Capitolo Ventisettesimo - Parte Prima: Wòréb

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"I wouldn't hold my breath if I was you
'Cause I'll forget but I'll never forgive you
Don't you know, don't you know?
True friends stab you in the front "

- True friends, Bring Me The Horizon

Avevano abbandonato Marsiglia ancor prima di scoprirla, annusarla e vederla veramente

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Avevano abbandonato Marsiglia ancor prima di scoprirla, annusarla e vederla veramente. Dal vagone del treno ad alta velocità erano scesi lungo il binario insieme a una fiumana di gente facendosi strada a tentoni e stando attenti a non perdersi mai - cosa di cui Noah era segretamente terrorizzato - arrivando infine in una piccola area dove, quasi come in un mercato mediterraneo, i taxisti urlavano a gran voce la propria svendita personale. Ce n'erano a decine, di ogni forma e nazionalità. Alcuni se ne stavano ben ancorati ai finestrini delle proprie vetture, altri si muovevano come cavallette per lo spiazzo, arrivando persino a importunare i viaggiatori afferrando i loro bagagli e "invitandoli" a usufruire dei loro servizi. Per un attimo il desiderio di tornare sul treno, nella cabina dove avevano passato le ultime ore, si era fatto quasi invincibile. L'Hagufah si era dovuto aggrappare con tutta la forza di volontà al pensiero di essere quasi arrivati, di non poter tornare a casa proprio in quel momento - poi era intervenuto Levi che, con una pacca in mezzo alle scapole, lo aveva sorpassato gettandosi come un gladiatore in mezzo all'arena che era il piazzale. Sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi sornioni si era subito messo a contrattare con uno dei tanti autisti presenti. Dalle sue labbra, persino dalla distanza che li separava, Noah poteva udire uscire un francese quasi perfetto, contaminato giusto da qualche accento messo male. Le parole gli scivolavano fuori di bocca trasformando la sua lingua biforcuta in una rampa da cui lanciarsi, ed era stato così che nel giro di poco si erano ritrovati seduti stretti-stretti nella Honda Civic di un uomo indiano dalla barba lunga e brizzolata. Messo in mezzo tra Alexandria e la Chimera più antica del mondo, Noah fece di tutto per non toccare troppo ne l'una né l'altro, intimorito da ciò che ancora non riusciva a controllare e dagli occhi fissi e cupi di una riproduzione di Shiva che, appesa allo specchietto retrovisore, sembrava tenerlo d'occhio e sussurrargli "so cosa sei". Gli ci vollero molti brani hindi, parecchi chilometri di viaggio e il passaggio da un panorama urbano a uno più rurale prima di riuscire a rilassarsi e smettere di pensare che quella statuetta lo stesse giudicando.
Ovunque guardasse, piegandosi appena in avanti per scorgere oltre il parabrezza, l'Hagufah incrociava grosse nuvole bianche e gabbiani, una vegetazione marittima e strutture turistiche alle volte lussuose, altre fatiscenti. La provincia marsigliese aveva un aspetto così diverso dai paesaggi austriaci, pensò; lì, nonostante fosse autunno inoltrato, si veniva ancora accarezzati da un tepore dolce che esaltava la salsedine nell'aria e le persone si riunivano sulle piccole spiagge sparse lungo la strada, assaporando fameliche le ultime giornate di bel tempo.
In parte le invidiava. Anche a lui sarebbe piaciuto sentire la sabbia sotto i piedi, sedersi su una stuoia per ascoltare i suoni del mare e liberare la mente da ogni sorta di pensiero - peccato non potesse.

Z'év d'un tratto gli picchiò dentro con la spalla e, quasi risvegliandosi da uno strano stato di torpore, Noah si volse nella sua direzione incapace di capire se fosse un gesto voluto o il goffo tentativo di mettersi più comoda.
«Tutto okay?» si sentì chiedere. In testa Alexandria portava ancora la parrucca scura e il berretto, in viso un lieve strato di trucco che le assottigliava lo sguardo incupendo il rosso delle sue iridi.
Lui annuì in risposta, tirando un sorriso. Era stranito e stanco, non poteva negarlo, ma si sentiva tranquillo in mezzo a loro, come un bambino che cammina con le mani strette a quelle di mamma e papà.
«Tu?» le chiese, prendendola alla sprovvista. Z'èv sbatté un paio di volte le palpebre, Levi accanto a lui si volse strusciando la pelle del trench scuro che aveva indosso.

Le Chimere di Salomone: il ReΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα