3. Un nuovo inizio

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"Sicuri non sia morta?"
"Non è morta, respira!"
"Zitti, si è mossa!!"
"No, secondo me è morta."

La testa di Lydia stava girando come una trottola mentre il resto del suo corpo era intorpidito, come se fosse paralizzata e stesse iniziando solo ora a muoversi appena.
Aprì lentamente gli occhi, schiudendo le labbra per cercare di recuperare più aria possibile, sentendo i polmoni anch'essi atrofizzati che stavano iniziando a riempirsi di ossigeno.

"Ragazzi è sveglia! Venite!"
La ragazza era stesa sul divano in pelle al centro della sala comune, faticava a respirare e i suoi occhi erano così sensibili a tutta quella luce che le facevano male anche a tenerli socchiusi. Dopo alcuni minuti finalmente riuscì ad aprirli e cominciò a mettere a fuoco quello che le stava intorno. Davanti a lei, una decina di persone la guardavano con le più disparate emozioni sul volto. Una ragazza sorrideva sollevata, un uomo accanto a lei sembrava quasi confuso, un altro spaventato e.. quello è un procione?! Alla vista dell'animale spalancò gli occhi per poi strizzarli leggermente per mettere a fuoco meglio.
"Si, sono un procione e tu sei viva, ho perso 20 dollari." sbottò questo in men che non si dica, allungando una banconota all'uomo biondo e muscoloso accanto a lui che ridacchiava soddisfatto.
"Lydia.." una voce maschile, calda e confortante provenne dal gruppo. Uno di loro le si avvicinò lentamente, chinandosi accanto a lei ma lasciandole abbastanza spazio per respirare e sentirsi a suo agio. Negli occhi della ragazza regnava il terrore.
"Steve, forse sarebbe meglio farla riposare, che dici..?" disse una voce femminile, quasi sussurrando.
"Credo sia giusto presentarci per metterla a suo agio e farle capire che non siamo malintenzionati."
"Non tutti, almeno." una risatina accompagnò la frase uscita dalle labbra di un uomo castano, mentre diede un colpetto dietro alla nuca dell'animale.
"Non osare." sbottò l'altro.
"Hai scommesso sulla sua morte!" rispose, venendo immediatamente interrotto.
"Ragazzi, non ora.. - disse l'uomo, tornando poi a guardare la biondina - Lydia, ho il piacere di presentarmi, io sono Steve Rogers, a nome di tutti ti do il benvenuto al Quartier Generale degli Avengers." affermò l'uomo accanto alla giovane ragazza, ancora troppo spaventata per poter parlare.

Dopo alcuni istanti di esitazione, decisero tutti che forse sarebbe stato meglio fare riposare la nuova arrivata, lasciandola quindi sola nella stanza.

"Dove cavolo sono..?" sussurrò Lydia dopo qualche ora da sola, iniziando a riprendersi dal torpore che le pervadeva ancora tutto il corpo.  Si sedette sul divano e si strofinò gli occhi con i palmi delle mani, cercando pian piano di capire che cosa fossero tutte quelle cose intorno a lei. Non aveva mai vissuto in una casa e non aveva mai visto nulla al di fuori della sua stanza all'HYDRA. Era tutto così confuso ora.
Improvvisamente la porta si aprì ed entrarono tre uomini: al centro un uomo con gli occhiali, i capelli un po' disordinati e la barba corta e ben curata, vestito con una camicia blu. Alla sua destro l'uomo che le si era avvicinato poco prima e alla sua sinistra un altro uomo con la camicia a quadretti e le maniche arrotolate fino ai gomiti.

"Buongiorno, Lydia."
La ragazza li vide avvicinarsi e si spinse contro l'angolo opposto del divano, rannicchiando le gambe piene di lividi e nascondendo il viso tra le ginocchia. Aveva già vissuto una scena simile.
"Lydia non devi preoccuparti, siamo amici, non vogliamo farti del male." era la stessa voce di poco prima.
La ragazza alzò lo sguardo, scrutando i tre uomini attraverso le ciocche di capelli biondi che le erano cadute sul volto. Non proferì parola. I tre uomini si sedettero sul divano davanti a lei.
"Sono Tony Stark, lui è il dottor Banner e lui è Steve, siamo lieti di conoscerti Lydia, abbiamo sentito molto parlare di te." incalzò il primo uomo, quello al centro. Era sicuramente il padrone di tutto questo posto, aveva un'aria sicura di se ma allo stesso tempo estremamente gentile.

Lydia si strinse nelle spalle. Come era possibile che avessero sentito parlare di lei? Perché la gente aveva parlato di lei? Erano i suoi genitori che la cercavano? Oppure quello strano uomo..
"Spero di non averti spaventata. - su alcune sedie più lontano era seduto l'uomo col pizzetto che l'aveva portata via dalla sua cella. - Sono Stephen Strange, e da come ho potuto vedere tu non sai attraversare i portali." aggiunse con un sorriso, alzando un sopracciglio. La ragazza diventò rossa d'imbarazzo che andò a mischiarsi alla paura, ma accennò finalmente ad un semi sorriso.
"Vorrai sapere perché ti abbiamo trascinata qui, credo.." continuò Tony, sorridendole in modo da rassicurarla. Lydia annuì.

LydiaWhere stories live. Discover now