Capitolo Ventiduesimo - Parte Seconda: Ora e da sempre

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"Was hoping this suspense will kill you
Tell me, how would you begin?
Watching the way you sink your teeth in"

- Bring me the horizon, Why you gotta kick me when I'm down?

- Bring me the horizon, Why you gotta kick me when I'm down?

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Percepiva il cuore batterle a mille. Ogni palpito le rimbombava nella cassa toracica come un batacchio nella campana. Si sentiva vibrare, ma non avrebbe saputo dire se fosse colpa dell'adrenalina, della paura o degli ultimi rimasugli di ɛvɛn che le stavano ancora circolando in corpo; eppure qualcosa, in lei, fremeva.

Acquattandosi nelle ombre di un vicolo di cui non conosceva né nome né direzione, Alexandria tese le orecchie, in modo da udire qualsiasi rumore insolito, qualsiasi segnale che potesse tradire i loro inseguitori. Ci avevano messo un po' per trovarne uno perfetto, che potesse rispondere alle esigenze di creature sovrannaturali come loro, ma alla fine, sgusciando sempre più verso la periferia urbana, avevano scorto quell'angolino. Era appartato, lontano da occhi indiscreti e, soprattutto, buio. Tutti dettagli fondamentali per far sì che i loro corpi mutassero e gli anni di fughe e scontri dessero i loro frutti.
Si erano quindi posizionati in punti diversi, uno più avanti ed uno un po' più indietro, restando in attesa del Cultus - e Zenas, evidentemente più di lei, sembrava tutt'altro che entusiasta di fronte a quell'imminente incontro. Il modo in cui teneva stretti i pugni, in cui i suoi occhi non si spostavano mai da quella che avevano decretato essere l'entrata del vicolo tradivano la sua compostezza. E forse, se non fosse stata in quello stato alterato, non lo avrebbe affatto biasimato: ora che avevano ritrovato Salomone morire sarebbe stato stupido. 

Si morse il labbro, soffiando dalle narici.
Stavano davvero rischiando moltissimo, ma nulla poteva essere paragonato alla salvezza dell'Hagufah, il loro Re, a parte...

Con la coda dell'occhio Alexandria vide il fratello piegarsi leggermente in avanti, mettendosi in posizione di partenza. Che il suo corpo avesse percepito una nuova vibrazione nell'aria? L'aumento di elettricità? Anche lei fece altrettanto, tornando a concentrarsi sul vicolo. Non era facile sentire i passi nel mormorio di una città come Vienna, men che meno distinguerli da quelli di persone qualunque - perché in fin dei conti cosa erano gli adepti del Cultus, se non semplici uomini e donne? Sì, aspiranti alchimisti, ma nulla più. Non erano né idoli, né dèi, e ancor meno mostri del calibro delle Chimere - quindi distinguerli da persone qualunque era praticamente cosa impossibile.

Strinse i pugni, sentendo il formicolio farsi meno insistente. Era stato dal momento in cui si era resa conto del pericolo che la bramosia aveva avuto la meglio sulla razionalità, risvegliando la parte di sé che Salomone aveva creato. Si rese conto di desiderare il contatto con un corpo, di anelare la sua resistenza, la foga della lotta - ma non poteva negarsi anche di temerla, seppur in piccola parte. Ricordava ancora, con fin troppa chiarezza, il mugolio che aveva trattenuto a casa propria settimane prima, con Levi, e anche tutto il dolore che aveva dovuto tacere mentre, in balìa dell'ansia, erano fuggiti da Venezia. La sua carne era debole, le sue gambe lente, le zanne fragili: come avrebbe potuto affrontare uno scontro? Ma prima che potesse effettivamente soppesare una risposta, qualcosa catturò la sua attenzione, facendola sussultare appena.
Passi misurati, circospetti, si stavano avvicinando sempre più, si trovavano a pochi metri dal vicolo e, a quel punto, quasi avvertendo l'imminente minaccia, Zenas schioccò la lingua nella sua direzione, distraendola. 
Lo vide muovere le mani, ma non riuscì a dare un senso al suo gesticolare frenetico - e così lui ripeté i movimenti, poi lo fece un'altra volta ancora fin quando, nella mente della Contessa, non si sbloccò un ricordo: stava usando la lingua dei segni. E le stava chiedendo quanti fossero i loro inseguitori. 
Alex si rimise velocemente in ascolto. Contò i passi basandosi sugli intervalli con cui le suole toccavano terra e poi, mordendosi il labbro, indicò un numero con le dita; per quello che poteva percepire si trattava di quattro persone, non di più, si augurò serrando i denti.
Malamente quindi provò a comunicare con il fratello nel suo medesimo modo. 

Le Chimere di Salomone: il ReOnde as histórias ganham vida. Descobre agora