raven 1801

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Mi girai nel letto, cercando di trovare una posizione più comoda. Rimasi ferma, immobile come una statua e mi parve quasi di riuscire ad aver trovato la posizione adatta per tornare a dormire. Mancava pochissimo prima che potessi ricadere nel sonno, ma mi iniziò a prudere il braccio destro. Sbuffai e mi grattai, cambiando ancora posizione e ritrovandomi, ad un certo punto, con le coperte intrecciate intorno al corpo e gli arti. La situazione mi ricordava particolarmente la mia prima mattina alla Avengers Tower.

"Stark, dimmi che sei sveglio." dissi a denti stretti.

L'uomo emise un suono a metà fra un grugnito di disapprovazione e un mugolio sconsolato. "Adesso che mi hai chiamato, sì. Che hai fatto?"

"Io che ho fatto? Chiedilo al creatore di questi materassi! Non riesco a dormire, non riesco a stare comoda, non riesco–"

"Ti prego, piantala. Stai dormendo a due passi dal Presidente, non puoi lamentarti dei letti," rispose Tony con la voce ancora impastata dal sonno. "Quale è il vero problema?"

Accesi l'abat-jour sul comodino che divideva il mio letto da quello di Tony e mi puntellai sul gomito per guardare l'uomo in faccia. "Qualcosa non va."

"Grazie, genio, quello l'avevo capito. Elabora." sospirò Stark, chiaramente incitandomi a parlare così che egli potesse tornare subito a ronfare come un ghiro.

"Non dirmi che sono paranoica, ma–"

"Ma tu sei sempre paranoica."

"Sì, però non è questo il punto."

Tony sospirò ancora e si mise gli occhiali che teneva poggiati sul comodino. "Jarvis? Esegui la diagnostica."

Alzai gli occhi al cielo. "Non volevo dire questo–"

"I parametri vitali del Caporale Zelda Wyatt sono stabili. Il battito è regolare." intervenne l'AI.

"Non era questo che intendevo." ripetei, sperando che questa volta Tony potesse ascoltarmi.

"Hai interrotto il mio sonno di bellezza, quindi ti prego di muoverti a parlare prima che possa rimettermi a dormire senza dirti niente." replicò.

"Ho come una sensazione, una brutta sensazione. È tutto troppo silenzioso e statico..." feci una pausa. L'atmosfera era uguale alla mattina in cui Easton era partito per il campo di addestramento. Sarebbe bastato un minimo che, e avrei alzato le mie difese. "Devo tornare a New York." sentenziai alla fine e mi alzai finalmente dal letto.

"Sono le due di notte, è ovvio che ci sono pochi rumori." sbadigliò Tony.

Percorsi la stanza fino all'ingresso, dove avevo il mio borsone con i vestiti. "Sai benissimo che non mi riferivo alla mancanza di suoni dovuta alla notte."

"E comunque è pericoloso. È passata solo una settimana e Zemo è ancora lì fuori. Hai sentito cosa ti ha detto Hill."

"Hill sta facendo il suo lavoro alla Strategic Homeland Intervention, Enforcement and Logistics Division – ciò significa: segreti. Per quanto ci riguardi, potrebbero averlo già in custodia."

"Avresti potuto dire semplicemente SHIELD."

"E tu potresti prestarmi qualcosa da indossare sopra ai jeans, tanto che ci sei. Per qualche motivo, ho sottovalutato il numero dei cambi." sbuffai, continuando a rovistare nel mio borsone alla ricerca di una maglietta pulita che, ovviamente, non avevo.

Sentii i passi di Stark sulla moquette e balzai quando me lo ritrovai di fianco. "Sappi che la rivoglio indietro."

Spostai lo sguardo su di lui, ma feci subito a distoglierlo. Gli lanciai un paio di pantaloni e schioccai la lingua. "Ti prego, non farlo mai più."

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now