Poachers || H.S.

By cinthia80c

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Completa. #40 in fanfiction al 9/7/18 >. Christine sembra una ragazza come tutte le altre: ha ventitré anni... More

PROLOGO
CAPITOLO 1 - LA LETTERA
CAPITOLO 2 - IL FOLDEN'S HOSPITAL
CAPITOLO 3 - SENZA IDENTITÀ
CAPITOLO 4 - VOCI NEL BUIO
CAPITOLO 5 - FUGA E SOGNI
CAPITOLO 6 - IL PIANO
CAPITOLO 7 - IL BUONGIORNO SI VEDE DAL MATTINO
CAPITOLO 8 - FALENA
CAPITOLO 9 - PARADISO
CAPITOLO 10 - OCCHI VERDI
CAPITOLO 11 - UN INCONTRO (IN)ASPETTATO
CAPITOLO 12 - IL RAPIMENTO
CAPITOLO 13 - AFRICA
CAPITOLO 14 - UN'AMARA SCOPERTA
CAPITOLO 15 - LA FESTA
CAPITOLO 16 - UNA PORTA SBATTUTA
CAPITOLO 17 - CONFESSIONI
CAPITOLO 18 - LA BAITA
CAPITOLO 19 - HARRY
CAPITOLO 20 - SETE
CAPITOLO 21 - BRODO DI POLLO
CAPITOLO 22 - UN CASTELLO DI BOROTALCO
CAPITOLO 23 - LA TREGUA
CAPITOLO 24 - QUALCOSA DI INASPETTATO
CAPITOLO 25 - DOCUMENTI
CAPITOLO 26 - GALEOTTO FU QUEL TEMPORALE...
CAPITOLO 27 - INCUBI
CAPITOLO 28 - SOGNI
CAPITOLO 29 - COMPLICAZIONI
CAPITOLO 30 - RIVELAZIONI
CAPITOLO 31 - INTERROGATORIO
CAPITOLO 32 - UN PASSO INDIETRO
CAPITOLO 33 - IL GIOCO SENZA BOTTIGLIA
CAPITOLO 34 - NOTTE INSONNE
CAPITOLO 35 - RACCONTI DEL TERRORE
CAPITOLO 36 - LEGAMI
CAPITOLO 37 - SENSAZIONI
CAPITOLO 38 - UNA STRANA TELEFONATA
CAPITOLO 39 - IL GIARDINO SEGRETO
CAPITOLO 40 - TI FIDI DI ME?
CAPITOLO 41 - LITTLE THINGS
CAPITOLO 42 - LEI
CAPITOLO 43 - RASSICURAZIONI
CAPITOLO 44 - LACRIME
CAPITOLO 45 - PAURA
CAPITOLO 46 - DAMMI SOLO UN MINUTO
CAPITOLO 47 - ORA È TUTTO CHIARO
CAPITOLO 48 - NON POSSO PIÚ VIVERE SENZA TE
CAPITOLO 49 - LIBRO APERTO
CAPITOLO 50 - ESPRIMI UN DESIDERIO
CAPITOLO 51 - UN RISVEGLIO DOLCE COME IL MIELE
CAPITOLO 52 - GELOSIA
CAPITOLO 53 - LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA
CAPITOLO 54 - FALSI NOMI
CAPITOLO 55 - CENA CON SORPRESA
CAPITOLO 56 - LA STORIA SI RIPETE
CAPITOLO 57 - MAGONE
CAPITOLO 58 - OCCHI TRISTI
CAPITOLO 59 - EROS
CAPITOLO 60 - UNA GIORNATA INIZIATA MALE...
CAPITOLO 61 - ...E FINITA PEGGIO
CAPITOLO 63 - NEVER SAY NEVER
CAPITOLO 64 - PERFECT
CAPITOLO 65 - COME PER MAGIA
CAPITOLO 66 - PRIME VOLTE
CAPITOLO 67 - IL THORPE PARK
CAPITOLO 68 - NON TUTTO IL MALE...
CAPITOLO 69 - FANTASIE
CAPITOLO 70 - CONTROLLO
CAPITOLO 71 - COMBINAZIONE
CAPITOLO 72 - ISTINTO
CAPITOLO 73 - IL BRACCIALETTO
CAPITOLO 74 - IMPASSE
CAPITOLO 75 - BACON
CAPITOLO 76 - LA FINE
CAPITOLO 77 - UNA LUNGA STORIA
CAPITOLO 78 - IL PIANO B
CAPITOLO 79 - PORT ELISABETH
CAPITOLO 80 - SORPRESA
CAPITOLO 81 - ESPLOSIONE
CAPITOLO 82 - COLPI DI TESTA
CAPITOLO 83 - L'IMBOSCATA
CAPITOLO 84 - ERRORE
EPILOGO
RINGRAZIAMENTI
PER SAPERNE DI PIÙ...

