whatever it takes

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Era come se mi avessero gettato un secchio di acqua gelata in testa.
Avevo un figlio. Era uno scherzo? Io non potevo avere figli, e mai avrei potuto, grazie a Schulz e all'HYDRA.
Magari era un impostore, anche perché dopo la breve esperienza con Easton versione possessivo stavo iniziando a sospettare di tutto e tutti. Il giorno di Natale, poi.

"Mio figlio?" ripetei incredula, squadrando il bambino. Aveva una vaga rassomiglianza con Bucky, ma forse era solo il caso.

"Lo so che sembra strano okay? Il viaggio nel tempo è stato uno shock anche per me, ma devi credermi!" mi supplicò Johnathan, avvinghiandosi al mio polso. Quindi veniva anche dal futuro, perfetto.

"Voi lo vedete, sì?" domandai, voltandomi verso i miei colleghi per avere conferma che non fosse solo un'altra tremenda allucinazione.

"Sì Zelda, è qui in carne ed ossa." rispose Sam, incrociando le braccia al petto.

"Io non posso avere figli. Sono sterile, non è possibile che lui sia mio figlio." proseguii, cercando con lo sguardo Natasha che, come me, stava cercando di dare un senso a tutto ciò.

"Sei sterile?" si intromise Tony, sorpreso.

"Ma va? Pensavi che l'HYDRA potesse permettersi anche di avere un pericolo ambulante come una gravidanza o un ciclo mestruale? Ma non è questo il punto, Stark."

Tornai a guardare il ragazzino, che aveva ancora le lacrime agli occhi. Se era un attore, era davvero bravo. "Ti prego, devo parlarti."

"Dimmi qualcosa che solo io posso sapere. Qualcosa che non si trova sui file dello SHIELD oppure nella mia mostra allo Smithsonian. Dimmi qualcosa che avrei potuto dirti solo a voce." dissi solenne.

"Una sera mi hai raccontato che durante la Guerra, durante un appostamento che stavate facendo con parte del 107esimo, da un cespuglio uscì una bambina che si chiamava X-34 e diceva di venire da un-"

"Va bene basta così." lo interruppi. Faceva ancora male pensare di non essere stata capace di salvarla, e faceva ancor più male dover far sentire a tutti la storia. Forse nel futuro non sarebbe stato così, ma fino ad allora non potevo permettermi di dirlo a tutta la squadra.

Feci un sospiro e annuii. "Ti credo. Che cosa c'è che mi devi dire?"

Mi faceva strano sapere che quel bambino poteva essere davvero mio figlio, specialmente quando per il momento non potevo avere bambini. Ma alla fine anche il mio istinto placò i sospetti e mi disse che non stava mentendo. E poi sapeva la storia di X-34, una storia che solo io e Bucky conoscevamo.

"Te lo devo dire lontano dalla Torre." ammise, guardando prima me negli occhi e poi gli altri.

"Posso almeno andare a prendere Buc-... ehm, tuo padre o...?"

"No!" disse a voce un po' troppo alta. Si schiarì la gola e riprese a parlare. "No, papà non deve sapere nulla. Per ora."

"Okay... Aspettami qui mentre vado a mettermi qualcosa di più pesante." conclusi, prima di tornare nella direzione del l'ascensore.

***

Perché mi fidavo? Non lo so. Però era la cosa giusta da fare. Me lo sentivo.

Minuti dopo, ero fuori dalla Torre, nel bel mezzo della New York innevata mentre tenevo per mano un ragazzino che doveva parlarmi del futuro. E soprattutto non provo repulsione verso il contatto fisico. Forse era davvero mio figlio.
Non potevo negare che avevo paura, specialmente dopo aver detto una bugia a Bucky, dicendogli che sarei andata a Broadway per cercare dei biglietti per un musical.

Sistemai meglio il cappello a Johnathan e decisi di rompere quel silenzio. "Dunque, perché sei tornato indietro nel tempo per parlarmi? E soprattutto come hai fatto?"

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora