Capitolo Ventunesimo - Parte Prima: La linea sottile tra alleati e nemici

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"I know we both want to do the right thing
But the needle in our compass is trembling
Trapped in the flame as our house burns down
Left for dead 'cause we can't find common ground"

- Common Ground, Our Last Night

- Common Ground, Our Last Night

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Era bastato un secondo. O meglio, era bastato un gesto per far sì che il mondo intorno a lui si annullasse nuovamente, trasportandolo altrove. Il modo in cui la schiena di Levi si era piegata in avanti per afferrare Alexandria, per impedire che si accasciasse a terra esanime lo aveva riportato a quella notte di chissà quanto tempo prima, a Innsbruck, e lì li aveva rivisti entrambi. Era stato come venir spinto coscientemente in un sogno e nonostante gli fosse parso di restarci imprigionato per lunghissimi minuti, non dovevano essere trascorsi più di alcuni istanti, giusto il tempo di venir schiacciato contro la porta. Quando il braccio della Chimera si era allontanato dal suo petto anche quelle immagini si erano dissolte, riportandolo con eccessiva violenza alla realtà - peccato che avrebbe preferito non succedesse.
Nello scorgere la testa abbandonata di lei oltre le spalle di Levi, Noah sentì il sangue defluirgli dal viso facendolo vacillare.
D'improvviso la paura di averle fatto del male, del male serio, lo investì al pari della furia del suo Generale e così, premendo i polpastrelli sulla porta per essere sicuro di non crollare a terra, si spinse in avanti col busto, allungando il collo tanto da sentire la pelle tirare; perché doveva vedere, doveva essere certo di non aver fatto qualcosa di irreparabile.

Deglutì.

Pian piano però, in quello sforzo, le dita si allontanarono sempre più dal legno fin quasi  a staccarsi completamente; solo il medio lo teneva ancorato a quello che aveva sperato essere il suo appiglio in caso di un cedimento delle gambe, quegli stessi arti che avevano finito con il muoversi da soli facendolo timidamente avanzare in direzione delle Chimere. 
Anche Zenas, seppur in ritardo rispetto al fratello, si era curvato silenzioso su Alexandria per vedere... cosa? Dei cambiamenti? Degli sfregi? Oppure segni di vita? Che l'avesse ammazzata davvero? A quel pensiero, Noah tremò. 
No, si disse, Z'èv non poteva essere morta. Non dopo ciò che aveva visto. Aveva così tanto da dirle, da chiederle, da capire!
Mosse un altro passo, arrivando finalmente a scorgerle il viso. Non importò quanto le due creature la stessero stringendo, chiudendosi su di lei quasi a proteggerla, da quel punto il ragazzo riuscì a vederla - ed era viva, grazie al cielo, anche se visibilmente sconvolta. Aveva gli occhi sbarrati, fissi su un punto indefinito del soffitto sopra le loro teste, i capelli più scuri a incorniciarle il volto e, sotto la pelle terribilmente pallida, le vene svettavano come le linee di una mappa. Stava boccheggiando, anche se a lui sembrò che in realtà stesse ripetendo una specie di litania.

«S-St-a b-bene?» gli sfuggì di bocca in un sussurro. E Levi nell'udirlo parve irrigidirsi. «Sta... b-bene, vero?»
Quasi stesse maneggiando del cristallo, Nakhaš si protese verso il fratello. Con una delicatezza quasi innaturale lasciò tra le braccia di Zenas la ragazza e poi, con uno scatto, gli si scagliò contro; e stavolta l'impatto con la porta fu ben più violento, tanto che nello sbattere la testa Noah si morse la lingua, riempiendosi la bocca con il sapore ferroso del sangue.
«Che cazzo ti è saltato in mente? Eh?!» stingendo il pugno sull'orlo del colletto, Levi gli arrivò così vicino da fargli sentire la vibrazione della propria voce nell'aria. Aveva lo sguardo febbrile, i denti digrignati e, soprattutto, il viso ricoperto di squame irte e minacciose. Era furioso, fuori di sè: «Amareti lakhem lo lehitebadeakh 'im ʼalĕki̇ymĕyáh!» Lo sentì gridare a ridosso della propria faccia - e involontariamente non riuscì a frenarsi dallo spostare lo sguardo, dal posarlo oltre la rabbia di lui, le sue spalle, arrivando così a leiLa sua sesta Chimera. E si sentì morire. Quell'aberrante spettacolo non valeva un solo minuto dell'ebrezza provata poco prima e se lo avesse saputo si sarebbe fermato, l'avrebbe allontanata il più in fretta possibile, l'avrebbe protetta da se stesso e il potere che ora si scoprì possedere e, soprattutto, temere.

Le Chimere di Salomone: il ReWhere stories live. Discover now