52. Protetto

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Yoongi non sa dove stia andando, non sa dove si trovi e non sa quanto a lungo potrà continuare a camminare per quelle strade che non aveva mai visto prima di allora.

È stanco, forse più stanco di quanto sia mai stato, non ha nulla con sè, eppure, forse a causa delle ore passate a vagare in quei luoghi sconosciuti, gli sembra di star portando un peso enorme sulle spalle. Ma, nonostante la stanchezza, nonostante il freddo, nonostante il dolore alle gambe e ai piedi che ormai si muovono automaticamente, Yoongi non riesce a dare un freno al bruciore che sente nel petto.

Sperava, forse qualche ora fa, che il dolore fisico avrebbe bloccato quello mentale, ma si sbagliava, perché nonostante le atroci fitte, tutto ciò a cui riesce a pensare è Jimin. Il modo in cui l'ha guardato con disprezzo prima di cacciarlo dal palazzo, il modo in cui non si è voltato nemmeno una volta verso di lui mentre lasciava la stanza, il modo in cui Jungkook e Taehyung lo avevano pregato di spiegare cosa stesse succedendo, mentre Yoongi si guardava intorno per capire cosa portare con sè, arrivando alla conclusione che nulla, nemmeno nella sua stessa stanza da letto, fosse effettivamente di sua proprietà. Aveva impiegato qualche minuto a decidere se portare con sè il libro che il principe gli aveva regalato tanti anni prima, quando ancora la sua vita era semplice. Decidendo in fine che, portare con sè un oggetto che avrebbe portato solo ricordi dolorosi, fosse  completamente inutile.

Continua a sentire le parole disperate di Hoseok che gli chiedono perché se ne stia andando, la voce di Jungkook richiamarlo una volta uscito nei giardini, lo sguardo interrogativo di Wonho su di lui, i singhiozzi di Taehyung, ed il suo cuore si spezza un po' di più. Ed il dolore provocato dalle accuse di Jimin quasi si assopisce, perché lentamente si rende conto del fatto che non rivedrà mai più nessuno di loro, ed il principe, in qualche modo, passa in secondo piano.

Non potrà più prendere in giro Wonho e la sua serietà fuori posto, non potrà più ascoltare le battute di Hoseok, non potrà più aiutare Jungkook nelle sue faccende quotidiane, non potrà più divertirsi con Taehyung e non potrà più baciare le soffici labbra dell'uomo che ama. Non potrà fare nulla di tutto ciò che lo aveva reso felice fino a quel momento.

È di nuovo completamente da solo al mondo, senza nessuno a cui appoggiarsi, a cui chiedere consiglio, a cui affidare le proprie ansie e preoccupazioni. È solo, e non possiede nulla. Non sa dove si addormenterà quando le sue gambe finalmente cederanno, non sa cosa mangerà domani, non sa se mangerà domani, e lentamente si rende conto del fatto che, il prima possibile, dovrà allontanarsi dalla città e spostarsi verso un posto isolato. Solo lì potrà utilizzare la sua magia per sè stesso e per produrre tutto ciò che gli servirà per vivere.

Condurrà il resto della sua vita consumato dalla paura, cosciente del fatto che, se qualcuno dovesse vederlo praticare qualche incantesimo, non aspetterà di certo che arrivino le guardie, non aspetterà che ci sia una condanna ufficiale, ma verrà picchiato, discriminato e, probabilmente, ucciso.

Non sarà più protetto dalle quattro mura della sua prigione, nè da Jimin che, è sicuro, fino al giorno prima, avrebbe fatto di tutto per tenerlo al sicuro.

Più ci pensa, più non riesce a capacitarsi del fatto che il principe lo abbia scacciato con così tanta facilità, come se tra di loro non ci fosse mai stato nulla, come se il castano non avesse una lista di occasioni che gli avevano dimostrato l'assoluta fedeltà del mago nei suoi confronti. Non riesce a credere che sia vero, ma è così, perchè Jimin è impulsivo, sciocco, ed egoista. È ovvio che quella sia stata la sua prima conclusione. Forse Yoongi lo ha sopravvalutato per troppo tempo.

Si passa una mano sul viso, asciugando le poche lacrime che erano riuscite a scendere sulle sua guance dopo un pomeriggio passato a fare solo questo. E può sentire come le punte delle sue dita siano completamente congelate, si maledici per non aver preso nemmeno una delle lunghe giacche che Jimin gli aveva regalato in quel periodo, rendendosi conto del fatto che, a causa della temperatura notturna così bassa, non potrà realisticamente passare l'intera notte all'esterno.

Prova a riscaldarle usando il suo respiro, ma serve a ben poco, così, guardandosi intorno con cautela, bisbiglia un breve incantesimo che, quantomeno, lo riscaldi un po'. Il tepore si diffonde immediatamente sotto la sua pelle e non appena si sente un po' meglio, continua a muoversi verso i confini della città, aumentando il passo per essere completamente da solo il prima possibile.

Quando, finalmente, arriva alle enormi porte che aveva attraversato in carrozza qualche mese prima per dirigersi a Cronos, lascia che un sospiro di sollievo esca dalle sue labbra, rallentando il suo passo e abbandonando quella città che per lui non era stata altro, si rende conto solo adesso, che una gabbia.

Finalmente, vede le colline verdi che circondano le mura di Aleor e, per la prima volta da quando aveva lasciato il palazzo, sente la gioia irrediarsi nel suo corpo.

Non ha niente nè nessuno, non ha alcuna protezione, si trova in una delle situazioni peggiori della sua vita ma, finalmente, è libero. Tutto ciò che lo circonda è il buio della notte profonda, non riesce a vedere quasi nulla di ciò che si trova intorno a lui, ma sa che, domani, il sole sorgerà di nuovo e, forse, avrà abbastanza forze per addentrarsi ulteriormente nel bosco. Dove appartiene un mago come lui.

Bread - YoonminWhere stories live. Discover now