Capitolo Sedicesimo - Parte Seconda: Ci sei sempre stato

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"I walk in fields of ghosts, feeling the Earth come down around me
The universe I know left me in pieces, locked away
I dream that I'll forget someday the hope that I'm alive
But life has taken you from me, got nothing left inside"

- Fire in my mind, Andy Black

Per due notti non aveva chiuso occhio

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Per due notti non aveva chiuso occhio. Ogni volta che la stanchezza sembrava avere la meglio su di lui, incubi incomprensibili provavano a trascinarlo in un girone infernale da cui gli sembrava non sarebbe più riuscito a scappare, così si svegliava di soprassalto, agitato, sudato e con il fiato corto. In più occasioni, ridestandosi da quei brevi momenti di incoscienza, gli era parso di essere osservato, eppure nel vagare per casa alla ricerca di intrusi si era scoperto solo - sempre. Non importava quante volte perlustrasse l'appartamento o quanti caffè ingerisse: quelle sensazioni sembravano non dissolversi mai.
Dopo l'incontro con Levi e la rilettura di quei diari, per non parlare dei ricordi rispolverati, Noah si era reso conto non riuscire a concentrarsi, a tenere la mente libera da qualsiasi cosa che ruotasse intorno a quei tre argomenti - e più si sforzava, più si affaticava e meno otteneva, così, sulla tromba delle scale che conducevano al secondo piano dell'ateneo, avvertì la testa vorticare nuovamente e l'equilibrio farsi improvvisamente precario. 

Sapeva che la mancanza di riposo, prima o poi, gli avrebbe giocato qualche brutto scherzo, ma mai avrebbe pensato in un momento simile e con tanta intensità.
Avvertendo le gambe cedere, si affrettò ad allungare un braccio e afferrare il corrimano, provando in qualche modo a scongiurare il peggio - dopotutto gli mancavano ancora una decina di gradini, qualche metro e un paio di aule per potersi finalmente svaccare su una sedia e recuperare le forze. Alzando lo sguardo verso la fine della rampa però, d'un tratto, gli sembrò essere di fronte alla più titanica delle imprese. I pochi metri che lo separavano dalla lezione di chimica biologica divennero chilometri impercorribili per le sue gambe e, portandosi la mano libera alla fronte, provò a convincersi di poterli percorrere; lo aveva già fatto decine di volte, cosa c'era di diverso, ora?

Facendo leva sul corrimano, Noah tentò di issarsi sul gradino successivo e poi quello dopo ancora, ma ad ogni passo la percezione dello spazio intorno a sé si fece più vaga, fluida. Gli sembrò di galleggiare in mezzo al nulla come in uno stato di profonda ubriacatezza, così si arrestò ancora, boccheggiando. Persino il più piccolo dei movimenti gli stava costando fatica, sfiancandolo peggio di una maratona - e la sensazione, dovette ammetterlo, era pressoché identica: si sentiva estenuato, debole. La vista non era nitida e la testa gli girava quasi stesse avendo un calo di zuccheri. 
Provò a deglutire, a mandar giù la saliva in modo da liberare la gola da possibili intralci - aveva bisogno d'aria in quel momento - poi si guardò alle spalle in cerca di qualcuno che potesse aiutarlo, magari accompagnandolo in cima alle scale oppure riportandolo a pian terreno, in infermeria, peccato però che non vi fosse nessuno. In effetti, soffermandosi su quel dettaglio, si rese conto che quasi tutte le lezioni dovevano essere iniziate e che, quindi, gli studenti dovevano ormai essere seduti ai propri posti, in ascolto - nessuno si sarebbe preoccupato per lui, nemmeno Hans o Gretchen: in fin dei conti i motivi per cui avrebbe potuto non presentarsi potevano essere molteplici e certamente, loro, ne avrebbero trovato uno abbastanza valido per non insospettirsi. Non sarebbe stata la sua prima marinatura. Più volte, infatti, aveva evitato di perdere tempo in quelle aule per portare a termine commissioni arretrate, studiare qualche argomento di maggiore interesse o recuperare un po' di sonno, però, pensò amaramente, stavolta non si trattava né di semplice noia e men che meno di impegni di altra natura e, viste le premesse, forse avrebbe fatto bene a contattarli, a chiedere loro aiuto: non poteva permettersi di collassare lì sulle scale.

Le Chimere di Salomone: il ReWhere stories live. Discover now