don't shut me out

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Il disegno è mio, si prega di dare i crediti se vuole essere utilizzato in qualsiasi forma.

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Dopo aver risolto quel codice verde, calmando l'ira scoppiata in modo ingiustificato di Banner, e aver ristabilito l'ordine nella Lobby che era stata distrutta da Hulk e riparata da un Dottor Strange abbastanza irritato della chiamata improvvisa, avevo finalmente cominciare a fare qualcosa di utile ed attinente alla festa, iniziando dall'acconciatura anni '40 che avevo promesso a Nat.

Andammo in camera sua e lei decise di fare una doccia. Ero rimasta da sola nella sua stanza da letto, così decisi di esplorare un po' quel posto in cui non ero mai stata. Iniziai a guardarmi attorno, rendendomi presto conto che fino ad allora non avevo un singolo ricordo appartenente al passato dove anche la mia amica era presente: avevo spiato Tony, Steve, Sam, Clint, Bruce e perfino Thor, ma Natasha era completamente inesistente nel mio archivio dei ricordi. Ed era strano, perché io ricordavo tutto quello che facevo quando ero sotto il controllo mentale.

Lasciando il comodino dove c'era una collana d'oro con un ciondolo a forma di freccia, feci due passi in direzione del comò. Sulla sua superficie in legno lucido erano state poggiati diversi oggetti, inclusi i bracciali chiamati «Morso della Vedova» e la sua cintura della tuta da Vedova Nera, con le tasche svuotate dai gadget e dalle armi. Ad incuriosirmi più di tutte le cose, però, c'era una fotografia che ritraeva proprio Natasha mentre cingeva le spalle di una ragazza dai capelli biondo platino, più giovane di lei ma dallo stesso sguardo letale. Sfiorai la cornice argentata e presi la foto per scrutarla meglio, per cercare di capire chi fosse quell'altra ragazza.

"Non fare l'impicciona, non si toccano le cose altrui."

Colta di sorpresa, rimisi la fotografia al suo posto.
Di nuovo quella voce.
Mi voltai in direzione della porta e vidi lo stesso ragazzo dell'ascensore, che stavolta aveva le mani nella tasca dei pantaloni del completo e una ciocca di capelli che ricadeva sulla fronte, sfuggita dallo strato di brillantina, per qualche strana ragione. Un sorriso malizioso – che avevo visto solo addosso ad altre due persone – gli incurvava le labbra.

"Credevo Jarvis ti avesse buttato fuori." commentai con nonchalance, incrociando le braccia al petto e guardandolo con aria diffidente.

"Nah. C'è sempre un modo per tornare." replicò con un alzata di spalle, alludendo al fatto che fosse una cosa ovvia.

Sembrava quasi che quella frase avesse un altro significato da leggere fra le righe. Anche perché, detta in quella maniera, tornare non aveva molto senso.

"Tornare per parlare con me." precisai, alzando un sopracciglio.

"Tornare in generale. È più facile di quanto avessi immaginato, ad essere sinceri..."

Continuava a non avere un senso.

"Perché mai saresti tornato qui? Hai un messaggio da consegnarmi? Qualcosa da riferire?"

"... è bastato solamente un attimo di distrazione, un lasso di tempo dove si è abbassata la guardia." proseguì la frase che aveva iniziato prima, ignorandomi completamente e passeggiando su e giù per la stanza.

"Di che cosa stai parlando? Chi diavolo sei?" dissi alzando la voce e rischiando perfino di avvicinarmi.

"Chi diavolo è chi?" proruppe la voce femminile alle mie spalle.

Girai il busto e vidi Natasha, che mi stava guardando con le sopracciglia corrugate mentre finiva di sistemarsi un asciugamano attorno ai capelli bagnati. Quando spostai di nuovo lo sguardo in avanti, quel ragazzo era già andato via.

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now