Colazione

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Mi sono lavato alla svelta. Ho preso i primi vestiti che ho trovato e sono filato fuori di camera. Sto andando verso la sua stanza, da Jimin. Ho raccolto gli ultimi pezzi della mia dignità per questa cosa, sono stato veramente penoso. Potrei fare un tutorial su come distruggersi la reputazione con una bottiglia di alcol. Non sarebbe dovuta andare cosí, porca miseria. La prossima volta mi barrico nella serra, come faccio sempre, cosí nessuno mi vedrà o sentirà. Giusto per evitare cose del genere. Arrivo davanti alla stanza. Trattengo il fiato. Mi sistemo la camicia. Busso tre volte. Che strana ansia ho dentro.

"Si?" Sento urlare da dietro.

"Sono Hoseok." Parlo abbastanza forte da farmi sentire.

"Arrivo. Un attimo." Poco dopo la porta si apre. Il ragazzo è sveglio. Ha un asciugamano sulla spalla e arriva il profumo di sapone con lui. Mi vede e fa un sorriso sornione, si appoggia alla porta con la spalla. Io sprofondo dentro. Non so come iniziare.

"Stai meglio?" Ci pensa lui, osservandomi con quegli occhi meravigliosi, ad aprire il discorso.

"Si. Senti, non so come giustificare quello che è successo ieri sera. Sono semplicemente un coglione. Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a quello spettacolo" Incrocia le braccia al petto. È in cannottiera. Il vestito gli cade male sul corpo. Non rende giustizia alla sua delicatezza.

"Tranquillo. Quello arrabbiato era il maggiordomo, io ho solo dato una mano." Lui sembra tranquillo. Non ha nessuna espressione schifata sulla faccia.

"Scusami comunque. Non è stato un buon atteggiamento da parte mia." Abbasso lo sguardo, chiaramente a disagio.

"Sei scusato." Mi gratto la nuca. Già meglio. Non so cosa mi aspettavo, ma va bene cosí.

"Ma sei sicuro di stare meglio?" Annuisco.

"È rimasto solo il mal di testa." Atroce, aggiungerei, però non lo faccio. È solo colpa mia se sto male.

"Fisicamente vedo che stai meglio. Io intendevo qui." Mi punta il dito al petto. Io seguo il suo braccio con lo sguardo.

"Qui?" Mi tocco il petto.

"Si. In vino veritas, no? Non ho capito di cosa tu stessi parlando, ma spero per te che tu abbia risolto." Rimango un pò perplesso, non me lo aspettavo.

"Ci sto lavorando." Ed è la verità. Il suo sguardo si fa apprensivo. Inclina la testa, si toglie l'asciugamano dalla spalla e si avvicina. Guarda la mia reazione dopo che mi circonda con le braccia. Mi pietrifico, mettendoci un pò ad elaborare la cosa.

"Scusa, forse dovevo chiedere."

"No,no. Va bene." Mi sveglio, un pò tardi. Lo stringo a me teneramente. Non mi sarei mai aspettato tutta questa tenerezza. Lui recupera incassando il mento nel mio collo.

"Il mio dolore non è niente in confronto al tuo." Sussurro piano. Il ragazzo pare cosí piccolo e fragile fra le mie braccia. Ha un odore delicato, un pò come la sua identità. Non mi muovo piú di tanto, ho paura a fare qualsiasi cosa. Però, devo ammettere, che cosí sto maledettamente bene.

"Ognuno ha il proprio dolore e va rispettato, non pensi?" Preferisco molto di piú questa versione calma e pacifica, rispetto a quella che mi ha sputato in faccia.

"Si, hai ragione." Sposta la testa e poggia la fronte sulla mia spalla. Una scossa di adrenalina mi paralizza. In questo momento percepisco troppo il suo tocco. Un pò com'è successo in serra. È cosí strana questa sensazione, risveglia alcuni parti di me che nemmeno pensavo di avere. È una scossa elettrica strana. Sospiro, abbasso un braccio. Lui è libero di andarsene in qualsiasi momento.

"Lo so." Dice appena. Mi fa ridere. Aspetto, lui sta qui, fra le mie braccia. Non sarò il primo a rompere l'abbraccio, ci sto bene, anche se ad ogni suo movimento sento la temperatura alzarsi. Spero che niente si alzi da altre parti. Gli accarezzo la schiena, piano. Cazzo. Meglio stare fermo. Il mio cuore scalpita al solo tocco.

"Meglio ora?" Si allontana. Lo lascio andare. Sono il solo a sembrare rintontito? Forse si. Lui è tutto rosso, dalla testa al petto.

"Si." Annuisco, convinto. Troppo. Sto da dio. Quell'abbraccio mi ha rimesso al mondo. Non so bene cosa abbia fatto, ma sto meglio.

"Bene." Dice iniziando a dondolarsi sui piedi imbarazzato.

"Se vuoi io vado a fare colazione, ti va di venire?" Da dove esce fuori tutta questa audacia? Io che invito qualcuno a colazione, fa ridere. Lui e le sue gote rosse rosse annuiscono.

"Vado, ti aspetto." Mi avvio nel corridoio. Aspetta, non l'ho ringraziato.

"Jimin?" La porta si è chiusa, ma si riapre. Sbuca la sua testolina bionda.

"Grazie." Non so se faccio bene o meno, lo faccio e basta. Lui fa un sorriso timido, mima qualcosa con la bocca e torna dentro. Sono sollevato? Si. Molto. Quell'abbraccio è stata una ventata di aria fresca. Sento il suo corpo ancora sul mio. Cosí piccolo, delicato. Il suo profumo. Si accendono sensazioni calde dentro di me. La situazione è andata meglio di quanto pensassi. Già. Strano. Forse è meglio se vado a mangiare e non penso troppo.

Less Than Anybody [Omegaverse][Wattys2022]Where stories live. Discover now