<<Non so se me la sento di venire a casa tua>>, dissi a Harry, una volta risaliti in macchina.
Era la verità.
Nonostante desiderassi passare la notte con lui ero ancora terribilmente angosciata per quello che era successo l'ultima volta con Liam. Quel ragazzo non mi piaceva. C'era qualcosa di selvaggio nel suo sguardo, qualcosa che mi incuteva timore. La sua ultima reazione era stata da dir poco bizzarra e contraddittoria. Con voce melliflua e sdolcinata aveva tentato di convincermi che per me provasse solo amicizia, ma la rabbia inespressa celata nei sui occhi diceva ben altro.
Harry passò i successivi venti minuti a spiegarmi che aveva chiarito la situazione con il suo amico durante il loro ultimo viaggio in Africa, e che questi, alla fine, ci aveva porto le sue scuse. Mi disse che il suo intento era stato solo quello di proteggermi da una eventuale sofferenza futura, visti i pregressi comportamenti che Harry aveva sempre avuto con il gentil sesso, prima di conoscermi.
Non fui sicura che quella fosse la pura verità. C'era qualcosa che non mi tornava, ma Harry sembrava esserne convinto. Sperai solo che le mie sensazioni si rivelassero errate e che quindi avesse regione lui.
Quando entrammo nel salone della baita, era ormai notte. I ragazzi dormivano presumibilmente, e la grande casa era avvolta nel buio e nel silenzio.
Quando ci sdraiammo a letto mi sentii improvvisamente nervosa. Mi dolevano i muscoli e non riuscivo a rilassarmi. Il sonno, che normalmente a quell'ora sopraggiungeva, sembrava essersi dileguato. Non era esattamente in quel modo che avevo immaginato la prima notte con Harry dopo più di un mese di separazione forzata.
<<Che hai?>>, mi chiese lui, accorgendosi della mia irritazione e accostandosi a me.
<<Niente. Sono solo un po' nervosa. Non riesco a dormire>>.
<<Vorresti già dormire?>>, mi domandò, avvicinandosi ancora, fino ad incollare il suo corpo al mio. Iniziò a baciarmi, partendo dalle fronte, per passare poi al naso e alle guance. Quando si avvicinò alle mie labbra mi scansai.
<<Scusami>>, gli dissi infilando il viso nella piega del suo collo.
<<Vuoi dirmi che hai? È ancora per la storia di Liam?>>.
Feci segno di si con la testa, e poi ripresi a parlare. <<Quel ragazzo non mi piace. So che è il tuo migliore amico ma non sono tranquilla con lui in casa. Non sono tranquilla a stare sola con lui e neanche a saperti così disposto a prendere le sue parti>>.
<<Tu di queste cose non devi preoccuparti. Devi solo fidarti di me, ok? Non avrai necessità di rimanere sola con lui se questo ti infastidisce e per quanto mi riguarda il suo atteggiamento nei tuoi confronti è solo rivalità maschile, niente di più, ma gli sta già passando. Lo conosco da una vita e ti posso assicurare che è innocuo>>.
Forse aveva ragione. Dovevo smetterla di tormentarmi per quella storia e godermi i giorni a mia disposizione con Harry, prima che partisse di nuovo.
A quel pensiero mi tornò in mente quanto mi fosse mancato e quanto avessi desiderato trovarmi di nuovo in un letto abbracciata a lui, mentre ero triste e sola in quello di camera mia.
Ripensai a quando, dopo quella lunga telefonata, mi toccai, immaginando che fossero le sue mani a farlo. Mi ricordai solo allora che avevo desiderato con tutta me stessa che arrivasse presto il momento per poterglielo raccontare, così da poter leggere di nuovo il desiderio nei suoi occhi.
Mi avvicinai al suo viso e iniziai a baciarlo. Le mie dita si intrufolarono tra i suoi capelli e, ai piccoli strattoni che diedi, seguirono i suoi gemiti sommessi. Avvicinai il mio bacino al suo, strusciandomi alla sua erezione già turgida.
E in un lampo, come per magia, Liam sparì, lontano anni luce.
<<Christine, amore, se fai così io non credo di poter resistere... >>.
Raccolsi il coraggio a due mani e lo zittii con un altro bacio. Poi mi staccai, per sussurrargli all'orecchio.
<<Ho fatto una cosa mentre tu non c'eri e l'ho fatta pensando a te, solo a te>>.
I suoi occhi si sgranarono e le pupille si dilatarono a tal punto da renderglieli quasi neri. Quella reazione accese la mia eccitazione neanche fosse stata un interruttore.
<<Non dirmi che... >>.
Annuii con la testa e poi abbassai lo sguardo, imbarazzata ma anche estremamente civettuola. Stentavo a riconoscermi.
<<Cazzo!>>, gli sentii dire, mentre con una mano aperta dietro la mia schiena mi spingeva ancora di più contro il suo bacino, per farmi sentire quanto quella rivelazione gli avesse fatto piacere.
<<Raccontamelo. Voglio sapere tutto>>, aggiunse, mentre iniziava a spogliarmi, sfilandomi la maglia del pigiama.
<<È successo ieri pomeriggio. Avevamo appena riagganciato il telefono. Ero in accappatoio, seduta davanti allo specchio. Ho slacciato la cintura e ho chiuso gli occhi, immaginando che il riflesso che avevo di fronte fosse il tuo>>.
Mentre parlavo Harry mi sfilò anche i pantaloni, e poi le mutandine. Non ero mai stata completamente nuda, tra le sue braccia. Mi sentivo liquefatta sotto il suo tocco, che non mi lasciva mai, mentre mi incitava a proseguire.
