soldat

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Una fastidiosa luce mi colpì l'occhio senza pietà. Secondi dopo, era nell'altro mio occhio. Ero troppo stanca e debole per poter muovermi, dire qualcosa, oppure anche solo borbottare.

"La paziente reagisce bene alla luce. Scrivilo, per piacere."

Il suono dei polpastrelli su una superficie liscia. Un tablet? Una tastiera touch screen come quelle di Tony? Una macchia luminosa era ancora impressa sulle mie palpebre, quella che mi avevano sparato nelle pupille. Mi sarei volentieri rimessa a dormire, ma quando un ago mi fu infilato nel braccio sinistro ed il liquido prese a scorrere nelle mie vene, fu come aver bevuto qualche litro di bevande energizzanti: ero sveglia, vigile, col cervello connesso e i neuroni funzionanti.

Aprii gli occhi e finalmente riuscii a scorgere i dettagli della stanza dove mi trovavo: era tutto molto asettico, candido e profumava di disinfettante mescolato a profumo per ambienti all'orchidea nera. Non chiedetemi come lo sapevo, riconoscere i fiori dal profumo era una delle tante cose inutili che avevo appreso in 102 anni di vita.

"Buongiorno Caporale Wyatt. Come si sente?" mi domandò una ragazza con le treccine raccolte ordinatamente sulla testa. Ci volle un secondo in più dal normale per capire che si trattava di Shuri.

"Solo Zelda, ti prego," mormorai e cercai di capire perché non fossi sdraiata in un lettino da ospedale. Effettivamente ero in piedi, all'interno di una capsula che aveva tutta l'aria di essere adibita al criosonno. "Credo di stare bene. Ho mal di testa, questo sì. È normale?"

"Sarebbe strano se non ti facesse male." rispose Shuri con un sorrisino.

"La procedura–"

"Completata sia su di te che su James. Lo abbiamo dimesso un mese fa."

Un mese fa?

Battei le palpebre un paio di volte, confusa. Avevo dormito per un mese di troppo e questo significava che come minimo eravamo agli inizi di Marzo. Dio, mi sembrava di essere tornata ai tempi del Soldato d'Inverno.

"Come mai io sono dovuta rimanere per più tempo?" mi decisi finalmente a chiedere, cercando di riattivare la salivazione e deglutire come una persona normale.

"Avevi una versione del siero molto più approssimativa e instabile rispetto a quella di Bucky. Ci è voluto più tempo per... fare il reboot del tuo cervello, ma pensiamo di aver raggiunto il livello desiderato," mi spiegò Shuri con molta pazienza. "Certo, dobbiamo ancora verificare che abbia funzionato."

C'era un solo modo per verificare. E quello mi spaventava davvero tanto. Se non avesse funzionato? Se non fossi mai riuscita ad essere libera? Se mi ero solo illusa? Distolsi lo sguardo e annuii appena, per convincere me stessa, più che altro. "Le trigger words."

"Abbiamo convocato Natasha Romanoff per questo tipo di lavoro, ma dobbiamo prima cambiare stanza." aggiunse la ragazza.

Giustamente, non potevano fidarsi di lasciarmi in un laboratorio pieno di siringhe, bisturi e costosissimi dispositivi che avrei potuto distruggere in dieci secondi. Facevano bene a non fidarsi. Ero pericolosa, una minaccia molto pericolosa.

Shuri terminò gli ultimi controlli sul mio battito, sulla respirazione e sulle mie onde cerebrali, e poi mi fece cenno di seguirla, spiegandomi nel dettaglio quello che era successo nel mese precedente, inclusi i piccoli intoppi riscontrati durante la mia procedura. Fui sollevata dal sapere che quella di Bucky, invece, era filata liscia come l'olio e quindi era libero dal controllo mentale. Non vedevo l'ora di riabbracciarlo ed esprimere la mia felicità.

"Eccoci qua." Shuri aprì una porta scorrevole identica ad altre mille porte scorrevoli che avevo superato negli ultimi due minuti.

Entrai nella stanza e non potei fare a meno di notare quanto fosse vuota. L'unica cosa presente in un'ambiente così spoglio - a parte una scrivania e una sedia girevole - era un estintore. Scelta appropriata, non potevo negarlo. Basta veramente poco per incendiare anche una stanza minimal come quella. A stagliarsi nel candore innaturale, c'era una donna con lisci capelli rossi ed una giacca di pelle marrone che avvolgeva la sua figura mentre guardava lo skyline dalla grande vetrata.

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now