2. HYDRA

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Molti anni passarono da quel doloroso giorno, e Lydia divenne sempre più grande e forse troppo presto consapevole di quello che poteva fare con i propri poteri.

All'età di 8 anni era già in grado di parlare dodici lingue diverse, leggere la mente delle persone e spostare piccoli oggetti con un delicato movimento delle mani, dalle quali fuoriusciva una luce violacea.
A 10 scaraventò contro al muro una guardia che non le permise di mettersi lo smalto alle unghie, questa volta senza nemmeno alzare un dito.
A 12 anni fu il momento di controllare la mente delle persone, obbligando in questo modo guardie, professori ed altri detenuti a fare quello che voleva lei, qualsiasi cosa, senza che questi potessero obiettare.

I principali cominciarono ben presto a preoccuparsi di quello che poteva fare, provarono a metterle contro tutti i più grandi prodigi provenienti dal loro laboratorio, ma questi finirono tutti in un angolo mentre cercavano di coprirsi le orecchie ed urlavano disperatamente «Esci dalla mia testa! Basta! Basta!».
Lydia, in tutto questo urlare e dimenarsi dei poveri malcapitati, stava seduta su un vecchio sgabello in legno, immobile, con lo sguardo fisso sulla sua vittima ed un leggero sorriso sulle labbra. Due treccine bionde scompigliate le battevano sulle spalle fino ad arrivare a metà schiena, fermate con due elastici da ufficio trovati per terra.
Gli occhi, quindi, smettevano di essere violacei e tornavano azzurro ghiaccio. Le urla cessavano.
"01 1599, esci da lì." La voce metallica che le ordinava sempre le cose questa volta sembrava più dura del solito.
La bambina si incamminò a piedi scalzi verso la porta d'uscita, lanciando una fugace occhiata al pover'uomo steso su un lato nell'angolo della stanza, ancora tremante. Sospirò.
"Non possiamo andare avanti così. - I due professori stavano parlando tra di loro, a bassa voce, peccato che Lydia li potesse sentire. - Bisogna isolarla, è pericolosa per tutti."

E così fu. Senza molte spiegazioni, perché non puoi darne ad una bambina di 12 anni che stai per rinchiudere in una stanza isolata, portarono Lydia nell'ala ovest, lontana da tutto e da tutti; la accompagnarono dentro una stanza bianca arredata solo con un letto e un tavolo al centro. Nient'altro.
"Mi dispiace, dovrai stare qui per un po'." le disse uno degli uomini.
Non era vero, non era affatto dispiaciuto.
"Quando potrò tornare nella mia stanza?" domandò lei guardando le pareti e i mobili completamente bianchi.
"Presto."
Non era vero nemmeno questo. 
Gli uomini chiusero la porta a vetri ed un suono metallico riempì sordo la stanza.

Gli anni passavano e Lydia si sentiva sempre più sola. Non molte persone la andavano a trovare, solamente chi le portava il cibo o il medico per le emergenze. Poteva uscire solo una volta alla settimana per controlli medici e in casi eccezionali, ossia quando qualcuno non si era comportato bene e l'HYDRA doveva punirlo.
Lei era la punizione. Lei era il motivo per cui le persone piangevano, urlavano di dolore, di strazio, di agonia. E poi basta, silenzio. Nella stanza rimaneva solo il suo respiro. E la riportavano nella stanza bianca. Di nuovo.
Crescendo, le visite si fecero sempre più frequenti, ma ogni volta poco dopo che gli uomini entravano nella stanza la sua vista si faceva annebbiata ed i suoi muscoli molli. Si svegliava solo dopo qualche ora, le sue gambe e la sua schiena erano piene di lividi, a volte c'era del sangue a terra. Nausea. 

Erano ormai 20 anni esatti che i suoi genitori l'avevano venduta all'HYDRA.
I suoi genitori, chissà dove erano ora, chissà chi sono.. non conosceva nemmeno i loro nomi, o i loro volti, o le loro voci.

Nella stanza bianca non poteva nemmeno usare i suoi poteri, era inerme e annoiata. Estremamente annoiata.
Afferrò un pezzo di pane e lo strinse tra le dita affusolate, sempre più forte fino a che questo non si divise in due e cadde a terra. I suoi occhi passarono dal mettere a fuoco il suo pollice ed il suo indice pieni di briciole, al mettere a fuoco una figura scura fuori dal vetro della sua cella. Abbassò la mano lentamente, delineando sempre di più l'uomo che stava al di là della lamina di vetro. Era un uomo magro, alto, con un buffo pizzetto e dei vestiti bizzarri e.. un mantello?
Lydia si alzò in piedi lentamente e si avvicinò piano al muro, trattenendo quasi il respiro.
L'uomo misterioso aveva gli occhi chiusi e.. fluttuava?? Non può essere. Non si usa la magia qui. Non si può, non funziona, ci aveva provato molte volte.
Non appena Lydia fu abbastanza vicina al vetro, improvvisamente lo strano individuo aprì gli occhi, facendo sobbalzare la ragazza. Si portò quindi una mano sulle labbra, facendole capire di rimanere in silenzio.
Confusa e spaventata, la giovane cominciò a guardarsi intorno e ad indietreggiare, mentre accanto all'uomo si stava aprendo lentamente un varco lucente di colore arancione.
Improvvisamente delle urla: erano le guardie, lo avevano visto? Quindi esisteva!
Gli uomini dell'HYDRA iniziarono a sparare raffiche contro l'uomo misterioso, il quale però non si mosse di un millimetro, come se i proiettili non lo stessero minimamente sfiorando.
"Allora? Vuoi stare qua ancora per molto o proviamo ad andarcene?"
Il sangue di Lydia si raggelò e sentì il cuore in gola. Era dietro di lei. Come era entrato nella sua stanza? Come poteva essere sia qui che là fuori?
"I-io..." balbettò lei.
"Muoviti!" urlò lui, prendendola per un braccio ed entrando in un secondo portale, uguale a quello creato all'esterno della vetrata. La ragazza svenne non appena entrò in contatto con la luce gialla.

In un istante, la ragazza e l'uomo erano spariti e con loro anche la proiezione all'esterno della cella. I soldati fermarono le raffiche e si guardarono intorno confusi, sentendo il sangue raggelare nelle loro vene non appena riuscirono a capire vagamente che cosa fosse successo.


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Per il personaggio di Lydia, la rappresentazione più fedele sarebbe Scarlett Leithold:

Per il personaggio di Lydia, la rappresentazione più fedele sarebbe Scarlett Leithold:

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LydiaWhere stories live. Discover now