Capitolo Decimo - Parte Seconda: Io non sono

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"Oh Lord won't you save meSave me from myselfOh Lord won't you forgive meFor I have lost control"

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"Oh Lord won't you save me
Save me from myself
Oh Lord won't you forgive me
For I have lost control"

- Oh Lord (In This Moment)

- Oh Lord (In This Moment)

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Dieci. Undici. Dodici. Tredici...

Aumentando la stretta sulle braccia, quasi facendosi male, Noah alzò gli occhi verso il soffitto dei bagni cercando nel bianco dell'intonaco una sorta di pace.
Stava contando i respiri insieme ai secondi, eppure nonostante tutti gli escamotage gli parve di non ottenere alcun risultato e, più guardava in alto, meno gli sembrava di poterlo fare.
Rannicchiato a terra, con la schiena a ridosso della parete della latrina, sentiva ancora il cuore battergli con così tanta forza da colpire persino la gabbia toracica - e a essere sincero, non ce la faceva più. Ormai erano mesi che la situazione andava avanti così, che gli attacchi di panico giungevano senza preavviso mozzandogli il fiato persino nei momenti meno opportuni; e non importava quanto lui si sforzasse di tenerli sotto controllo, loro sovrastavano anche quella volontà, esattamente come molti, moltissimi anni prima.

La prima volta che le allucinazioni erano tornate a fargli visita aveva creduto fosse per colpa della tensione, del viaggio in aereo, la seconda invece a causa degli esami imminenti; alla terza, purtroppo, si era ritrovato senza giustificazioni.

Il battito accelerato, così come la sensazione di soffocamento e gli incubi notturni, non arrivavano più solo in momenti di stress elevato o durante la veglia, ma facevano la loro comparsa anche in circostanze del tutto naturali: mentre faceva colazione, durante una passeggiata, quando era con gli amici o con Gretchen in camera propria; e persino a lezione, come quel giorno. Lo lambivano dalla nuca sotto forma di carezze, passando le loro viscide dita sulla pelle oltre i vestiti e, per completare quella sadica opera, gli mostravano cose - persone, luoghi, disegni ed eventi che non aveva idea da dove provenissero e che riuscivano a turbarlo ancor più di tutto il resto, esattamente come da bambino.

Ma perché?
A quale scopo vedere ciò?

Prima, a detta dello psicologo, erano frutto della fervida immaginazione di un moccioso e con il tempo, crescendo, erano pian piano svanite, ma adesso per quale motivo erano tornate? Ora che sulle spalle aveva ventiquattro anni come potevano essere ancora "fantasie"?

Le Chimere di Salomone: il ReWhere stories live. Discover now