CAPITOLO 62 - DI DOMAN NON C'È CERTEZZA

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By cinthia80c

Quant'è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
(Cit. Il trionfo di Bacco e Arianna, Lorenzo de' Medici)

La vita è strana.

A volte, come una vettura lanciata a notevole velocità prosegue diritta, spedita verso la felicità. L'amore che vi gravita intorno non fa che rendere lieta la sua corsa verso tale meta, facendoti credere, o quanto meno auspicare, che niente potrà arrestarla, una volta raggiunta. Trascorri le tue giornate con la totale inconsapevolezza di quello che ti accade intorno, come se quelle stesse giornate in realtà, non appartenessero alla tua vita, ma a quella di qualcun altro. A volte però quella stessa vita intraprende sentieri tortuosi, sconnessi, persino intollerabili, e tutto senza il minimo preavviso. Un giorno accade qualcosa; qualcosa di tremendo, di devastante, e capisci che la vita che ti sei fatto fuggire via era proprio la tua, e che mai più ritornerà.

Erano trascorse due settimane dall'incidente stradale che aveva quasi strappato la vita a mio fratello.

Due settimane in cui non mi era stato possibile distinguere la notte dal giorno, la fame dalla stanchezza, la tristezza dal dolore.

Jason era ancora in coma, ricoverato presso la Terapia Intensiva dell'ospedale dove lavoravo. La stessa Terapia Intensiva che aveva visto nascere l'amore tra Harry e me, era ora protagonista dei giorni più bui della mia esistenza.

<<Dovete parlargli, accarezzarlo, fargli sentire che ci siete. E non perdere mai le speranze>>. Così ci continuavano a ripetere i medici, gli stessi coi quali collaboravo da due anni per via del mio lavoro.

E così ogni santo giorno, da due settimane, prima di prendere servizio e immediatamente dopo averlo concluso mi sedevo sulla sedia accanto al letto di Jason. Non ricordavo nemmeno l'ultima volta che avevo fatto un pasto decente o una doccia come si deve.

I miei colleghi, della Dialisi e della Terapia Intensiva, si prodigarono in maniera impagabile, procurandomi panini e dolciumi vari e offrendomi il loro sostegno e aiuto.

Edward era corso in ospedale la notte stessa dell'incidente, avvisato dalla nostra caposala e mi aveva stretta in un abbraccio che mai più avrei dimenticato. Passò in reparto ogni giorno, anche quando io non ero presente, per informarsi sulle condizioni di Jason. Di quello che era successo tra noi non ne parlammo più. Lui cambiò reparto a tutti gli effetti ma la distanza fisica tra noi fu attutita dalla vicinanza forzata insita nello stato comatoso di mio fratello.

Tuttavia non riuscivo a preoccuparmi anche di quell'aspetto. In quel momento ciò che riusciva a darmi mi era più che sufficiente. Al resto avrei pensato in un secondo momento.

Ma chi mi preoccupava era un'altra persona: la mamma era in preda alla disperazione.

Fingeva di essere forte in mia presenza, ma dentro so che stava morendo e io non sapevo come alleviarle tutto quel dolore. Se avessi potuto me lo sarei sobbarcato tutto io, sulle mie spalle, per lasciarla libera di vivere un'esistenza quanto meno serena.

Dopo la morte di mio padre, mia madre non era stata più la stessa e ora, quello che era successo a Jason, rischiava di farla crollare del tutto.

<<Avanti, rompiscatole... che vuoi che ti legga stasera? Ok, va bene... ti leggerò di nuovo Romeo e Giulietta... >>. Parlavo con mio fratello, come se lui potesse davvero ascoltarmi.

Ogni giorno gli leggevo qualcosa. Poteva essere un fumetto a cui lui era particolarmente affezionato, o uno dei libri di papà, come quello che reggevo in mano quella sera.

La sera del suo risveglio.

<<GIULIETTA
   È solo il tuo nome che m'è nemico, e tu sei te stesso anche senza chiamarti Montecchi. Cos'è Montecchi? Non è una mano, un piede, un braccio, un volto, o qualunque parte di un uomo. Prendi un altro nome! Cos'è un nome? Ciò che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo, così Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella cara perfezione che possiede anche senza quel nome. Romeo, getta via il tuo nome, e al suo posto, che non è parte di te, prendi tutta me stessa.

ROMEO
   Ti prendo in parola. Chiamami amore e sarà il mio nuovo battesimo: ecco, non mi chiamo più Romeo.

GIULIETTA
   Chi sei tu che così avvolto nella notte inciampi nei miei pensieri?>>.

<<Con un nome non so dirti chi sono: il mio nome, sacra creatura, mi è odioso in quanto tuo nemico. L'avessi qui scritto, strapperei la parola>>.

Le ultime parole di Romeo, fuoriuscite dalla bocca di Jason con un flebile sussurro, non le stetti quasi a sentire, tanta era la gioia che provai in quel momento. Lo abbracciai, lanciandomi sul suo corpo debole e dolorante, riversandovi sopra un mare di lacrime.

