto mi ha detto. Deduco che sia questo portone enorme, davanti ad un altro portone enorme. O la va, o la spacca. Apro e mi ritrovo un tavolo degno di essere chiamato tavolo, largo almeno per una ventina di persone. Apparecchiato per due. A capo tavola si trova l'Alfa. Coi piedi sul tavolo che tiene qualcosa in mano. Lo guarda concentrato mentre tira fuori la lingua. Ha cambiato outfit, si è messo una cannottiera leggera e ha i capelli leggermente bagnati. Dietro di lui c'è il maggiordomo. Da due colpi di tosse per rimarcare la mia presenza. Ma non ce n'è bisogno, quando i miei occhi incrociano quelli dell'alfa, io mi sono già defilato, fuori dalla porta.

"Ehi, aspetta?" Sento dire prima di uscire. Ma cosa mi aspettavo? Un buffet con i camerieri che portano gli stuzzichini. Un open bar? Che idiota che sono. Certo che ci sarebbe stato anche lui.

"Ma che cazzo? Perchè non mi hai avvisato? Cosa vi prende ultimamente?" Sento urlare da dietro le porte.

"Non hai visto i due piatti?" Parte il battibecco fra i due.

"Li mettiamo sempre. Veramente? Potevi dirmi qualcosa, cazzo. Pensi che sarebbe rimasto a mangiare con me? "

"Scusa, non pensavo sarebbe scappato. Ha scelto lui di venire qui." Ed è vero. Non ho pensato bene alla mia scelta e dovrei smetterla di origliare.

"Non glielo hai detto che la sala comprende me e te? Dove pensava che mangiassi? Sui trespoli? " Si altera facilmente il piccolo Alfa, però mi fa ridere la sua ultima affermazione. Non si deve preoccupare, non metterò mai piú piede in un posto dove c'è lui. Scappo di nuovo. A questo punto immagino sia scontato che cenerò in stanza. Spero solo che si ricordino di portare il cibo.

Less Than Anybody [Omegaverse][Wattys2022]Where stories live. Discover now