Capitolo Ventesimo - Parte Prima: Stesso Sangue

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"God damn I think I'm stuck again
Last call it's time to sink or swim
Blacked out I end up on my back
And I know I should stop"

- Washed Out, Counterfeit

Per il resto del tragitto Alex rimase zitta

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Per il resto del tragitto Alex rimase zitta. Le sue labbra non si schiusero nemmeno una volta, facendo sentire Noah in difetto: ma per quale ragione? Dopotutto era lei quella che non voleva parlare con lui, che cercava di stargli quanto più lontana possibile pur non avendone la facoltà. Non era lui quello ad esserle piombato a casa, nella vita, senza essere invitato! Quindi per quale motivo doveva farlo sentire così... sbagliato?
Avrebbe voluto chiederglielo sia durante il tragitto in autobus sia mentre salivano la rampa di scale che li separava dal suo appartamento, ma ogni volta che si era girato verso di lei per aprir bocca l'aveva trovata rivolta in tutt'altra direzione, persa in chissà quali pensieri - e le parole avevano finito con il morirgli in gola.
Approcciarsi a Z'èv alle volte gli pareva impossibile, faticoso; e non si trattava solamente dei suoi modi scostanti, spesso era lui stesso ad avvertire la sensazione di essere dalla parte del torto, di averle arrecato una qualche offesa che necessitava d'essere sanata prima di poter tornare alla normalità. Peccato che non avesse la più pallida idea di cosa si trattasse.
D'un tratto però, ormai sul pianerottolo di casa, vedendo la Chimera afferrare la maniglia Noah si ridestò dai propri pensieri e, colto da un'urgenza che non avrebbe saputo spiegarsi, le chiese: «Finisce così?» E Alexandria nell'udire la sua voce sembrò irrigidirsi, addirittura sorprendersi, ma non a sufficienza per voltarsi verso di lui. Per un solo istante, scorgendo quella reazione, gli parve quasi che non volesse incrociare il suo sguardo, che stesse provando a nascondergli il proprio viso; ma per quale motivo? Cosa c'era di tanto compromettente da dovergli tenere segreto?

«Di che parli?» gli domandò lei in un sospiro.
«La nostra conversazione.»
Alex trattenne una risata: «A malapena è iniziata, ragazzino. Inoltre ti ho già spiegato che ci sono cose lasciate in sospeso tra me e la persona che probabilmente non sei, quindi smettila di insistere» e a quel punto la vide abbassare la maniglia, quasi a voler mettere fine a una discussione che però lui non era intenzionato a concludere a quel modo.
Ciò che non gli voleva dire poteva in realtà essere un tassello fondamentale per capire ogni cosa: non si sarebbe arreso tanto facilmente, quindi.

«"Cose" di che tipo? Alexandria, voglio solo...»
Stavolta, ne fu certo, vide i muscoli di lei contrarsi.
«Sei scocciante» sbuffò togliendosi la giacca. Stava cercando di sfuggire a quella discussione in tutti i modi, ma non gliel'avrebbe data vinta. Prima o poi avrebbe dovuto sputare il rospo!
«Beh, tu invece sei malmostosa, irascibile e davvero poco amichevole!» si sentì sbottare. Più lei lo respingeva, più Noah sentiva la necessità di braccarla, di sfamare la propria curiosità; dopotutto non stava facendo nulla di male, anzi! Voleva solamente capire, dare un senso alle stranezze che gli erano capitate dal giorno in cui era nato e che lo avevano perseguitato sino a quel momento, ma per farlo aveva bisogno di tutto l'aiuto possibile, anche del suo. «Sto cercando di venirti incontro!»
Di tutta risposta, la Chimera si girò verso di lui - e dall'espressione sul suo viso fu chiaro che non doveva affatto aver apprezzato gli aggettivi con cui l'aveva descritta. In effetti, pensandoci con più lucidità, l'Hagufah si trovò a riconoscere il fatto che fossero ben lontani dall'essere carini, peccato che Zenas, a ridosso del tavolo da pranzo e intento a preparare chissà quale altra leccornia, dimostrò di apprezzarli con eccessiva ilarità. L'uomo dovette nascondere il viso con una mano per tentare di camuffare una risata che, comunque, non gli risparmiò l'occhiata fulminante della sorella. E per quanto minuta, Z'èv sapeva bene come mettere soggezione.
«Come, scusa?» domandò subito dopo aver rimproverato Akràv e tornando a lui: «Non credo di aver capito, moccioso.»
Ed ecco che, forse intimorito dalle possibili reazioni di lei, Zenas cercò di intervenire: «Alex, dai, il ragazzo stava scherzando...» peccato che il suo si rivelò sin da principio un tentativo inutile. Piuttosto che fermarsi, Z'èv avanzò tanto da costringere Noah a retrocedere di qualche passo, mettendolo letteralmente spalle al muro. Era in trappola.

Le Chimere di Salomone: il ReDonde viven las historias. Descúbrelo ahora