Corsi a chiamare medici e infermieri che si precipitarono al suo capezzale per ammirare il compiersi di un vero e proprio miracolo.

Jason stava bene.

Nonostante le fratture multiple e la commozione cerebrale, stava bene, non avendo riportato nessuna lesione permanete a midollo ed encefalo o altri organi vitali.

Fu dichiarato fuori pericolo.

Chiamai la mamma in preda alla gioia più profonda che avessi mai provato, e lei gioì a sua volta, precipitandosi poi in ospedale per valutare lo stato di salute di mio fratello di persona. Stentava a credere a ciò che le avevo raccontato, affermando che doveva essere troppo bello per essere vero.

<<Ti avviso fratellino, verrò a leggerti William Shakespeare ogni giorno, fin quando non ti dimetteranno>>.

<<Non potresti leggere qualcos'altro? Che so, Charles Dickens, per esempio? Romeo e Giulietta lo conosco a memoria... >>.

<<Non se ne parla nemmeno. Argomento chiuso!>>. Gli dissi seria, ma poi corsi ad abbracciarlo di nuovo, scompigliandogli i capelli e stringendo le sue mani, quasi come se fossi terrorizzata che il suo ritorno dal coma io lo avessi solo sognato.

Giunta finalmente a casa quella sera, corsi ad abbracciare Michelle, dandole la bella notizia.

Restammo a lungo a chiacchierare su quello che era successo nelle ultime due settimane e quando non ne potei più, andai a letto, sfinita.

Mentre ero sul punto di addormentarmi, dopo aver riposto sul comodino la mia tanto amata copia di Romeo e Giulietta, il cellulare iniziò a vibrare. Il mio cuore fece una capriola alla lettura del nome che comparve sullo schermo.

<<Come sta tuo fratello?>>.

Da due settimane a quella parte avevo sentito Harry solo tre o quattro volte, ma dopo avergli raccontato dell'incidente, la prima domanda che mi aveva rivolto ad ogni telefonata era stata quella.

Fui felice di poter dare una risposta differente, quella volta.

<<Non sai quanto mi renda felice saperlo. Vorrei essere lì in questo momento, per festeggiare>>, mi disse, dapprima allegro, ma subito dopo con una nota di tristezza nella voce.

<<Lo so, piacerebbe anche a me. Non sai ancora quando potrai tornare?>>, gli chiesi speranzosa, augurandomi che la risposta cambiasse rispetto alle altre volte in cui glielo avevo chiesto.

<<No, purtroppo. Forse ancora un paio di settimane>>.

No, non era cambiato niente. Mancavano sempre un paio di settimane. Appena finivano in realtà già ricominciavano.

<<Ti manco?>>, mi chiese, con la sua solita voce rauca che metteva i brividi.

Mi mancava?

Certo. Che domande.

Mi mancava come l'aria manca alla fiammella di una candela, racchiusa sotto una campana di vetro. La luce che emana si irradia tutt'attorno ma è solo mera apparenza. Sta bruciando tutto il suo ossigeno e presto si spegnerà, incapace di vivere senza.

Così era la mia vita senza Harry. Sopravvivevo in apnea, cercando di sorreggermi a galla nelle difficoltà della vita, aspettando il suo ritorno. Un ritorno che sembrava non giungere mai.

<<Si>>. Fu l'unica cosa che riuscii a rispondergli, riguardo alla sua domanda. Non volli esprimere a parole ciò che sentivo dentro. Temevo di spaventarlo, perché quel sentimento che sentivo crescere ogni giorno di più stava diventando qualcosa di indescrivibile.

<<E io ti manco? Mi pensi un pochino?>>, gli chiesi tuttavia, egoista fino in fondo, ansiosa di sapere ciò che io stessa gli avevo taciuto.

Ma Harry decisamente non era come me...

<<Mi manchi da morire Christine... sto impazzendo, te lo giuro. Non vedo l'ora di riabbracciarti, di baciarti e... di scoparti fino a farti gridare basta... Dio, ti desidero da impazzire... non ce la faccio più a farmi le seghe pensando a te... >>.

<<Ma Harry!>>, gli urlai, fintamente scandalizzata.

In realtà quelle oscenità, come tutte le altre che mi diceva, appiccavano il fuoco dentro di me e, ora che Jason era fuori pericolo, mi lasciai andare al desiderio che provavo per lui. Così decisi di stuzzicarlo, poiché la mia mente era finalmente libera da ogni pensiero.

La telefonata durò almeno altri dieci minuti, in cui Harry mi disse cose che trasformarono le mie guance in piastre roventi e le mie mutandine in un pannetto da gettare senza essere neanche lavato.

Mi addormentai subito dopo, sognando un balcone antico, ricoperto dall'edera rampicante, un aereo al suo decollo, montagne di libri e un letto candido.

Sognai anche i suoi meravigliosi occhi verdi.

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