Arido

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Ovviamente c'era l'inghippo. Il trabocchetto. Il coglione ha pure il coraggio di dire "vengo in pace". Ho visto la collana, l'ho subito lanciata nel cestino più vicino. Il maggiordomo aveva detto che non eravamo proprietà di nessuno, però, per uscire di qui dobbiamo indossare una fottuta targhetta col nome, scritto in caratteri cubitali, di quel bastardo. Chissà perché. Lo psicopatico si diverte a collezionare omega e ragazzi disperati. Si sente grande, ci scommetto l'anima. Un grande alfa, con tanti omega. Un grande schifo. Fa pure finta di essere disponibile. Scommetto che come mettiamo piede fuori di qui, finiremo tutto sgozzati e scopati da qualche maniaco. Non possiamo realmente uscire di quà. È tutta un'illusione. Vado a sedermi sul divano, tiro le gambe al petto e mi rannicchio. Nell'armadio non erano presenti vestiti della mia taglia. Perfino una "m" risulta enorme sul mio corpo. Non mi riconosco. Ho sempre avuto un corpo tonico, pieno. Mi allenavo abbastanza. Mio padre e mia madre mi hanno allevato come una mucca da macello, inutilmente. Non è questo che mi aspettavo, essendo un principe. Potevano risparmiarsi tutti quegli sforzi. Ne è valsa la pena di tirare su un figlio come me? Tanto sono inutile. Anni e anni buttati al vento. Bussano alla porta, spaventandomi. Cosa vogliono adesso? Resto fermo, immobile, ho visto le chiavi della porta, ma mi sono dimenticato di serrarmi dentro. Bussano di nuovo e la serratura si sblocca. Stringo le mani alle caviglie. Sono un coglione. Cerco di farmi più piccolo sul divano, ma mi vedranno subito, non sono ben nascosto. Trattengo il respiro.

"Ci scusi signorino, non abbiamo sentito risposta. Sto accompagnando il dottore a fare le visite. È un problema se entriamo?" È il maggiordomo del cazzo, con la sua parlata dal respiro morente. Sono entrati, lui è accanto ad un uomo molto più alto di me e lui messi insieme. Appese alle sue mani ci sono due borse di pelle marrone.

"Potrebbe esserlo." Mi accartoccio ancora di più nel mio rannicchiarmi.

"Capisco. Lascerò fare il dottore, io aspetterò fuori." A quanto pare le mie parole non valgono niente, perché tanto fanno come vogliono loro. Bene, molto piacevole. Alzo gli occhi al cielo. Anche loro sono dei fottuti bastardi.

"Buonasera, signorino. Posso sedermi?" Erano ere che non mi chiamavano così. Signorino, che parola deficiente. In questo posto sono tutti schifosamente perbenisti. Mi ricordano il castello, la cosa mi fa salire la bile. Quanto più si fa finta di essere educati, più merda si nasconde. Era una caratteristica importante per tutte quelle pecore dell'alto rango. Una gara sottointesa a chi faceva più schifo. Il dottore viene a sedersi sull'altro divano, più lontano di quanto mi aspettassi, io non dico nulla. Da quando ho fatto il bagno, le ferite ai polsi non hanno smesso di prudere, forse una fasciatura potrebbe essere la soluzione. Le manette di ferro sembrano essersi attaccate come sanguisughe.

"Le farò un paio di domande, poi procederò alle medicazioni." Tira fuori un quaderno, una penna e uno stetoscopio. Indica velocemente i miei polsi e poi scrive qualcosa.

"Come si chiama?" Che domanda strana. Nessuno me lo ha più chiesto dopo che hanno scoperto che sono inutile all'intera umanità.

"Sono sterile." Sussurro. Il dottore pronto ad appuntare qualcosa si ferma, ma non si scompone.

"Per adesso mi serve solo il suo nome."

"Pensa veramente che sia più degno del mio vecchio stato? Mi hanno cacciato da quella che doveva essere casa mia e probabilmente distrutto qualsiasi cosa potesse avere il mio nome. Pensa che io possa ancora usarlo?" Sibilo, perché voglio far sentire in colpa lui e le pareti di questo mondo. Lui però non scrive, né sembra sorpreso da quanto appena detto. Anzi, rimane lì, fermo, a respirare.

"Io penso proprio di sì, ma se vuoi cambiare nome, possiamo farlo." Sbuffo.

"A cosa le serve?"

"Sapere il suo nome ci facilita ad aiutarla."

Less Than Anybody [Omegaverse][Wattys2022]Where stories live. Discover now