if they recognize me

256 28 5
                                    

A/N: Devo essere sincer*, ero molto titubante sul pubblicare questo capitolo. Era nell'outline della trama, era già in programma dagli albori della Saga e di certo non potevo immaginare che Chadwick ci avrebbe lasciato così presto. Essendo la creatura paranoica, ansiosa e nervosa qual sono, mi sono fatt* tremila domande e mi sono saliti altrettanti dubbi su quanto fosse indispensabile questo capitolo e soprattutto quanto fosse indispensabile la presenza della Pantera Nera. La risposta? Non la so nemmeno io.
Fatto sta che voglio pensare che tutte le scene che saranno ambientate nel Wakanda e coinvolgeranno T'Challa personalmente, siano un tributo proprio a Chadwick Boseman. Spero che questo 'gesto' non passi per irrispettoso perché, davvero, l'ultima cosa che voglio è essere irrispettos* nei suoi confronti. La decisione di pubblicare il seguente capitolo è stato il frutto di diverse riflessioni, in quanto io in primis ero indecis* sul da farsi.
Spero che comunque vi piaccia e chiedo scusa per il monologo, ma ci tenevo a farlo.
Riposa in pace, Chad. We miss you dearly.

***

Il fuso orario mi stava già infastidendo, e non eravamo ancora arrivati a destinazione.

Guardai l'alba colorare le montagne di rosa e arancione accesi, riempiendo di luce anche l'intero Quinjet e proiettando lunghe ombre su ogni parete del velivolo. Accecata, tentai di schermare i raggi dall'entrarmi negli occhi con una mano appoggiata contro la fronte a mo' di visiera. La natura era rigogliosa, verde, tipica delle regioni prossime al Wakanda. Eravamo appena agli inizi di Febbraio, eppure ero sicura che fuori la temperatura fosse già tiepida e la brezza umidiccia. Secondo le mappe, non eravamo troppo lontani da fiumi e piccoli laghi, che di certo contribuivano a mitigare il clima ma anche a renderlo più afoso.

"Jarvis, attiva l'isolante." proruppe Sam di fianco a me, e subito i vetri del parabrezza divennero più scuri. Il Sole aveva appena smesso di essere uno dei nostri problemi di volo, in quanto la procedura dell'AI faceva rimbalzare via i suoi raggi.

Strinsi la mano sul joystick, sbadigliando senza un minimo di contegno. "Quanto manca?" chiesi con la bocca ancora lievemente aperta.

"Mi sembri una bambina in gita con i genitori," esordì Tony e appoggiò gli avambracci sullo schienale del mio sedile. "Poco, manca poco, piccolina." proseguì con un sorrisino da presa in giro.

"Ringrazia il cielo che sto pilotando e non posso girare il sedile per tirarti un calcio dove non batte il sole." ribattei. Volevo essere più gentile, ma ero di pessimo umore per varie ragioni. La prima era la mancanza di sonno.

"Woah, non prendertela con me, Tigre."

Sam sbuffò divertito e ricalibrò la rotta prima di prendermi il joystick dalle mani. Glielo cedetti molto volentieri; non ne potevo più di essere primo pilota. Appoggiai la testa sul palmo aperto della mano, sistemando meglio il gomito sul bracciolo scomodo del sedile. Premetti un paio di pulsanti utili pigramente e poi socchiusi gli occhi. Mi mancava davvero poco per crollare dal sonno.

"Dai, Gamma, ti do il cambio." intervenne Clint, dandomi una leggera spinta al braccio destro per farmi capire di dover sgomberare la postazione.

"Non disattivare la calibrazione automatica che ha messo Wilson." mormorai, alzandomi e barcollando verso una delle panche in ferro.

"So come si pilota un Quinjet, sta' tranquilla." ridacchiò l'arciere.

Mi distesi sulla panca e appoggiai la testa sulle gambe di Bucky, che stava dormendo in una posizione dall'aria molto scomoda. Non che io fossi più comoda.
Sussultò leggermente, ma si tranquillizzò non appena allungai una mano verso l'alto e gliela passai fra i capelli, adesso tagliati in uno stile quasi militare ma pur sempre morbidi e folti.

𝒕𝒉𝒆 𝒆𝒏𝒅 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now