<<E poi cosa hai fatto?>>, mi chiese, mentre con un dito mi penetrava lentamente, facendolo scorrere dentro e fuori. Mi guardava negli occhi nel frattempo e distoglieva lo sguardo dal mio solo per succhiarmi i seni o baciarmi.
<<E poi ho passato le dita sul clitoride, prima di farle entrare dentro, come stai facendo tu adesso>>.
<<Ed eri bagnata?>>.
<<Si, proprio come ora>>.
<<Sei venuta?>>, mi chiese ancora, sfilando la sua mano e montandomi sopra, sorreggendosi solo con i gomiti. Il suo pene enorme e duro premeva sul mio monte di Venere, implorando di entrare per trovare il giusto sollievo a tanta pena.
<<Si, sono venuta, ansimando il tuo nome>>.
Harry si tirò appena un po' indietro facendo poggiare la punta tra le mie grandi labbra, che fremevano desiderose di dare il benvenuto a quel misterioso e sconosciuto ospite.
Mi baciò a lungo, senza tuttavia penetrarmi. Io mi faci baciare ma poi mi scansai e con le mani sui suoi glutei provai a spingerlo, per farlo entrare. Ero pronta.
<<Sei sicura?>>, mi chiese con dolcezza Harry, facendo battere ancora di più il mio cuore già impazzito. Stavo realizzando solo allora che quella sarebbe stata la mia prima volta.
Stavo per fare l'amore con Harry e tentai, con tutta la concentrazione concessami dal mio cervello offuscato, di memorizzare ogni particolare, ogni dettaglio di quella notte magica.
Registrai per sempre il colore intenso dei suoi occhi, il suo sguardo di pura adorazione nei miei confronti; il suo profumo che tanto adoravo e che avrei distinto tra mille altri odori; le sue labbra sulle mie e la sua lingua, calda, che non si stancava mai di rincorrere la mia, in una danza primordiale. Tentai di fissare nella mia mente i suoi lunghi capelli, che tanto adoravo e che mi solleticavano il viso ad ogni suo movimento. Ma più di tutte credo che rimarrà sempre impressa dentro di me la sensazione di felicità che provai in quel momento.
Feci ancora un cenno affermativo con la testa e poi Harry entrò.
Lo fece con estrema lentezza, sempre senza staccare i suoi pozzi di giada dai miei. Quando si fece più dentro sentii un dolore intenso, lacerante, ed emisi un urlo.
Harry si ritrasse immediatamente, preoccupato. Gli dissi che andava tutto bene e lo pregai di continuare. Sapevo che avrei sentito di nuovo dolore, ma tale dolore era anche piacere. Il sentire che ero finalmente sua, in tutti i sensi umanamente possibili, mi stava ripagando ampiamente della fitta avvertita per la lacerazione dell'imene.
Lui tornò a muoversi, con estrema dolcezza e fu di nuovo dentro di me, procurandomi ancora dolore e strappandomi un altro gridolino. Chiusi gli occhi, per concentrarmi sul respiro e respingere quella sensazione di lacerazione. Sembrò funzionare ed iniziai a rilassarmi. La mia intimità si adattò perfettamente alla sua, abbracciandola e le mie gambe rigide e tese si aprirono di più in riflesso, per permettere al suo corpo possente di entrare del tutto.
Quando riaprii gli occhi Harry mi sembrò emozionato, quasi sconvolto. Aveva gli occhi lucidi, sembrava stesse sul punto di piangere. Con voce tremante mi chiese ancora se stessi bene e se volessi continuare.
Gli risposi di si, e lo incoraggiai afferrando le sue natiche e premendole contro di me. Il dolore non era sparito, anzi. Solo che lo desideravo troppo, non volevo che tutto finisse, che Harry uscisse dalla mia alcova. Lui sorrise appena e riprese a baciarmi tutto il viso, strofinando il suo naso contro il mio.
<<Non posso spingere oltre, piccola. Ti farei troppo male e poi sei stretta a morte, devo andarci piano>>.
<<Ti piace?>>, gli chiesi, insicura. Anche se potevo percepire la sua emozione in quel momento, non potei fare a meno di domandarglielo. Il confronto con tutte le donne fin troppo esperte che aveva avuto prima di me mi devastava.
<<Mi domandi se mi piace? Dio Christine... sono in Paradiso. Essere dentro di te è un qualcosa di... non so descriverlo... immaginavo fosse meraviglioso, ma mai così... >>.
Harry tuffò la sua testa riccioluta sul mio collo, riversandomi addosso gemiti di piacere e poi intensificò il suo ritmo, procurandomi ancora più dolore.
Io cercai di resistere, di non allontanarlo, ma era divenuto quasi insopportabile.
<<Christine, devo venire>>, mi sussurrò.
Io lo abbracciai più forte e chiusi gli occhi, dandogli tacitamente il consenso a farlo dentro di me.
Se da una parte il dolore stava per finire, dall'altra ero certa che avrei sofferto dell'improvvisa mancanza del suo corpo sopra il mio, della sensazione di pienezza che era riuscito a regalarmi e non ero ancora pronta a distaccarmene.
Lui si mosse sempre più veloce, entrando ancora un po' più a fondo e poi urlò.
Urlò qualcosa di indistinto, a metà tra il mio nome e quello di Nostro Signore.
Quando il suo respiro torno alla normalità si sollevò sui palmi delle mani e mi baciò a lungo, con lentezza struggente. Ci voltammo su un fianco e continuammo a baciarci ed accarezzarci per un tempo infinito, finche il sonno si intrufolò a curiosare tra quei due corpi nudi e sudati, per poi decidere di avvolgerci con le sue braccia e portarci con se.