Capitolo ottavo - Parte Seconda: Fuga

256 26 37
                                    

"You'll never feel at home,Anywhere, anywhere you go,And when you sit around,All your questions they start to grow,They won't give you any answers,And they lie about what they don't know"

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

"You'll never feel at home,
Anywhere, anywhere you go,
And when you sit around,
All your questions they start to grow,
They won't give you any answers,
And they lie about what they don't know"

- Heavy Prey (Lacey Sturm & Geno Lenardo)

- Heavy Prey (Lacey Sturm & Geno Lenardo)

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Innsbruck, primavera del 1743

Colette le tirò malamente i capelli, facendola mugolare per l'ennesima volta. Il cuoio capelluto stava iniziando a darle fastidio, ma non avrebbe saputo dire se fosse per la brutalità di quelle spazzolate oppure per qualche altro motivo - ricordava gran poco di ciò che era successo la notte precedente e l'unica certezza rimastele era che si trovassero lì per levarle di dosso i resti di quegli eventi che, purtroppo, si ammassavano sfocati nella mente. Da più di un'ora si erano richiuse in quello che si sarebbe potuto definire come un sottotetto, dove sottilissime linee di luce entravano con timore dalle tegole poggiate male,  illuminando appena l'ambiente. Persino i raggi del sole sembravano riluttanti a sfiorare i loro corpi e Alexandria, osservandoli, non riuscì a biasimarli: chi avrebbe osato addentrarsi in quel luogo con un monstru come lei? 
Volgendo lo sguardo in direzione dell'unico specchio presente, si concesse ancora una volta il raccapricciante lusso di spiare i cambiamenti del proprio corpo. Nuda e rannicchiata in un scomodo catino pieno d'acqua fredda, poteva scorgere ogni dettaglio di ciò che la rendeva simile a un demonio e, quindi, repellente anche per il sole.
I suoi bellissimi capelli dorati stavano virando verso una tonalità cinerea, smunta, malata, mentre le iridi parevano essere macchiate di sangue, non più "ricolme di muschio", come era solita dire bunică Orsòlya. Sotto alla pelle, le vene creavano con maggior intensità arabeschi bluastri che andavano a raggrupparsi nei pressi di lividi più o meno grandi, delineando un percorso a tappe che conduceva al centro del busto, sulla bocca dello stomaco - lì dove un'insolita cicatrice era comparsa. 

La Contessina vi passò sopra le dita.

Sembrava essere vecchia di anni, eppure era la prima volta che la vedeva. Non aveva idea del perché si trovasse su di lei, ma sapeva essere parte di quel cambiamento, della nuova sé - e temette quali altri significati si stessero nascondendo tra le linee di carne frastagliata che si susseguivano l'un l'altra dando forma a un simbolo sconosciuto. Che fosse un sigillo? Il marchio del Diavolo? Che fosse quella la ragione per cui, tutto ciò che Dio aveva creato, persino il sole, sembrava intimorito da lei?

Le Chimere di Salomone: il ReDove le storie prendono vita. Scoprilo ora